Giovedì, 21 Giugno 2012 - 02:00 Comunicato 1852

Varie squadre attive nella verifica dell'agibilità di complessi scolastici, residenziali e di altri edifici
TERREMOTO IN EMILIA, CONTINUA L'IMPEGNO DEGLI INGEGNERI TRENTINI

Continua l'impegno dell'Università di Trento in Emilia al fianco della popolazione colpita dal terremoto. La risposta all'appello del preside della Facoltà di Ingegneria, Marco Tubino, è andata oltre le aspettative, soprattutto da parte dei giovani ingegneri che ancora frequentano il corso di laurea magistrale. E la voglia di fare e di aiutare supera il puro interesse tecnico. Sono già rientrate le prime tre squadre di ingegneri che erano partite, rispettivamente, lunedì 4 giugno e lunedì 11 giugno e guidate da Oreste Bursi, Luca Deseri e Daniele Zonta. Erano composte di otto persone: Alessia Ussia, Oreste Bursi, Luca Deseri, Daniele Maturi, Luigi Giuliani, Daniele Zonta, Emiliano Debiasi, Davide Trapani, selezionati tra gli ingegneri civili strutturisti nell'ambito della Convenzione Rete dei Laboratori Universitari per l'Ingegneria Sismica e Protezione Civile Nazionale. Un altro docente, Massimiliano Gei, si è unito la scorsa settimana al contingente di tecnici inviato dalla Protezione Civile della Provincia autonoma di Trento che opera a San Felice sul Panaro. In totale, sono circa cinquanta le persone fra ingegneri e architetti dell'Ateneo che hanno dato la disponibilità a partire nelle prossime settimane.-

"Prevedo che staremo alcuni mesi in Emilia" commenta Luca Deseri, direttore del Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Strutturale e in Emilia fin dalle prime scosse. "Il compito assegnatoci – spiega – è molto impegnativo trattandosi dell'ispezione di complessi scolastici e di edifici pubblici. Per questo abbiamo fissato un periodo di permanenza relativamente breve, 4 o 5 giorni al massimo, garantendo un efficace
ricambio. I nostri tecnici hanno il compito di compilare le apposite schede tecniche AeDES sulla stabilità e agibilità degli edifici, predisposte dalla Protezione Civile Nazionale".
L'Università di Trento, la Rete dei Laboratori Universitari per l'Ingegneria Sismica (ReLUIS), la Protezione Civile Nazionale e la Protezione Civile della Provincia autonoma di Trento, lavorano in stretta collaborazione nelle complesse operazioni di ispezione degli edifici pubblici e privati danneggiati. Il consorzio ReLUIS raggruppa quattro atenei italiani (Università della Basilicata, Napoli Federico II, Pavia e Trento) e ha come obiettivo quello di fornire supporto scientifico, organizzativo, tecnico e finanziario nel campo dell'ingegneria sismica. (maggiori informazioni su: http://www.reluis.it/). Il Dipartimento della Protezione Civile
Nazionale ha deciso di attribuire agli esperti universitari ReLUIS il delicato compito di valutare l'agibilità delle strutture pubbliche particolarmente sensibili, tra le quali le scuole.
Le squadre trentine lavorano coordinate con la Protezione Civile della Provincia autonoma di Trento guidata da Roberto Bertoldi. Gli esperti universitari di Trento sono stati in prima linea fin dalla prima scossa. "Le nostre ispezioni sia nelle grandi coperture di edifici pubblici sia in edifici prefabbricati in cemento armato precompresso non progettati per azioni sismiche non sono state per nulla agevoli - riferisce Oreste Salvatore Bursi - sia per la vastità degli interventi sia per la pericolosità intrinseca degli edifici prefabbricati passibili di ulteriori danni in seguito a possibili scosse".
"Questi interventi sono fondamentali anche per la ripresa economica della zona" commenta Daniele Zonta, che ha ispezionato il Caseificio Razionale Novese, a Novi di Modena. "Il magazzino – racconta – non aveva riportato alcun danno dopo la scossa del 20 maggio e proprio per questo era stato scelto come "ricovero" di emergenza per le forme di Parmigiano evacuate dai molti caseifici del Modenese danneggiati: un patrimonio stimato in quasi 40 milioni di euro. Poi, però, il 29 maggio arriva la seconda scossa, più forte, e ora l'interno del magazzino è un surreale cumulo di scaffali ribaltati, forme di Parmigiano e detriti. A differenza de L'Aquila nel 2009, qui i danni strutturali sono relativamente modesti, ma c'è la consapevolezza che in qualsiasi momento un'altra scossa possa colpire. È un clima di incertezza che spesso fa perdere la corretta percezione del rischio ai tecnici e agli amministratori locali responsabili delle decisioni. È il "fattore paura" di questo anomalo terremoto che ancora rallenta la ripresa e la ricostruzione". (as)

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