Sabato, 13 Ottobre 2018 - 15:32 Comunicato 2459

Sport e scuola, una sfida ancora da vincere

Argomento annoso quello del ritardo dello sport nel mondo della scuola primaria italiana. Anni spesi in buoni propositi, mai concretizzati in pratiche virtuose in grado di restituire dignità alle discipline sportive all’interno della scuola e permettere alle future generazioni di coltivare la dual career, sportivo e studente. In Italia la carriera sportiva di un ragazzo non è semplicemente contemplata. Almeno fino ad oggi, promette il ministro all’istruzione - con una carriera alle spalle di professore di educazione fisica -, oggi ospite del Festival dello Sport all’incontro su scuola primaria e sport. L' esponente di Governo promette di dare una dignità non tanto e non solo allo sport, dentro il percorso scolastico, ma ai talenti sportivi che, prima di tutto, sono persone con il diritto di costruirsi il proprio futuro. E questo a prescindere dai risultati sportivi. Con lui sul palco, Niccolò Campriani plurimediagliato campione nel tiro con la carabina e archetipo di sportivo di successo anche fuori dal poligono.

L’educazione fisica nella scuola primaria può non risultare un’utopia ma attualmente è una materia ancora del tutto incompiuta. Così come non risulta pervenuto nei programmi didattici il tema della “dual career”.

Insomma la situazione non appare rosea e al Festival dello sport è arrivata la puntuale conferma, anche se il ministro dell’Istruzione non dispera e promette di lavorarci. Non è un caso che la scuola, in generale, abbia avuto una riforma solo dopo 80 anni, dalla riforma Gentile del 1923 alla riforma Moratti del 2003. Nel mezzo e dopo il 2003 poco o nulla è stato fatto per coniugare talento scolastico e talento sportivo.

“Il mio primo obiettivo - esordisce il ministro - è di inserire insegnati di educazione fisica all’interno della scuola primaria, perché l’attività motoria ha rilevanza fondamentale. Lo sport concorre a formare il ragazzo, non solo nel fisico ma anche nella cultura. Chi pratica sport a livello agonistico spesso è anche un ottimo studente perché la pratica sportiva forma la persona alla fatica, agli allenamenti, al rispetto e ai risultati”.

L’entrata a ruolo degli insegnanti - è sempre il ministro a sostenerlo - non è (solo) un problema di costi bensì di reclutamento: “E’ questo dipenderà dalla capacità del nostro Governo”. Così come va superato il presunto dualismo tra scuola e sport: “Fino ad oggi il Coni ha cercato di tamponare le carenze dentro la scuola, senza mai invadere il settore”. Sport e scuola in questi anni sono complementari ma è tempo che la scuola faccia la propria parte perché ad essa è chiesto di formare le nuove generazioni.

Se il ministro si è detto scettico sui licei sportivi (“Non sono scuole per atleti, ma scuole per professioni che in qualche modo hanno a che fare con lo sport”), non ha rinunciato al suo progetto di creare in giro per la Penisola scuole di eccellenza capaci di ospitare i migliori talenti sportivi e concorrere alla loro formazione nella maniera migliore. 

L’ambiente migliore dove crescere se l’è cercato da solo Niccolò Campriani. Per lui i testi di scuola sono stati i migliori compagni di trasferta, tra una gara e l’altra, quando era studente di scuola primaria e superiore: “Semplicemente volevo dimostrare che un bravo atleta, di qualsiasi specialità, poteva essere anche un ottimo studente”. 

I problemi per lui sono arrivati, dopo le prime mediale olimpiche, ai tempi dell’università quando si è scontrato con la rigidità di docenti che non concepivano di modulare le date dei suoi esami sulla base degli impegni internazionali. “La svolta - racconta - è arrivata nel 2009 quando mi è stata offerta la borsa di studio in un’università americana (West Virginia University di Morgantown, ndr.). Il primo giorno ho incontrato il mio advisor e con lui abbiamo programmato il giorno della mia laurea (settembre 2011) e, a ritroso, gli esami con il programma delle competizioni internazionali, Olimpiadi comprese. L’esperienza mi ha cambiato, come persona e come sportivo”. I risultati sono arrivati, con il trionfo dell’oro di Londra. “Un ragazzo - ha concluso il campione olimpico - ha bisogno di strutture ma anche di obiettivi e di persone che lo aiutino a centrare tutti gli obiettivi, che non sono solo quelli sportivi. Poi spetta al ragazzo fare delle scelte e far sì che la sua vita rispecchi il suo reale valore. Lo sport è la tua cartina tornasole: puoi barare con te stesso e con gli altri ma quando sei all’ultimo tiro di un’Olimpiade, con il battito del cuore fuori controllo e devi centrare quel pallino nero, non hai più alibi. E quel momento non lo improvvisi”.

(pff)


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