Sabato, 05 Giugno 2021 - 21:26 Comunicato 1439

Stiglitz: “Covid e crisi economiche, il mondo si salva solo se agisce unitariamente”

Un rapporto sulle conseguenze economiche della pandemia cui ha tirato le fila il premio Nobel Joseph E. Stiglitz, affiancato da colleghi come l’indiana Jajaty Gosh (insegna economia a New Delhy) e l’ economista Rohinton Medhora, Presidente del CIGI - Centre for International Governance Innovation. Appuntamento a questo Festival coordinato da Robert Johnson,
Presidente di INET - Institute for New Economic Thinking. Stiglitz non ha fatto giri di parole: “Ci si muove nella direzione giusta ma anche i privati debbono fare la propria parte. Anche sulla ristrutturazione del debito l’io dovrà essere sostituito da un noi. Ci serve un tribunale internazionale che si occupi di fallimento per rendere omogenee le legislazioni su questo tema”.

L’idea è quella di un mondo collegato, nel bene e nel male, a maglie sempre più strette: “Nessuno è al sicuro se qualcuno non lo è”. E questo è vero sia nel caso di crisi economiche che di pandemie sanitarie come quella attuale, dove i vaccini debbono essere messi a disposizione di tutti i Paesi se davvero si vuole uscire dal Covid.

Un rapporto sulle conseguenze economiche della pandemia cui ha tirato le fila il premio Nobel Joseph E. Stiglitz affiancato da colleghi come l’indiana Jajaty Gosh (insegna economia a New Delhy) e  l’ economista Rohinton Medhora, Presidente del CIGI - Centre for International Governance Innovation. Appuntamento a questo Festival coordinato da Robert Johnson, Presidente di INET - Institute for New Economic Thinking.

Stiglitz è entrato subito nel tema: “Il Covid e’ stato un “disruptor”della situazione mondiale. L’accesso ai farmaci, la capacità di sviluppare nuovi mercati ed il debito che incombe sul mondo sono i tre principali problemi che richiedono riforme profonde. Nessuno è al sicuro come testimoniano le continue mutazioni del virus. L’economia si riprende dove la malattia si supera, la ripresa in tutto il mondo è necessaria. In India e Africa il virus non è sotto controllo”.

Gosh: “Cosa ci serve a medio termine? Nel nostro  rapporto si è visto come non sia speso abbastanza per garantire i vaccini a tutto, debbono essere prodotti in proporzione molto maggiore nei prossimi mesi, vanno tolti i brevetti  delle case farmaceutiche. Le materie prime per fabbricarli, è il caso degli Usa, non sono esportabili, ma ora questo monopolio è un impedimento al welfare sociale. I vaccini Mrna hanno qualcosa come 62 brevetti, a livello globale si deve decidere di dare royalties giuste, non astronomiche, alle case farmaceutiche”.

Rohinton: “Prima della pandemia c’era già’ il problema della governance digitale ed il Covid ha finito per mettere in luce le differenze tra i Paesi. Le piattaforme di fatto ora sono dei monopoli. È cambiato anche il tema della privacy, con le app che controllano la gente per via dal virus, un tema che non si è affrontato a sufficienza. Nel mondo la crisi del Covid è stato affrontato in modo molto diverso dal punto di vista economico, visto che su alcuni Paesi incombeva il debito”.

A Stiglitz è  stato anche chiesto  di commentare  i lavori del G7 sulla nuova tassazione: “Con Trump era stato distrutto il multilateralismo. I temi sono globali, con Biden abbiamo un fantastico ritorno a questo approccio. La globalizzazione è stata sfruttata dai ricchi per non pagare le tasse. Ora si deve tornare ad una giusta tassazione come contributo ai vari Stati, il neo liberalismo è  assolutamente egoistico. Biden ha proposto una tassa minima del 21 per cento alle multinazionali, per noi un 25 per cento è la quota minima. Sarà alla fine almeno del 15 per cento ma la questione verrà riesaminata. Ci si muove nella direzione giusta ma anche i privati debbono fare la propria parte. Anche sulla ristrutturazione del debito l’io dovrà essere sostituito da un noi. Ci serve un tribunale internazionale che si occupi di fallimento per rendere omogenee le legislazioni sul debito ma i grandi Paesi su questo sono molto freddi”.

Gosh: “Il dettaglio sui sui profitti va analizzato bene. Temo che la crisi sia di legittimità, una crisi anche qui davvero globale. Nei Paesi a basso reddito la spesa per la pandemia è stata bassissima.  Loro hanno già un deficit troppo elevato. Anche la Cina è stata minacciata da queste crisi, occorre cambiare rotta in modo profondo”.

Rohinton si è soffermato sul calo delle emissioni di carbonio: “Penso alle localizzazioni globali dei fondi. C’è la pandemia ed in Africa la sanità ha scarsissimi fondi. Quindi parlare di pannelli solari in questi Paesi deve tenere prima conto di queste condizioni. Si può pensare a nuove istituzioni, come la Banca per le infrastrutture avviata in Cina ma che può essere avviato anche in altri Paesi. Penso che vada cambiato il modo di votare nel Fondo Internazionale. L’Africa potrebbe produrre energia per chi non ha sempre il sole”.



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