Lunedì, 05 Settembre 2016 - 17:04 Comunicato 1837

Sabato 24 settembre in Piazza Battisti a Trento
Tahar Ben Jelloun e Alessandra Morelli al Festival delle resistenze di Trento

Continuano a fioccare i nomi di spicco che da venerdì 23 a domenica 25 settembre saranno protagonisti del Festival delle Resistenze contemporanee 2016, , il progetto culturale sostenuto dal Dipartimento Cultura Italiana della Provincia di Bolzano e dall’Assessorato alle politiche giovanili della Provincia di Trento. Dopo Gherardo Colombo e Bianca Berlinguer, stavolta nel capoluogo trentino arrivano lo scrittore e sociologo marocchino Tahar Ben Jelloun e la delegata UNHCR per i rifugiati Alessandra Morelli.

L’identità: questo il filo conduttore della seconda giornata dell’edizione autunnale del Festival delle Resistenze 2016, che per la prima volta pianterà il tendone in piazza Cesare Battisti. Qui, nel cuore di Trento, dal 23 al 25 settembre si alterneranno personaggi e volti noti del giornalismo, dello spettacolo, della musica e della cultura in genere. Nella prima giornata, venerdì 23, si parlerà di Generazioni, sabato 24 il tema sarà appunto l’Identità mentre domenica 25 i protagonisti saranno i Linguaggi.

“Le nuove migrazioni. Tra integrazioni e nuovi muri”: questo il tema della tavola rotonda che sabato 24 settembre alle 18.30 vedrà sul palco il sociologo marocchino Tahar Ben Jelloun e la delegata UNHCR Alessandra Morelli. Un dibattito serio, competente e di alto interesse per capire meglio il fenomeno migratorio contemporaneo e confrontarsi su come affrontarlo. Il saggista Lucio Caracciolo sostiene che non c’è nessuna invasione e che il fenomeno è permanente oggi e in futuro. Ne discutono due importanti ospiti e conoscitori del fenomeno migratorio, da chi lo vive tutti i giorni sul campo, a chi lo studia e ne scrive da sempre. Abbiamo sentito la delegata UNHCR.

Alessandra Morelli si definisce una donna di dialogo e mediazione. Il suo destino è quello di vivere tra le culture, non a caso parla sei lingue. Romana di nascita, ben presto ha cominciato a scoprire l’immensa varietà del mondo grazie ai continui trasferimenti familiari.

“Mio padre era un dirigente Alitalia e per forza di cose ci spostavamo in continuazione. Tra i vari Paesi in cui sono cresciuta ci sono la Libia e il Giappone, poi fatalmente ho iniziato l’attività lavorativa come hostess, in quegli aeroporti che di fatto sono anch’essi dei microcosmi”.

Dal 1992 è delegata per dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati. Ha operato nei posti più martoriati del pianeta, tra guerre ed emergenze umanitarie. L’ultima missione l’ha vista impegnata in Grecia da agosto 2015 a marzo 2016: “I greci si sono visti arrivare in casa un milione di profughi, in Italia sono 130.000…”.

Questo è uno dei rari periodi in cui Alessandra si trova in Italia. Ma non si riposa: gira la penisola per diffondere, attraverso conferenze e incontri pubblici come quello prossimo di Trento, la sua esperienza. E per portare il messaggio dell’UNHCR: “Accettazione e accoglienza di popoli in fuga da Paesi in guerra o vittime del terrorismo, cercando di capire insieme perché il profugo oggi produce spesso nelle persone sentimenti di diffidenza e paura. Vogliamo sensibilizzare, diffondere la cultura della comprensione, che permette di capire che queste persone cercano solo la pace. Da quando sono rientrata in Italia in tanti mi cercano, e questo mi fa piacere perché significa che c’è voglia di sapere. E la cosa importante da capire è che non si può più parlare di emergenza, ma di un fenomeno strutturale che bisogna affrontare con lo sguardo aperto e rivolto al futuro”.

Durante l’incontro si affronterà ovviamente anche la tematica della seconda giornata del Festival: l’identità. “Proviamo a immaginare come si possano sentire queste persone fuori dal mondo dove sono nati. È quella che si definisce un’umanità sospesa, senza identità e spesso marginalizzata. E la marginalizzazione, questa sì, può essere pericolosa”.

Il dibattito con Tahar Ben Jelloun e Alessandra Morelli sarà moderato da Pierangelo Giovanetti, direttore del quotidiano “L’Adige”.

Tahar Ben Jelloun nasce a Fès, nell'allora Marocco francese, il 1º dicembre del 1944 da un'agiata famiglia di etnia berbera. Trascorre l’adolescenza a Tangeri e studia filosofia all'Università di Rabat, dove comincia a scrivere le prime poesie in francese, raccolte e pubblicate nel 1971. Nello stesso anno si trasferisce a Parigi, dove consegue un dottorato in psichiatria sociale sulla confusione mentale degli immigrati ospedalizzati, che verrà in seguito pubblicata col titolo L'estrema solitudine. La sua esperienza di psicoterapeuta sarà poi riversata nel romanzo La Réclusion solitaire (1976). Nel frattempo continua a collaborare con il quotidiano Le Monde. Il suo primo romanzo, Harrouda, è del 1973. Con il Premio Goncourt assegnatogli per La Nuit sacrée nel 1987, è divenuto lo scrittore straniero francofono più conosciuto in Francia. Interviene con dibattiti e articoli sui problemi della società, soprattutto sul problema della periferia urbana e del razzismo.  Per il profondo messaggio contenuto nel libro Il razzismo spiegato a mia figlia gli è stato conferito dal segretario delle Nazioni Unite il Global Tolerance Award e nel 2006 ha vinto il Premio Internazionale Trieste Poesia.

Alessandra Morelli, romana, è delegata per dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) dal 1992. Si è formata professionalmente nella gestione delle emergenze e delle zone di conflitto ad alto rischio lavorando per l'UNHCR, dialogando con diversi governi, la NATO, ONG internazionali e locali e Organizzazioni Intergovernative. Dal 1992 a oggi è impegnata direttamente sul campo in negoziazioni e operazioni umanitarie di risposta e di coordinamento, protezione e assistenza di rifugiati, sfollati interni e rimpatriati nelle aree più calde e fragili del mondo. Ha lavorato in ex Jugoslavia, Ruanda, Albania, Kosovo, Guatemala, Sri Lanka, Sahara Occidentale, Afghanistan, Indonesia, Georgia, Yemen, Birmania, Somalia e ultimamente ha consolidato il primo intervento dell'emergenza profughi in Grecia, che ha visto transitare sul proprio territorio più di un milione di persone in fuga da guerre e violenze. Nel febbraio del 2014, mentre si trovava in Somalia, è sopravvissuta ad un attacco terroristico sferrato con un’autobomba a Mogadiscio.



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