Sabato, 04 Giugno 2016 - 18:19 Comunicato 1202

La tecnologia condivisa con il cittadino nell’incontro di oggi del Festival Economia alla Facoltà di economia di Trento
Smart Cities, la qualità della vita del cittadino al centro delle città del futuro

Le Smart Cities, anche nella loro declinazione cittadina, è un importante fattore di crescita e miglioramento della qualità della vita di cittadini e imprese presenti sul territorio. Questa è la conclusione del confronto tra realtà diverse per dimensioni, strutture e sviluppo che si è tenuto nel pomeriggio al Festival Economia presso la Facoltà di economia dell’Università degli studi di Trento. Tre i relatori chiamati a discorrere di Smart Cities: la manager Giovanna Camorali, direttore di Ibm Italia per i mercati Pubblica amministrazione Locale, Sanità e Università; il presidente Dario Petri di Ieee Smart Cities; e il ricercatore Maurizio Napolitano, di Fbk. Tutti e tre si sono trovati d’accordo anche sull’obiettivo da perseguire: le Smart Cities, ovvero le città rese intelligenti da tecnologia e capitale umano, devono contribuire a migliorare la qualità della vita dei cittadini grazie a servizi innovativi.

Dario Petri, Presidente di IEEE Smart Cities a Trento ha esordito spiegando la definizione di Smart Cities: “Non sono la mera somma di app, mobilità e gestione rifiuti. Le Smart Cities sono molto di più se lai inseriamo in un contesto di crescita di un territorio, attrattivo per le persone che intendono di sviluppare al meglio il proprio talento”. Oggi la popolazione mondiale conta 7 miliardi di persone, metà delle quali vivono in città: “La percentuale - ha rivelato Petri - è destinata a salire nei prossimi anni quanto la popolazione complessiva salirà a 10 miliardi di cui 7 vivranno nei centri urbani”. Da qui la “necessità” di creare le condizioni migliori per ospitare un flusso che appare sempre più consolidato. A vincere saranno le città che sapranno offrire stile e qualità della vita adeguati e un modello culturale aperto all’innovazione e ai servizi di prossima generazione.

I tre relatori hanno convenuto che le smart cities saranno fattore abilitante anche per lo sviluppo. “I cittadini - ha sottolineato Maurizio Napoletano - devono però amare la città e farla crescere, e al contempo le amministrazioni saranno chiamate, grazie anche ad una accresciuta capacità di ascolto, a sviluppare servizi in grado di abilitare il territorio”. 

Forte di un osservatorio privilegiato, Giovanna Camorali, ha ricordato come in Italia il concetto di città sia diverso (“più piccolo”) e come questo possa rappresentare una criticità, seppur relativa, rispetto alle metropoli dove il concetto e l’applicazione dei principi di città intelligenti può contrare su una maggiore massa critica di cittadini e quindi di utenti: “Questo non significa affermare l’esistenza di un solo modello di Smart Cities bensì la convinzione che ogni città dovrà sviluppare un proprio, originale modello”.

Le città intelligenti vivranno e cresceranno grazie all’offerta diversificata di servizi in grado di interagire con il cittadino. Lo ha ribadito Napolitano che ha elencato i settori di ricerca di Fbk, il polo della ricerca in Trentino, nel settore delle smart cities: sanità (“In Trentino abbiamo già la ‘cartella clinica del cittadino’), i big data (disciplina che consente l’analisi di grandi masse di dati e quindi di informazioni), l’urbanistica con i trasporti, l’alimentazione. A questi già si aggiungono - come ha ricordato Petri - mobilità, turismo, energia ed egovenrment. 

Il concetto di smart cities non è qualcosa di astratto o di futuribile, perché già oggi sono numerosi gli esempi di applicazioni e soluzioni, destinate non solo ai centri urbani. Ad esempio, dopo il terremoto, i soccorsi in Nepal hanno potuto contare in brevissimo tempo su mappe aggiornate, grazie al network di OpenStreetMap, la risposta condivisa a GoogleMaps. 

Un ruolo decisivo lo avranno gli amministratori pubblici, bacchettati dalla direttrice di Ibm Italia (“Talvolta pensano più alle conferenze stampa che ai servizi che stanno sviluppando”) e dallo stesso Napolitano (“Sbagliano quando scelgono le mappe di Google perché rinunciano all’opportunità di essere i proprietari dei dati, ad incominciare dalla toponomastica”).

Il confronto ha toccato solo in parte il tema non semplice dei finanziamenti, garantiti nel caso di Ieee Smart Cities dai bandi europei, e del rapporto tra ricerca e privati (al tavolo sedeva Ibm).

In conclusione, la città intelligente vedrà la centralità del cittadino, come dire: un tempo le città nascevano nei pressi di fiumi e vie di comunicazione importanti, domani le città cresceranno perché un numero sempre maggiore di cittadini le sceglierà per costruire il proprio futuro.

(pff)


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