Sabato, 03 Giugno 2017 - 11:10 Comunicato 1450

Si vive più a lungo, ma come?

La fragilità viene analizzata dalla professoressa Agar Brugiavini relativamente alla popolazione anziana, dove si manifesta in maniera più forte e dove assume particolare rilievo a livello di conseguenze sociali. In questa dimensione, come e dove si incardina il ruolo delle politiche economiche e sociali? Nel favorire la formazione e il mantenimento del capitale iniziale, ovvero quando persiste elevata la cosiddetta abilità funzionale e nell'intervenire tempestivamente quando subentra la fragilità.
Da recenti studi, emergono importanti disuguaglianze nella fragilità, se si vanno ad analizzare ad esempio alcuni paesi europei, si riscontrano enormi variazioni. Questo è dovuto ad una struttura biologica o a diverse politiche sociali? In verità ci sono molte variabili, ma uno degli elementi determinati è senza dubbio l’istruzione.

Presentata da Gabriella Berloffa, Agar Brugiavini, docente di Economia Politica all’Università Ca’ Foscari di Venezia, affronta il tema della “fragilità”, come dimensione con delle conseguenze a livello di diseguaglianze e con implicazioni nelle scelte individuali e collettive.

La fragilità viene analizzata relativamente alla popolazione anziana, dove si manifesta in maniera più forte e dove assume particolare rilievo a livello di conseguenze sociali. L’obiettivo è quello di individuare i punti focali d’intervento delle politiche pubbliche che possono prevenire l’insorgere della fragilità o mitigarne l’effetto.

La relazione della professoressa Brugiavini sviluppa la fragilità dalle sue cause, ai suoi sintomi fino alle sue conseguenze. 

Un risultato comune alle società evolute vede la longevità in aumento e questo ha un impatto rilevante sulla struttura della popolazione per quanto riguarda il welfare. La domanda che ci si pone è questa: si vive più a lungo, ma come sarà la salute di quegli anni? 

Brugiani spiega che quando si parla di invecchiamento in buona salute, è bene specificare, che non ci si riferisce solamente al non essere ammalati, ma a qualcosa in più, a come si è autonomi. L’invecchiamento inoltre, è un processo, non uno stato, che inizia all’età zero e si sviluppa nel corso degli anni. Proprio per questo le politiche sociali non possono limitarsi ad intervenire tardivamente.

La fragilità è una condizione che causa la maggior esposizione a malattie e un cattivo stato di salute, in presenza di più condizioni sfavorevoli nello stesso tempo. E’ importante inquadrare la fragilità e soprattutto quando si innesca questo elemento. Un tema complesso, perché bisogna mettere insieme più aspetti. Agar Brugiavini scatta una fotografia molto dettagliata della fragilità. Le cause sono a sarcopenia (perdita di massa muscolare e forza) e la riduzione della densità minerale ossea. La sarcopenia è a sua volta causata da condizioni pregresse e stili di vita, come si accumulano durante la vita. I sintomi sono incapacità di badare a se stessi, nutrizione e regime alimentare scarsi e inadeguati. Le conseguenze sono qualità bassa della vita, tasso di mortalità maggiore, alto tasso di morbilità (incidenza di malattie) e maggiori tassi di ospedalizzazione o ricovero. Gli indicatori della fragilità sono le abilità nel compiere determinate azioni, come lavarsi e vestirsi. In questa dimensione, come e dove si incardina il ruolo delle politiche economiche e sociali? Nel favorire la formazione e il mantenimento del capitale iniziale, ovvero quando persiste elevata la cosiddetta abilità funzionale e nell'intervenire tempestivamente quando subentra la fragilità.

Da recenti studi, emergono importanti disuguaglianze nella fragilità, se si vanno ad analizzare ad esempio alcuni paesi europei, si riscontrano enormi variazioni. Questo è dovuto ad una struttura biologica o a diverse politiche sociali? In verità ci sono molte variabili, ma uno degli elementi determinati è senza dubbio l’istruzione. 



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