
Gli squilibri territoriali, le ragioni dello sviluppo regionale, gli elementi che frenano l’emancipazione economica di alcune zone dell’Unione Europea al centro della tavola rotonda organizzata dall’OECD a Trento nell’ambito della quarta giornata del Festival dell’Economia. Prospettive di sviluppo, politiche di coesione territoriale e buone pratiche sono state illustrate da Lewis Dijkstra, Capo della Unità di Analisi della Direzione Generale per le politiche regionali e urbane della Commissione Europea, e da Alexander Lembcke, economista e analista del centro Ocse per l’imprenditorialità a Parigi. Moderatore, il professor Andrea Fracasso, docente di Politica economica e Direttore della Scuola internazionale dell’Università di Trento.
La crisi economica cominciata nel 2007 ha amplificato le diseguaglianze tra territori, riportandole a quelle che si registravano nei primi anni ottanta. Disparità economiche regionali, all’interno degli stessi Paesi e di Paesi diversi - ha spiegato Dijskra - che influiscono sul modo di vivere e lavorare. Ragionare in termini di reddito medio è una trappola. Lo sviluppo economico non è mai lineare, fa registrare dei “salti”. Se in alcune regioni della Grecia la disoccupazione è al 25%, si capisce come la popolazione europea oggi sia portata a spostarsi nelle regioni che offrono lavoro e redditi più alti. Quali le cause dell’arretratezza di alcune regioni? Troppa burocrazia e troppa frammentazione amministrativa fanno male. Dove è più difficile l’accesso al credito si resta indietro. Le aziende più piccole trovano troppi ostacoli. E poi, ha ribadito Dijkstra, la qualità della governance è fondamentale.
Se il denaro pubblico viene investito per interessi privati o in progetti sbagliati (cattedrali nel deserto come aeroporti sottodimensionati o linee Alta velocità inutili), si allontanano gli investitori e si frena lo sviluppo. La ricetta di Lembcke, che si fa interprete delle politiche di coesione territoriale e socio-economica portate avanti dall’Ocse, riguardano la diversificazione strategica (come Tampere, in Finlandia, che finita l’epopea Nokia si è riconvertita nella biomeccanica), puntare sui punti di forza e sulle unicità dei territori, integrare gli attori e le politiche, ovvero comuni, aree metropolitane, imprese, decisori pubblici.
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