Venerdì, 28 Settembre 2012 - 02:00 Comunicato 2933

Oggi la conferenza stampa per fare il punto sui lavori di gruppo dei missionari
SULLE ROTTE DELL'EUROPA E DEL MONDO NEL NOME DELLA SOLIDARIETA'

Una quarantina i missionari che hanno dato vita quest'anno alla quarta edizione de "Sulle Rotte del Mondo", evento organizzato dalla Provincia autonoma di Trento e dall'Arcidiocesi. Si tratta dei missionari che operano o hanno operato in Europa, in particolare nei paesi dell'Est, dalla Romania alle repubbliche dell'ex-Urss, passando naturalmente per i Balcani, lacerati vent'anni fa dalla guerra e oggi in attesa di entrare a pieno titolo nell'Unione europea. Questa edizione è anche l'occasione per fare il punto del cammino fatto fino ad oggi, attraverso l'Africa, l'Asia e l'Oceania, le Americhe, per approdare appunto nel "vecchio Continente". Un cammino che ha visto per protagonisti oltre 500 missionari, assieme alle associazioni che operano nel campo della solidarietà internazionale, circa 270, e a quelle create dagli immigrati, i "nuovi trentini". Stamani la conferenza stampa a conclusione dei lavori di gruppo svolti in questi giorni dai missionari trentini presso il Seminario Maggiore, assieme all'assessore provinciale alla solidarietà internazionale e convivenza Lia Giovanazzi Beltrami e al direttore del Centro missionario diocesano don Beppino Caldera.-

A presentare i risultati dei lavori dei missionari, moderati dai giornalisti Marco Pontoni e Diego Andreatta, suor Michelina Bettega, coordinatrice del gruppo "La donna nella chiesa e nella società", padre Franco Sartori, che ha coordinato i lavori del gruppo su "I giovani migranti", padre Paolo Secchi, coordinatore del gruppo "Cattolici e ortodossi: cosa ci aspettiamo dall'ecumenismo?".
"Con oggi - ha detto in apertura l'assessore Beltrami - si conclude la prima parte di questa edizione delle Rotte del mondo. I missionari, nel corso dei diversi incontri pubblici, ci hanno offerto stimoli di discussione fortissimi, in temi che vanno dalla delle minoranze, questione molto presente oggi nell'Est Europa, alle migliaia di bambini 'orfani' delle badanti che lasciano la famiglia in patria, in paesi come la Romania o la Moldavia, per venire a lavorare da noi. E questo solo per rimanere alle problematiche che investono anche noi laici. Ma le Rotte ci hanno consentito anche di coinvolgere le comunità dei migranti che si sono formate qui in Trentino. E anche questo è un dono prezioso delle Rotte: perché la solidarietà è uno stile di vita, non è solo internazionale, ma riguarda in primo luogo il mio vicino di casa. Le Rotte del Mondo tagliano il traguardo della quarta edizione, ma certamente andranno avanti. Sul come ne discuteremo soprattutto domani, anche con delegazioni di missionari èprovenienti dagli altri continenti, oltre che con le associazioni. Abbiamo bisogno di andare oltre le nostre montagne, abbiamo bisogno di uno sguardo alto e voi, un esercito di 500 persone in ogni angolo della terra, siete i nostri ambasciatori, siete coloro che percorrono queste rotte e ci rendono più vicine le società del mondo".
Michelina Bettega, che lavora da oltre 20 anni in Romania e Moldavia, ha riportato le riflessioni scaturite dal gruppo di lavoro che si è occupato in particolare dell'universo femminile. "L'Europa è unica, ma è talmente diversificata che una visione uniforme la annienterebbe - ha detto innanzitutto, ricordando l'omologazione che vigeva ai tempi dei regimi comunisti - . Nei paesi dell'Est le donne hanno mantenuti vivi la fede e i valori spirituali, ma con l'esplosione del fenomeno migratorio femminile, dalla fine degli anni '90, si sono creati forti squilibri e nuove povertà, a causa della divisione delle famiglie. La presenza femminile nella Chiesa oggi non è ancora significativa, ma molte realtà stanno cambiando e si notano delle aperture, come ad esempio in Albania. Assistiamo anche ad un altro fenomeno, di carattere più generale: durante i regimi totalitari, in alcuni paesi, indipendentemente dalla possibilità o meno di esprimere la religiosità, le chiese erano piene. certo, allora esprimere pubblicamente la propria fede era anche un gesto politico. Con l'avvento della libertà, del consumismo e del capitalismo, le chiese si sono svuotate. La domanda di religiosità rimane forte però nei giovani e nelle classi medio-alte."
Paolo Secchi opera in Romania e ha riportato alcune considerazioni sulla ferita della divisione religiosa, a volte considerata una realtà di fatto, un dato immutabile, "perché la spinta ecumenica è molto forte in Occidente, ma meno ad Est", con l'eccezione di realtà come quella della Turchia, dove i cristiani sono minoranze talmente piccole che è giocoforza per essi cooperare. Riportando le parole di un confratello missionario padre Secchi ha detto che "i cattolici e gli ortodossi sono come due piramidi vicine, che si toccano alla base, mentre i vertici sono distanti. A volte le differenze religiose ricalcano inoltre fratture etnico-nazionali. L'unità è un dono, oltre che un compito. Servono la preghiera e il desiderio di rivolgere lo sguardo a Gesù Cristo, che genera l'unità. Se vogliamo costruire l'unità dobbiamo soprattutto conoscere realmente chi abbiamo davanti", ha aggiunto.
Il gruppo coordinato da Franco Sartori ha cercato di rispondere alla domanda sul cosa cercano i giovani, cosa perdono e cosa acquistano nell'emigrare in un paese diverso. Certamente la prima grande tematica da affrontare è quella del lavoro: "Chi si mette su una barca di fortuna, sia un ragazzo, un uomo o una donna incinta, non va in cerca di avventura, ma spende tutto quello che ha e rischia la vita per trovare un luogo dove ci sia benessere e pace". Gli immigrati non possono trasferire qui da noi qualcosa di materiale, avendo poco o nulla, ma portano se stessi, un popolo, una cultura, un vissuto. "Ciascuno è portatore di valori, di dignità e di storia. Se la nostra società fa fatica a comprendere questo patrimonio è anche perché non riusciamo ad accompagnare e formare quanti giungono fin qui. Anzi, spesso diffidenza, rifiuto e abbandono sono il primo impatto, mentre una diversa apertura creerebbe crescita e promozione umana. La Chiesa in primo luogo è chiamata ad aprire le braccia".
Ed è chiamata a farlo soprattutto in Europa, come sottolineato da don Beppino Caldera, un continente che ha prodotto enormi violenze e che ci auguriamo possa in futuro essere finalmente espressione di pace.

Questa sera alle 20.30 nella sala della Filarmonica, in via Verdi, a Trento, serata di "festa" con l'esibizione di gruppi musicali e di danza e del coro Ana di Trento. Domani il Forum delle associazioni e dei missionari in sala Depero, chiamato ad esprimersi sul futuro delle Rotte del Mondo, ma anche a confrontarsi con alcune esperienze maturate in realtà extraeuropee, come ad esempio a Nyahururu, in Kenya, dove la comunità di Saint Martin ha formato un "esercito" di circa 1800 volontari che oggi operano sul territorio in vari settori del lavoro sociale, dall'handicap all'educazione, dall'accoglienza delle donne vittime di violenza all'aids, a dimostrazione che il volontariato è possibile anche nei paesi "poveri" (posto che questa distinzione oggi abbia un senso).
In serata la veglia missionaria in Duomo. Domenica, alle 20.30, infine, alla sala della Cooperazione, il premio nobel per la pace Rigoberta Menchu.

Immagini e foto a cura dell'ufficio stampa.
Archivio immagini e comunicati sulla webtv della Provincia http://www.webtv.provincia.tn.it/ e sul sito www.missionetrentino.it
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