Venerdì, 01 Giugno 2018 - 20:35 Comunicato 1276

Tecnologie ed emancipazione femminile, una storia con radici antiche ma insegnamenti per il futuro

A metà degli anni Sessanta, la massiccia diffusione degli elettrodomestici “bianchi” consente alle mogli degli operai di uscire di casa e andare al lavoro. In un incontro che ha affrontato il tema delle tecnologie e l’emancipazione femminile da un punto di vista storico ed interdisciplinare, sono intervenuti l’economista Gianni Toniolo, Fedra Pizzato ed Eliana Viviano, introdotti da Roberta Carlini.
E’ la Prima Guerra Mondiale che sfata l'errata concezione che le donne fossero adatte solo per certi lavori. La storia ha dimostrato che non ci sono mestieri adatti solo alle donne: la seconda rivoluzione industriale, quella dell’elettricità, nel giro di meno di un secolo cambia la vita dell’umanità e soprattutto quella delle donne. L’aspetto più significativo è che l’introduzione degli elettrodomestici ha avuto un impatto sul mondo del lavoro. Negli anni ’60, quando vengono introdotti, siamo presenti alla crescita esponenziale della partecipazione delle donne al mercato del lavoro, ciò che non si verifica per gli uomini.
La situazione verificatasi nella terza rivoluzione industriale, quella delle nuove tecnologie, dove il vero motore della partecipazione femminile è la presenza delle donne in ambito universitario, è presentata nella ricerca di Fedra Pizzato ed Eliana Viviano. La ricerca si riferisce agli Stati Uniti e all’Italia. La tecnologia risulta avere una tipologia molto gender neutral, non sembra favorire le donne. Ciò che si presenta invece è una certa polarizzazione nel mercato di lavoro: le tipologie di lavoro sono categorizzate in base alla complessità, bassa, media e alta. Ma il problema di fondo sembra che siano ancora troppo poche le donne presenti nella produzione delle tecnologie, realmente il settore più importante.

A metà degli anni Sessanta, la massiccia diffusione degli elettrodomestici “bianchi” consente alle mogli degli operai di uscire di casa e andare al lavoro. Una storia che ha radici nel passato e qualche insegnamento per il presente. Questa, in sintesi, la “storia” raccontata dal professor Gianni Toniolo su come sia cambiata la vita della donna grazie alla diffusione degli elettrodomestici. 

La prima rivoluzione industriale non è stata amica della donna - afferma l’economista - i lavori domestici gravano solo sulle sue spalle. Per quanto riguarda il lavoro, si riteneva che solo alcune tecnologie fossero adatte alle donne, come nel settore tessile. C’era l’idea sbagliata che la donna fosse adatta solo per certi mestieri. Le dita sottili femminili fecero sì che dattilografiche, centraliniste e addette al montaggio delle pellicole cinematografiche, fossero proprio le donne. E’ la Prima Guerra Mondiale che sfata l'errata concezione che le donne fossero adatte solo per certi lavori: gli uomini sono al forte, le donne sono chiamate a fare tutti i lavori. In Italia, saranno le donne a prendere in mano l’agricoltura, la cui produzione non diminuì durante la guerra.  La storia  - racconta Toniolo - ha dimostrato che non ci sono mestieri adatti solo alle donne: la seconda rivoluzione industriale, quella dell’elettricità, è più amica delle donne perché nel giro di meno di un secolo cambiò la vita dell’umanità. La donna, prima della rivoluzione, andava ad attingere l’acqua tutti i giorni. Poi il benessere: nelle case arrivano l’acqua, il gas e l’elettricità.  Le case diventano più luminose e igieniche: le prime lavatrici rispondo ad una necessità sempre sentita come priorità fin dal 1700; il telefono viene usato come intrattenimento, le donne ascoltavano la musica. La vita delle donne cambia. Ma l’aspetto più significativo è che l’introduzione di questi elettrodomestici ha avuto un impatto sul mondo del lavoro. Negli anni ’60, quando vengono introdotti gli elettrodomestici, siamo presenti alla crescita esponenziale della partecipazione delle donne al mercato del lavoro, ciò che non si verifica per gli uomini.

La situazione verificatasi nella terza rivoluzione industriale, quella delle nuove tecnologie, dove il vero motore della partecipazione femminile è la presenza delle donne in ambito universitario, è presentata nella ricerca di Fedra Pizzato ed Eliana Viviano. La ricerca si riferisce agli Stati Uniti e all’Italia. La tecnologia risulta avere una tipologia molto gender neutral, non sembra favorire le donne. Ciò che si presenta invece è una certa polarizzazione nel mercato di lavoro:  le tipologie di lavoro sono categorizzate in base alla complessità, bassa, media e alta. La tecnologia va ad incidere sulle mansioni a complessità intermedia.  C’è chi ritene che proprio l’ingresso delle donne nel mondo del lavoro abbia generato questa polarizzazione, facendo entrare le donne nelle mansioni a complessità bassa e alta. Questo negli U.S.A. In italia le cose sono un po’ diverse. Le donne sono concentrate nelle medie qualifiche e questo non è un trend, ma è una situazione di “calma piatta”, senza una tendenza della polarizzazione.

Dalla ricerca emerge che la sfida che attende le donne è quella di piazzarsi nelle mansioni ad alta qualifica. Ma il problema di fondo sembra che siano ancora troppo poche le donne presenti nella produzione delle tecnologie, realmente il settore più importante.

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