Giovedì, 04 Maggio 2017 - 21:51 Comunicato 1041

La questione nazionale in alta quota tra Ottocento e Novecento
Trento Film Festival: i rifugi altoatesini, "un meraviglioso patrimonio”

Presentata alla Sat la ricerca di Morosini sul conflitto etnico in montagna

La questione e le rivendicazioni nazionali, che riguardarono la popolazione di lingua italiana quando il Trentino faceva parte dell’Impero austro-ungarico e i tedeschi del Sudtirol a partire dalla fine della Prima guerra mondiale (con l’Alto Adige diventato ormai territorio del Regno), arrivarono anche in alta quota. “Il meraviglioso patrimonio. I rifugi alpini in Alto Adige/Sudtirol come questione nazionale (1914-1972)”, dello storico bergamasco Stefano Morosini, pubblicato dalla Fondazione Museo storico del Trentino, è stato presentato nella Casa della Sat di via Manci.

Presente l’autore e gli storici Diego Leoni e Alessandro Pastore, il volume, che analizza, nello specifico, la questione nazionale e lo scontro etnico svoltosi attorno ai rifugi altoatesini “analizza – secondo quanto sintetizza Morosini – come il Club alpino italiano e le istituzioni politiche e militari dello stato italiano hanno gestito negli anni la questione dei rifugi alpini in provincia di Bolzano e quali sono stati i rapporti, positivi o negativi, intrattenuti dal Cai con le associazioni alpinistiche di lingua tedesca”. “E’ una storia lacerante di contrapposizioni nazionali – ha affermato Morosini – alla quale ho cercato, studiando le fonti, di dare un respiro e una visione in chiave europea”. Per inquadrare la questione, valga quanto sottolinea l’antropologo Annibale Salsa nella prefazione allo studio. “Sulla scia della concezione di un Risorgimento incompiuto senza le montagne del Trentino (quando questa terra di lingua italiana faceva parte dell’Impero austro-ungarico e dove, nel 1872, si costituì la Sat, ndr) si sono sentiti coinvolti anche molti soci del Cai in veste di alpinisti o, addirittura, “nazionalistici” nella contrapposizione ai rifugi austro-tedeschi”. “L’approdo italiano in Alto Adige e l’istituzione, nel 1927 (col fascismo e il processo di nazionalizzazione, ndr) della provincia di Bolzano – prosegue - assegnerà al Cai un ruolo di sostituto della precedente Associazione austro-germanica e di avamposto nella conquista “nazionale” delle montagne sudtirolesi”. “Questa ricerca – ha sostenuto Leoni – è la storia della contesa alpina tra Italia e Austria che va avanti dalla metà dell’Ottocento agli anni Settanta del secolo scorso, piena di contenziosi, atti vandalici, prese e riprese di rifugi da parte di uno o dell’altro”. Pastore ha invece affermato che “la ricerca è un esempio di quella nuova storiografia che si occupa della montagna. Con un approccio rigoroso rivolto al ruolo politico, militare e strategico che assumono i rifugi alpini di confine nel corso del tempo”. Ancora Salsa, dalla prefazione: “L’autore ha il merito di sottrarre alla retorica e a una certa apologetica di parte fatti e circostanze che, per tanti anni, non resero facili i rapporti tra le sezioni del Cai Alto Adige e quelle dell’Alpenverein Sudtirol. La ricerca dimostra (anche, ndr) il ruolo non neutrale svolto dal Cai negli anni compresi tra le due guerre (mondiali, ndr), senza sottovalutare gli strascichi protrattisi ancora in tempi a noi più vicini. Purtroppo, i risentimenti dal sapore revanscista non aiutano a superare vecchi e logori pregiudizi, i quali hanno, con l’alpinismo e l’amore per la montagna, ben poco a che fare”.       



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