Venerdì, 02 Giugno 2017 - 19:53 Comunicato 1437

Salute e lavoro: quando il dolore è causa di inattività

Alan Krueger - ex sottosegretario al Tesoro americano alla sua quinta partecipazione al Festival dell’Economia - ha approfondito il delicato rapporto tra salute e mondo del lavoro, paragonando la situazione italiana e quella degli Stati Uniti. Intervistato da Alberto Orioli, vicedirettore de Il Sole24Ore ha spiegato che gli economisti hanno a lungo dibattuto sul perché una proporzione crescente di uomini nella prima parte della loro vita lavorativa non sono occupati o non cercano lavoro. A incidere in tal senso, oltre a fattori strettamente economici, sono anche la salute, le sofferenze e le cure mediche. Nel suo intervento ha scattato delle istantanee tra Italia e Stati Uniti che rimandano a problematiche sociali importanti

L’Italia è tra i Paesi dell’OCSE con il più basso tasso di partecipazione alla forza lavoro insieme agli Stati Uniti. Non solo. Vi è un notevole divario tra il dato maschile e quello femminile e un grande “spreco” di capitale umano con 2 milioni di giovani che non studiano e non lavorano. “In base agli studi che ho condotto – spiega Alan Krueger economista a Princeton e tra i più citati in tutto il mondo – risulta che i problemi di salute hanno un notevole impatto sulla partecipazione al mercato del lavoro e sul suo malfunzionamento. Quando parlo di “salute” non mi riferisco solamente alle patologie specifiche, ma anche a problemi di alcoolismo, droga, depressione latente e simili che hanno un forte impatto sulla società”. In altre parole ciò vuol dire che a causa de protrarsi della disoccupazione congiunturale, molti degli stessi disoccupati di lungo corso ha infatti smesso di cercare lavoro, ma non solamente perché il lavoro realmente manca o è difficile trovarlo, ma anche perché sono peggiorate le loro condizioni di salute. I dati analizzati da Krueger e dal suo staff rivelano infatti che la salute, le sofferenze e le cure mediche hanno una notevole incidenza su questo stato di cose. Le analisi sviluppate mettono in evidenza che il 40% degli uomini in età di prima occupazione, che non sono tra le forze di lavoro, dichiara di avere crisi di dolore che impediscono di svolgere le mansioni per le quali sono qualificati. Per contro circa il 20% di uomini occupati e il 19% di uomini disoccupati (quelli che stanno cercando lavoro) nello stesso gruppo di età dichiarano che stanno assumendo qualche farmaco antidolorifico. E, forse ancora peggio, molti di quelli che assumono farmaci antidolorifici, hanno aggiunto che quotidianamente soffrono di crisi dolorose. Certo, il rapporto tra la disoccupazione cronica e la dipendenza da farmaci analgesici è difficile da quantificare, soprattutto quando l’intera categoria dei medici americani prescrive con “troppa facilità” certi tipi di farmaci o analgesici. Questi dati riguardano soprattutto i bianchi americani. Ma per gli altri gruppi etnici, come gli afroamericani o gli ispanici, le cose non sono molto diverse anche se questo caso è evidente un aumento del tasso di criminalità. Certo, non è facile dire se i problemi di salute siano antecedenti alla non presenza nel mondo del lavoro o se, viceversa, la non presenza nel mondo del lavoro sia causa di problemi fisici. Il rapporto Krueger non lo spiega, ma in conclusione si sofferma sulla necessità di una copertura sanitaria universale negli Stati Uniti come medicina “sociale ed economica” preventiva. E nel nostro Paese? Tutto sommato, a fronte di un calo della partecipazione alla forza lavoro costante, alimentato anche dalL'invecchiamento della popolazione e da altri fattori economici, lo stato di salute – stando ai grafici di Krueger - non è poi così male… Come dire: disoccupati sì, ma in fondo in fondo meno depressi.

 

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