Venerdì, 01 Giugno 2018 - 20:39 Comunicato 1277

Stephen Machin: “Nuovi lavori non hanno portato occupazione e crescita delle retribuzioni”

Il mercato del lavoro è cambiato fortemente con l'automazione e la digitalizzazione: nuovi lavori si sono affermati in tutti i settori produttivi e con essi emergono vantaggi e svantaggi. Stephen Machin - professore di economia presso l'University College di Londra e direttore del Centre for Economic Performance (CEP) - ha tracciato la situazione in tre Paesi (Regno Unito, Italia e Stati Uniti), grazie al sondaggio online che ha coinvolto quasi 50 mila lavoratori. I nuovi lavori hanno portato alla frammentazione del mercato del lavoro, con una crescita importante dei contratti atipici (a chiamata o, comunque, non continuativi) e la tenuta del lavori autonomi, che oggi chiedono più ore di lavoro e migliori compensi. E se i salari non aumentano, nemmeno sembra aumentare l’occupazione. Infine uno sguardo sul futuro: la preoccupazione principale per i lavoratori italiani e inglesi è la pensione mentre per gli americani è la copertura sanitaria.

L’economia della condivisione e l’economia digitale, alla base dei nuovi lavori, sono caratterizzate da piattaforme che richiedono un nuovo approccio da parte di manager, quadri e i lavoratori dell’azienda. Una percentuale importante dei nuovi contratti è legata soprattutto alla posizione del lavoratore, a metà strada tra lavoro autonomo e lavoro dipendente, con un riflesso diretto sulla previdenza sociale.

Il vantaggio più evidente per i lavoratori autonomi di Stati Uniti, Regno Unito e Italia è certamente la maggiore flessibilità. Il nuovo modello ha cambiato in maniera radicale il lavoro autonomo (12-15% degli intervistati) e ha segnato un aumento dei lavoratori della gig-economy (3%), ovvero occupati  con contratti a zero ore di lavoro (in altre parole, a chiamata) per il mercato britannico. “Ci sono dei lavoratori - ha spiegato il professor Stephen Machin - che possono pagare per avere più flessibilità o semplicemente perché è l’unica opzione disponibile. In generale, i dati dei lavoratori autonomi registrano una crescita quantitativa negli Stati Uniti e Regno Unito, con l’Italia stabile, ciò ha prodotto un esercito di sotto occupati per i lavoratori autonomi o forme di lavoro atipico”.

In Italia e nel Regno Unito, i lavoratori autonomi lavorano di più (con una media settimanale superiore alle 40 ore), mentre si registra un alto tasso di lavoratori sotto occupati nella gig-economy, che oscillano tra le 20 e 30 ore settimanali. I secondi sono lavoratori che lo fanno soprattutto come secondo lavoro. “In generale - ha continuato Machin -, entrambi i gruppi vorrebbero lavorare di più, soprattutto i lavoratori della gig-economy a causa delle contribuzioni basse”. 

Il livello di soddisfazione sembra premiare l’Italia, dove i lavoratori della gig-economy sembrano più soddisfatti perché con il secondo lavoro affrontano spese straordinarie. Entrambe le categorie e in entrambi i Paesi (Italia e UK), i lavoratori lamentano un accesso al credito limitato, dovuto alla natura “non continuativa” della loro occupazione, così come evidenziano la difficoltà a far fonte a spese impreviste. Rimane invece il desiderio (sogno) di poter lavorare meno a fronte di una migliore qualità della vita. 

Negli Stati Uniti, il mercato dei nuovi lavori appare diverso. Molti vorrebbero lavorare di più per motivi economici ed alto rimane il desiderio di un lavoro regolare. La differenza più marcata si registra invece sulle “priorità del futuro”: in Italia e Uk, i “nuovi lavoratori” vedono nella garanzia pensionistica la priorità, mentre negli Usa è la copertura sanitaria (non garantita dallo Stato come in Italia e Uk) la principale preoccupazione.

Un dato accomuna tutti e tre i mercati del lavoro, ovvero i bassi salari. “I nuovi lavori - fa sintesi Machin - non hanno portato all’innalzamento delle retribuzioni e hanno contribuito solo in parte all’aumento di occupazione”. Con la sola eccezione di Paesi, quali l’Australia, dove la disponibilità di risorse naturali ha intercettato l’aumento della domanda da parte di Stati in forte espansione, quali la Cina. 

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(pff)


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