In apertura il presidente Fugatti ha espresso la vicinanza delle istituzioni a un tema sentito, al centro delle cronache quotidiane, ma anche il ringraziamento per il lavoro svolto: "Credo che la firma di questo Protocollo rappresenti un esempio di come la nostra Autonomia riesca ad arrivare prima su tematiche che hanno una forte importanza sociale e territoriale", sono state le sue parole. Quindi l'assessore Segnana ha spiegato come i dati relativi ai casi di violenza di genere in Trentino siano frutto di un lavoro di analisi e selezione effettuato da tutti gli enti che sottoscrivono il Protocollo. L'assessore ha poi ricordato il forte tema della violenza assistita, quella che colpisce i bambini, e l'attività di formazione avviata grazie a una collaborazione fra Assessorato Istruzione, Iprase e tsm e rivolta proprio agli insegnanti. Infine il difficile periodo del lockdown, ancor più problematico per le donne vittime di violenza, durante il quale si è lavorato con una "campagna di formazione mirata indirizzata in particolare nei pochi luoghi accessibili" e l'ottimo risultato raggiunto grazie al lavoro congiunto con la Procura e le forze dell'ordine di allontanare dalle abitazioni l'autore delle violenze e non la donna coi bambini. Alla dirigente Detti il compito di ripercorrere i dati che rappresentano statisticamente il fenomeno.
E se il commissario Bernabei ha parlato di "un iceberg che sta lentamente emergendo" ovvero del progressivo aumento della volontà delle donne di denunciare gli abusi grazie anche all'attività di sensibilizzazione capillare, il procuratore di Trento Raimondi ha ripercorso le azioni messe in campo, mettendo in luce l'ottima collaborazione con la Provincia e con l'Azienda sanitaria, avviata con l'entrata in vigore della normativa "codice rosso" che consente all'atto della denuncia di assistere immediatamente le donne con uno psicologo. Il procuratore di Rovereto Celentano ha evidenziato come quello della violenza sia un fenomeno trasversale, non certo ristretto al solo territorio nazionale, e che la strada da percorrere sia quella di lavorare insieme. Dal questore Francini l'appello a "sfondare il muro culturale della residenza familiare", segnalando prima che la violenza degeneri; da questo punto di vista "un'attività preziosa potrebbe essere fatta dai sindaci, in qualità di rappresentanti della collettività, specie nei piccoli centri". Il comandante dei Carabinieri Colonnello Salotti ha ricordato come le forze di polizia rappresentino il "primo baluardo" e che "l'attenzione sul fenomeno è massima e quindi la consapevolezza e la sensibilità stanno aumentando", mentre il presidente del Cal Gianmoena ha spiegato come "oggi più di ieri ci sia bisogno delle istituzioni, di lavorare insieme e di segnali di fiducia". La prorettrice Poggio, nel ricordare le iniziative messe in campo dall'Università, ha espresso come "la prevenzione e il contrasto passino attraverso la collaborazione fra diversi istituzioni e soggetti", quindi il direttore di Apss Ferro ha spiegato come si stia lavorando a "migliorare il sistema di raccolta", affinché le situazioni di violenza non siano intercettate solo nel pronto soccorso ma anche negli altri servizi dell'Azienda, e infine la presidente Taufer, nel ringraziare l'assessore Segnana per aver "riattivato il Comitato antiviolenza", ha anticipato che la Commissione pari opportunità sta lavorando sul tema della "violenza economica" e "sulle tre generazioni, ovvero figli, genitori ma anche nonni visto che molti nipoti trascorrono molto tempo con i nonni".
L'attività di monitoraggio, che si attua mediate la rilevazione dei dati relativi alle denunce, viene realizzata annualmente partire dal 2012, mentre il Protocollo, che fa seguito alla legge provinciale 9 marzo 2010, n. 6 "Interventi per la prevenzione della violenza di genere e per la tutela delle donne che ne sono vittime", è stato sottoscritto per la prima volta nel 2016.
Obiettivo è quello di monitorare e far conoscere il fenomeno della violenza di genere in provincia di Trento, attraverso un sistema di raccolta dati condiviso con i Rappresentanti delle Forze dell’Ordine, delle Polizie Locali del territorio provinciale, delle Procure della Repubblica di Trento e di Rovereto, dell’Azienda provinciale per i Servizi Sanitari e dell’Università degli Studi di Trento. Ma anche sensibilizzare sul tema della violenza di genere e attuare formazione specifica per gli operatori delle Forze dell’ordine, delle Polizie Locali, delle Procure della Repubblica territorialmente competenti, degli operatori socio-sanitari e di tutti coloro che, a vario titolo, possono essere coinvolti nei casi di violenza di genere.
Le principali azioni riguardano la condivisione di una metodologia per la rilevazione dei dati relativi alle denunce, dei procedimenti di ammonimento e degli accessi ai Pronto soccorso; la raccolta periodica dei dati in forma anonima relativi alle denunce; la raccolta periodica dei dati in forma anonima relativi agli accessi ai Pronto Soccorso da parte delle donne vittime di violenza; l'analisi integrata dei dati relativi alle denunce ed agli accessi ai Pronto Soccorso con i dati relativi alle utenti dei servizi antiviolenza presenti sul territorio provinciale ed infine la collaborazione e monitoraggio costante delle attività tra i soggetti firmatari.
Intervista all'assessore Segnana
Riprese e immagini a cura dell'Ufficio Stampa