Venerdì, 28 Aprile 2017 - 18:05 Comunicato 987

Il Cai prepara un catasto nazionale dei sentieri per programmare il futuro delle zone montane
Trento Film Festival: "Nelle zone terremotate campeggi al posto dei rifugi inagibili"

Alla Fondazione Kessler una convegno sulla sentieristica di montagna nelle aree del cratere sismico

“Il Cai e i sentieri protagonisti del dopo terremoto” è il titolo del convegno promosso dal Cai e svoltosi alla Fondazione Kessler. Ad introdurre i lavori Vincenzo Torti, presidente generale del Cai. Diverse le relazioni che hanno preso in considerazione, da diversi punti di vista, il futuro della rete sentieristica nelle aree montane dell’Italia centrale colpite dal terremoto che lo scorso anno ha messo in ginocchio numerosi paesi di montagna, e non solo. Un'occasione dalla quale sono scaturite anche alcune proposte operative da attuare per riportare la gente in montagna nel post terremoto.

Il presidente generale del Cai, Vincenzo Torti. Ha sottolineato che “il Cai non lascia e non lascerà sole queste zone. Siamo vicini e invitiamo tutti i nostri soci ad andare in montagna proprio lì come segno di presenza e testimonianza. E’ un nostro dovere promuovere l’attenzione nei confronti di questi luoghi che ci stanno a cuore”. Dal canto suo, Antonio Montani, vice presidente generale del Cai, ha ricordato che “è in corso la realizzazione di un Catasto nazionale dei sentieri che rappresenterà uno strumento significativo per individuare le priorità e programmare anche il post terremoto”. Una proposta operativa, insieme ad altre, è arrivata da parte di Paola Romanucci, presidente della sezione Cai di Ascoli Piceno. “La rete dei sentieri – ha premesso – è la linfa del territorio dalla quale si può ripartire per uscire dall’emergenza e tornare alla normalità. I sentieri sono arterie di vita”. “Per iniziare a ritrovare un nuovo equilibrio e far tornare la gente in montagna – ha proseguito – sarebbe importante, ad esempio, realizzare aree di campeggio al posto dei rifugi lesionati dal sisma. Non solo, nella fascia pedemontana è necessario aiutare le amministrazioni locali a pensare il futuro attraverso un turismo lento e non mordi e fuggi realizzando anche proposte alternative per scongiurare lo spopolamento della montagna come, ed è solo un esempio, il sostegno a cooperative di mutualità”. L’antropologo Annibale Salsa, past president del Cai,  ha riflettuto sulla “valenza dei sentieri come prodotto culturale”. “In tutto questo processo – ha continuato - il Cai deve svolgere un ruolo di mediatore culturale tra mondi diversi, quello di pianura e quello montano, per ridurne la distanza. Il sentiero, cordone ombelicale tra natura e cultura, va recuperato perché è un dono che ci è stato trasmesso”. Il medico e alpinista Paola Gigliotti, docente dell’università di Perugia, ha sottolineato che “la rete sentieristica si salva e l’economia si riprende se si segue la strada della conservazione dell’identità culturale di questi luoghi”.   

(at)


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