Sabato, 12 Ottobre 2019 - 21:49 Comunicato 2535

Roberto Duran: l’epica del pugilato

Basterebbe il soprannome “Mani di pietra” che lo ha accompagnato nella sua incredibile carriera a delineare un personaggio come Roberto Duran uno dei pugili più forti di sempre protagonista dell’incontro di sabato sera nella Sala Depero della Provincia per il Festival dello Sport. Al suo fianco, intervistati da Massimo Lopes Pegna, giornalista de La Gazzetta dello Sport, Niccolò Pavesi, giornalista Dazb, anche Mauricio Sulaimán presidente della Wbc e figlio di quel José Sulaimán considerato una delle figure storiche per il mondo della boxe.

Con la sua travolgente simpatia, tipicamente latina, Roberto Duran ha raccontato diversi aneddoti legati ai suoi incontri che hanno uno score incredibile di 70 Ko e 103 vittorie siglate con il titolo di Campione del Mondo di ben 4 categorie differenti: leggeri, welter, superwelter e medi. “Avrei potuto fare anche altri sport -  ha spiegato il campione di Panama - ma quando ho visto mio fratello indossare i guantoni sono rimasto così colpito e affascinato che ho scelto di intraprendere quella strada. Ho imparato a lottare guardando i film messicani, vivevo nel barrio e nonostante non pesassi nemmeno 100 libre, il peso minimo per gareggiare, ho incominciato a combattere e a vincere”.  Per Mauricio Sulaimán presidente della Wbc: “Duran era un pugile unico, capace di vincere in ben cinque decenni diversi e di battere i migliori. Professionista a quasi 17 anni in poco tempo, quattro anni, è passato dalle sfide nel barrio al Medison Square Garden di New York dove nel 1972  appena ventunenne, Roberto Duran incontrò e sconfisse il britannico Ken Buchanan”. Roberto Duran è considerato fra i  cinque miglior pugili degli ultimi ottant’ anni al fianco di monumenti come Sugar Ray Robinson, Henry Armstrong, Muhammad Ali e Joe Louis. La sua rivalità con Sugar Ray Leonard visse il suo primo capitolo, ricordato come uno dei più emozionanti di sempre della storia del pugilato nel 1980, nello Stadio Olimpico di Montreal dove Leonard aveva conquistato l’oro olimpico nel ’76. Una sfida epocale che proprio la Gazzetta dello Sport accompagnò con un titolo pungente come “Il picchiatore ha battuto l’artista” a sottolineare la differenza di stile fra Duran e Leonard. Di stile certo ma anche di modo d’ intendere il pugilato: “ Il pugilato latino, il mio pugilato – ha raccontato “mani di pietra”  è diverso da quello americano ed europeo: da noi si picchia mentre dall’altra parte si punta anche allo stile”. Divertente l’aneddoto raccontato proprio sul primo match con Leonard: “ Durante l’incontro continuavo a provocarlo dicendogli parolacce ed insulti. Era un modo per distrarlo e farlo spazientire”. Secondo Robert Duran, che ha chiuso la sua carriere nel 2001 a 50 anni, sconfitto da Camacho: “Per combattere un vero pugile deve essere intelligente, deve capire l’avversario, studiarlo. Sul ring bisogna anche muovere la testa cosa che nel pugilato di oggi si vede assai di rado”. Un pugilato quello del terzo millennio assai lontano da quello in cui era immerso Duran: “I soldi nel mondo della boxe sono sempre stati importanti – ha sottolineato Mauricio Sulaimán – ma allora si combatteva anche per onore ed orgoglio come faceva Roberto Duran mentre oggi è solo una questione economica ed organizzare i grandi incontri è diventato sempre più difficile”.



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