Venerdì, 03 Giugno 2022 - 18:00 Comunicato 1633

Transizione energetica e crisi del gas

FESTIVAL ECONOMIA TRENTO - L’Italia ha un’unica strada, di fronte a una crisi internazionale senza precedenti: il mix energetico. Energie fossili e rinnovabili. Magari il nucleare. E dobbiamo esportare tecnologia, visto che saremo sempre costretti a importare energia e materie prime. Sono le conclusioni del panel che ha animato l’appuntamento del Festival dedicato alla transizione energetica e alla crisi del gas. Hanno partecipato alcuni tra i massimi esperti italiani ed europei del tema.

Festival Economia 2022: a Palazzo della Regione “Transizione energetica e crisi del gas” (da destra Ugo Salerno Ceo – Rina, Alberto Clò economista, Sissi Bellomo giornalista “Il Sole 24 Ore”, Paolo Scaroni Rothschild Group, in video da sinistra: Luca Marchisio manager di Terna, Jonathan Stern dell’Istituto di studi sull’energia di Oxford)

Alberto Clò è stato ministro negli anni Novanta e ora dirige la Rivista italiana dell’energia. Al Festival di Trento è stato diretto, ruvido se occorre: «Si parla da 40 anni di transizione ecologica in Italia, ma il dominio delle fonti fossili è ancora all’85%. La guerra in Ucraina ci insegna che se sei ostaggio di un unico fornitore non sei libero e questo conflitto ha cambiato le priorità: ora al primo posto c’è la sicurezza energetica, come negli anni Cinquanta».  Clò vede anche il rischio che dalla padella della dipendenza dal gas russo si passi alla brace del monopolio delle rinnovabili cinesi. Per Clò siamo in una crisi energetica strutturale, che il conflitto Ucraina-Russia ha solo amplificato. Nell’ultimo anno il petrolio è aumentato del 60%, del 100% il carbone, del 350% il gas. «Le sanzioni alla Russia non servono a niente e peggiorano la situazione europea» il suo parere: «Putin non ha scelto un momento a caso. Era ben consapevole della nostra debolezza energetica».

L’importanza di diversificare le fonti è stata sottolineata anche da Ugo Salerno, Ceo della società di consulenza Rina: «Sperare di aprire il rubinetto e trovare idrogeno oggi è fantascienza. Purtroppo su sedici progetti di rigassificatori presentati in Italia, ne sono stati approvati solo due (Livorno e Rovigo). Il «problema atavico» delle autorizzazioni è uno scoglio segnalato anche da Luca Marchisio, manager di Terna, che auspica una pianificazione ordinata delle rinnovabili, degli accumulatori, delle reti. «Gli europei vorrebbero energia pulita, a basso costo e ottenuta da fonti lontane da casa» è il paradosso indicato da Jonathan Stern, dell’Istituto di studi sull’energia di Oxford. L’accettazione dei territori, ecco il tema dei temi.

Paolo Scaroni, ex Ad di Eni ed Enel, ha parlato di campanili duri a morire, in Italia: «Gli italiani si oppongono a tutto, a ogni infrastruttura. A furia di dire no, stiamo pagando bollette sempre più alte». «Aspettiamoci un autunno con prezzi alle stelle e proteste di piazza» profetizza Alberto Clò. E Scaroni e Clò non sono nulla convinti che un tetto europeo al prezzo all’ingrosso del gas sia una strada percorribile: «Chi vende gas lo darebbe a chi paga di più, ovvero l’Asia o l’Uk. E poi ci sono contratti già firmati». Sarcastico Clò quando conclude: «Ogni annuncio della Von der Leyen ottiene il contrario dell’effetto sperato, cioè l’impennata dei prezzi di gas e petrolio».

(db)


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