Mercoledì, 29 Maggio 2013 - 02:00 Comunicato 1499

Rossi: "Si tratta di una malattia assolutamente curabile, nessun allarme per i prodotti del Trentino"
SUI CASI DI EPATITE A IN PROVINCIA DI TRENTO

Sui casi di epatite A registrati in Trentino, un aumento che interessa tutto il nord-est dell'Italia, l'assessore alla salute e politiche sociali Ugo Rossi - sentito anche l'assessore all'agricoltura, foreste, turismo e promozione Tiziano Mellarini - precisa che: "Si tratta di 29 casi, nessuno dei quali è in gravi condizioni, fra l'altro non si registrano casi secondari, ovvero sembra escluso che ci siano state trasmissioni della malattia da persona a persona. Va comunque sottolineato che l'epatite A è la forma più lieve di epatite ed è assolutamente curabile". La fonte di infezione più probabile pare essere stata il consumo di frutti di bosco congelati provenienti da Paesi esteri: "Nessun allarme quindi sui frutti di bosco trentini - prosegue l'assessore Ugo Rossi - né freschi, né surgelati: si tratta di prodotti confezionati fuori regione, come segnalato dal Ministero della Salute che ha già anche diramato il sistema di allerta e provveduto al ritiro dal mercato".-

L'epatite A è la forma più lieve di epatite infettiva, ha un decorso solitamente benigno con tendenza alla guarigione spontanea; solo raramente si manifesta in forma grave. A partire dal mese di gennaio 2013 anche in provincia di Trento, come nel resto d'Italia, si è registrato un incremento inusuale e inaspettato dei casi di epatite A: a tutt'oggi i casi segnalati in Trentino sono 29, nessuno dei quali versa in gravi condizioni.
I casi registrati nella nostra provincia non presentano nessuno dei fattori di rischio conosciuti per epatite A ovvero: soggiorno all'estero in Paesi dove è presente la malattia; consumo di cozze crude o altri frutti di mare crudi; contatto con persone malate di epatite A. Inoltre le persone ammalate non si conoscono tra di loro e abitano in località diverse, questo porta ad escludere la possibilità di una trasmissione da persona a persona della malattia.
Sulla base dei controlli fin qui eseguiti, il Ministero della Salute ha dichiarato che la fonte di infezione più probabile è rappresentato dal consumo di frutti di bosco congelati proveniente da Paesi esteri. Sono comunque in corso ulteriori controlli e accertamenti, il Ministero ha attivato di conseguenza il sistema di allerta rapido degli alimenti e i lotti interessati sono stati ritirati dal commercio.
Anche per i casi avvenuti in Trentino è plausibile l'ipotesi che la fonte d'infezione sia costituita da frutti di bosco congelati prodotti in stabilimenti fuori provincia con materie prime provenienti da Paesi esteri. Si fa comunque presente la difficoltà di accertare tale ipotesi con certezza: la lunghezza e la variabilità del tempo di incubazione della malattia (da 15 a 50 giorni prima dell'insorgenza dei sintomi) rendono molto difficile condurre le analisi sugli alimenti effettivamente consumati dalle persone malate.
Va sottolineato che, sulla base delle informazioni in possesso dell'Azienda provinciale per i Servizi sanitari, il consumo di piccoli frutti freschi e in particolare di piccoli frutti di produzione locale non è associato a un maggior rischio di contrarre la malattia.
L'Azienda sanitaria è impegnata nella sorveglianza e nel controllo della malattia: per tutti i casi viene condotta un'accurata inchiesta epidemiologica sui fattori di rischio della malattia e per evitare la trasmissione dei casi da persona a persona vengono vaccinate le persone a contatto stretto del malato. Sono stati eseguiti 9 campioni su prodotti congelati di frutti di bosco inviati al laboratorio di Brescia per la ricerca del virus. Inoltre, in collaborazione con l'Istituto Superiore di Sanità, si è avviato uno studio scientifico sui fattori di rischio della malattia e sono stati inviati all'Istituto Superiore di sanità i campioni biologici dei casi per la tipizzazione del virus.

In allegato intervista audio all'assessore Rossi -