
In un mondo del lavoro che sta cambiando rapidamente, Achille Spinelli, assessore allo sviluppo economico, ricerca e lavoro della Provincia autonoma di Trento ha parlato così delle trasformazioni in atto, in particolare soffermandosi sullo smart working: “Ilmercato del lavoro è cambiato. Il lavoratore oggi guarda al tempo lavorativo e non lavorativo, alla qualità di vita in azienda e fuori e il manager deve poter garantire condizioni migliori e diverse dai propri concorrenti. Qua entrano in gioco i concetti della digitalizzazione, di welfare e alcune leve che la Provincia ha attivato, come lo smart working. Lo smart working dà ai lavoratori un “tempo semilavorativo” più consono alle loro aspettative, con minor necessità e costo di spostamento. Un percorso ormai tracciato: la digitalizzazione è necessaria, altrimenti resteremo sempre fermi, e solo ragionando in temi di integrazione delle tecnologie e di trasversalità potremo guardare all’obiettivo della semplificazione e della sburocratizzazione, obiettivo numero uno in Italia che costa all’economia 225miliardi di euro, poco meno del valore del Pnrr. Liberando il tempo speso inutilmente dagli operatori si avrà un notevole vantaggio economico e sociale e si darà ai dirigenti il tempo per pensare. Purtroppo nelle realtà lavorative si pensa poco e quindi si guarda poco al futuro, alla programmazione e a creare nuovi binari su cui portare le organizzazioni”.
Concetti ribaditi da Andrea Granelli, intervenuto dopo i saluti del del presidente di Manageritalia Mario Mantovani e del responsabile delle relazioni sindacali Daniele Testolin. Il presidente e fondatore di Kanso, società di consulenza che si occupa di innovazione, ha spiegato come lo smart working, in realtà è un fenomeno già presente da molti anni ma esploso con la pandemia da Covid-19, e che proseguirà per molto tempo. Tutti dovranno abituarsi a questo nuovo metodo di lavoro, in particolare i manager, spesso uno dei maggiori freni allo sviluppo del lavoro da remoto. Non si potrà tornare indietro e si dovrà velocemente impostare il lavoro in maniera ibrida, tanto che le organizzazioni che operano solo a distanza nel breve-medio periodo potrebbero imporsi come il futuro lavorativo. Sotto esame anche gli altri cambiamenti in atto nel mondo del lavoro, come la sempre maggior importanza delle cosiddette soft skills, le competenze sociali e interpersonali spendibili in ogni campo della vita. Le capacità dei manager si baseranno sempre su competenze umanistiche e meno specializzate, tanto che parole come “intelligenza emotiva”, “negoziazione”, “gestione del conflitto” e “coaching” fanno ormai parte del vocabolario comune dei dirigenti. Infine, non è mancato uno sguardo sul tema più attuale, quello della trasformazione digitale. Tra metaverso, algoritmi e intelligenza artificiale le nostre vite stanno cambiando. Capovolgendo il punto d’osservazione, il digitale non va più considerato come la capacità di utilizzare uno strumento, ma un modo diverso di guardare il mondo. A partire dagli sms, il digitale ha cambiato e cambia continuamente il modo in cui ci relazioniamo agli altri e quindi negli ambienti di lavoro genera problemi di leadership che si superano soltanto attraverso l’educazione digitale. “Con lo sviluppo dell’intelligenza artificiale – ha concluso Granelli - il digitale sta ripensando il lavoro intellettuale. Sarà così necessario capire come usarlo meglio e piegarlo ai nostri interessi, altrimenti sarà lui a piegare noi”.