Domenica, 03 Giugno 2012 - 02:00 Comunicato 1628

I quattro temi degli ultimi "Incontri con l'autore" al Festival dell'Economia
TRA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE, DEBITO, ORDINI PROFESSIONALI E SISTEMA DELLE TANGENTI

Riformare la pubblica amministrazione, la questione del debito pubblico, il familismo nel sistema delle professioni e l'applicazione dalle tangenti della teoria dei giochi sono stati i temi discussi oggi al Festival durante i quattro "Incontri con l'autore" tenutisi alla Sala conferenze della FBK. Introdotti dalla giornalista della Stampa Tonia Mastrobuoni, si sono susseguiti al microfono Mauro Marcantoni e Luciano Hinna con Cesare Vaciago; Marcello Degni e Paolo De Ioanna con Alessandro Merli; Jacopo Orsini e Michele Pellizzari con Alessandro Barbera e Paolo Guerrieri; e infine Armando Massarenti con Andrea Carandini e Simone Spetia.-

Il primo incontro ha visto l'esposizione di Mauro Marcantoni e Luciano Hinna, rispettivamente direttore della Trentino School of Management e docente dell'Università di Tor Vergata, autori insieme del libro "La Riforma Obliqua. E' possibile cambiare la pubblica amministrazione?". Il libro tratta una questione annosa della politica italiana, che si ripropone ciclicamente e a cui nessuno è riuscito finora a trovare una soluzione a lungo termine realmente efficace. Il motivo, ha spiegato Marcantoni, è da ricercare nel fatto che non si è mai tenuta in giusta considerazione la "complessità" della pubblica amministrazione. L'illusione di poter agire dall'alto infatti, impedisce di trovare soluzioni concrete alle innumerevoli variabili dei comportamenti, che variano da contesto a contesto (geografico e politico) e si scontrano con le abitudini dei singoli individui prima ancora che con le risorse economiche. Le normative hanno sempre agito arginando i problemi creando confusione, dando per scontato che "dove finisce la norma cominci l'etica". Per venir meno allo status quo è necessario "agire in modo trasgressivo, aggredendo la normalità e la forza omologante del contesto". La possibile soluzione l'ha spiegata Hinna esponendo la teoria del "management del biliardo". "Ogni battuta deve essere una partita a sé: deve tenere conto della disposizione delle palle in quel turno di gioco, direzionare e moderare la forza del colpo e rinnovarsi ad ogni tiro. Purtroppo si tende sempre ad escludere il gioco di sponda per cercare il filotto, anche quando il gioco non lo permette, con l'effetto di sprecare un colpo magari ben direzionato".

Il secondo incontro ha visto il dibattito tra Alessandro Merli, corrispondente da Francoforte del Sole 24 Ore con Marcello Degni, consigliere del Senato della Repubblica, e Paolo de Ioanna, consigliere di Stato, autori insieme del libro "La Voragine. Inghiottiti dal debito pubblico". Partendo dalla tesi del libro, il dibattito si è presto spostato sull'imminente attualità e sulla politica europea. Il debito italiano, cioè la voragine, è stato per decenni imputato dalla politica ai mercati finanziari, senza che le politiche economiche europee andassero al di là degli interessi dei singoli stati membri. "L'insidia è credere che l'euro sia stato l'ultimo passo, e che l'Europa fosse ormai cosa fatta" ha esordito Degni citando Tommaso Padoa-Schioppa. "Nonostante a medio termine siano previsti effetti negativi anche per la Germania, è incredibile come l'Europa non trovi soluzioni alla crisi dell'euro". Gli occhi sono tutti puntati verso la Germania, dove è necessario che si crei in breve tempo un forte dibattito sulla questione europea. "La classe dei Kohl e dei Ciampi è stata sostituita da una classe con la vista a breve termine" ha proseguito De Ioanna, anche se si sta creando un'opinione pubblica europea fra cittadini di diverse nazioni. Manca però un'architettura istituzionale europea che abbia voce in capitolo nelle politiche monetarie in un'ottica di mutua cooperazione. Esattamente come avvenne nei primi anni '90 con la migrazione di capitali dalla Germania Ovest alla Germania Est, allo stesso modo la Germania di oggi deve andare in soccorso dei paesi in crisi, allentando il rigore assoluto imposto da Angela Merkel per permettere una ripresa dell'intera economia europea.

Protagonisti del terzo incontro sono stati invece Jacopo Orsini del Messaggero e Michele Pellizzari dell'Università Bocconi, che hanno discusso del tema del familismo argomentando le tesi del loro libro "Dinastie d'Italia. Quanto conta il familismo negli ordini professionali". Il dibattito sull'utilità o meno degli ordini prosegue in Italia da anni, stretto fra chi sostiene che siano l'unica forma di tutela del consumatore nei mercati con asimmetria informativa, e fra chi al contrario li considera un forte limite alla concorrenza responsabile delle paralisi del mercato. L'analisi di Pellizzari ha quindi ricostruito la struttura degli ordini analizzando la frequenza dei cognomi degli iscritti, rilevando come fino allo scandalo degli esami truccati del 2004 chi aveva un cognome noto superasse prima degli altri l'esame di Stato. A Orsini è spettato il compito di ricostruire i tentativi di riforma dal 2004 ad oggi, a partire dalla riforma Castelli sugli esami di Stato, approfondendo le "lenzuolate Bersani" del 2006, illustrando le proposte di Tremonti del 2001 affossate nelle commissioni dai parlamentari-professionisti presenti all'epoca nella coalizione di governo e arrivando infine alle proposte del governo di Mario Monti. Il dibattito è quindi proseguito discutendo l'opportunità o meno di abolire gli ordini e in che modo, alimentato dagli interventi del giornalista Alessandro Barbera della Stampa e di Paolo Guerrieri dell'Università La Sapienza. Si è quindi parlato dei pro e contro del principio di autoregolamentazione, dei costi degli ordini e della questione dei gruppi d'acquisto online come Groupon, querelati dagli ordini per aver offerto servizi professionali sotto prezzo nonostante le tariffe minime siano tecnicamente abolite dal 2006.

L'ultimo incontro è stato invece di tutt'altro approccio: con la giusta dose di ironia e di eruditezza, Armando Massarenti ha illustrato le tesi contenute nel suo libro "Perché pagare le tangenti è razionale, ma non conviene", che reiventa una possibile casistica di ribellione al sistema del pizzo sfruttando la teoria dei giochi. Mescolando personaggi e autori di ogni tempo e disciplina, da Aristotele a John Nash, da Amartya Sen a David Friedman, ne è uscito un interessante descrizione dei comportamenti umani, che sono mossi prima che dalle regole dal ragionamento sulla convenienza. Il punto di partenza è il dilemma del prigioniero, situazione scolastica della teoria dei giochi utilizzata da Piercamillo Davigo ai tempi di Tangentopoli per abbattere e rendere "non conveniente" il muro dell'omertà. Ma come ragionano i corrotti e i corruttori prima, quando erano liberi di agire? Nell'esposizione di Massarenti i colpi di scena non sono di certo mancati, visto che le teorie filosofiche e la scienza economico-matematica si sono susseguite in risposta alle varie domande. "Può una società sostanzialmente corrotta ripartire da un nucleo di cittadini onesti capaci di generare regole spontanee con il loro comportamento, invertire la tendenza e liberarci dalla corruzione? Oppure è necessario l'intervento, anche assai deciso, di un'autorità superiore?". Oltre agli interventi di Simone Spetia di Radio 24, a fare da pungolo alla discussione è stato Andrea Carandini, professore di archelogia alla Sapienza ed ex presidente del consiglio superiore dei beni culturali, che ha allargato presto la discussione al tema delle città e della tutela del paesaggio. -