Nella Sala Depero del Palazzo della Provincia si è svolto stamattina un incontro che ha sottolineato quanto la tecnologia e gli inevitabili cambiamenti che porta nella sfera economica si riverberino sul sistema della giustizia nazionale e internazionale. Come ha spiegato Andrea De Bertolini, citando il filosofo Herbert Marcuse e l’articolo 3 della Costituzione, la giustizia e l’ordinamento devono mantenere in equilibrio due paradigmi inconciliabili: democrazia e mercato. Da un lato quindi un’istanza basata sull’uguaglianza di diritti e la parità, dall’altro un sistema che tende a creare diseguaglianze e disequilibri. La tecnologia deve quindi essere al servizio dei cittadini e favorirne l’esercizio delle libertà individuali, superando il rischio di costrizioni, limitazioni e repressioni.
Pur riconoscendo i vantaggi che l’uso di strumenti tecnologici e l’ingresso di nuove competenze hanno portato nella gestione amministrativa della giustizia, primo fra tutti la riduzione dei tempi, gli ospiti del Festival hanno sottolineato i limiti o i possibili problemi derivanti da un uso sconsiderato e non mediato della tecnologia.
Sì quindi agli strumenti che migliorano l’efficienza dei momenti processuali e l’attività di contrasto alla criminalità, sì alla tecnologia quando consente di acquisire velocemente prove e decisioni. Sì a maggiore interconnessione e comunicazione tra enti e con i cittadini. Sì agli investimenti in cultura organizzativa e digitalizzazione, possibili anche grazie a un attento sistema di reclutamento (dirigenti più giovani, l’aumento della presenza femminile, già al 40% tra avvocati e giudici, e l’ingresso di persone con nuove competenze sta migliorando sensibilmente la situazione).
No invece alla “giustizia algebrica” o a ipotesi di intelligenza artificiale nell’attività di giudici e magistrati. Ha affermato con decisione Legnini che “gli algoritmi non potranno sostituire l’interlogico di avvocati e giudici. Nell’interesse della democrazia, la motivazione delle decisioni costituisce il cardine del nostro sistema giudiziario”. È necessario non spersonalizzare il patrimonio identitario e la conoscenza dei valori del nostro ordinamento, gli ha fatto eco De Bertolini.
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