Domenica, 03 Giugno 2018 - 11:42 Comunicato 1342

Regioni sempre più produttive: il ruolo delle politiche di coesione e le prospettive dell'OCSE

L’educazione è un fattore trainante della crescita della produttività, ma non basta. Bisogna avere coraggio e capire quali sono i settori più «commerciabili» dell’economia. E la tecnologia rende sempre più produzioni e servizi, commerciabili. Pensiamo alle piattaforme digitali che mettono in rete servizi come le traduzioni o lavori impiegatizi. Ha però senso investire sulle persone ma anche sui luoghi per aumentare la produttività. Lo hanno ribadito i relatori intervenuti nella tavola rotonda organizzata dal centro Ocse di Trento al Convento degli Agostiniani. Oltre alle competenze dei lavoratori, servono meno burocrazia e più credito per le imprese, visioni strategiche e integrazione tra attori politici ed economici. La corruzione e gli investimenti faraonici sbagliati sono controproducenti. Ne hanno discusso Andrea Fracasso, direttore della Scuola di Studi internazionali dell’Università di Trento, Lewis Dijkstra, economista delle politiche regionali della Commissione Europea e Alexander Lembcke, analista del centro Ocse per l’imprenditorialità.

Gli squilibri territoriali, le ragioni dello sviluppo regionale, gli elementi che frenano l’emancipazione economica di alcune zone dell’Unione Europea al centro della tavola rotonda organizzata dall’OECD a Trento nell’ambito della quarta giornata del Festival dell’Economia. Prospettive di sviluppo, politiche di coesione territoriale e buone pratiche sono state illustrate da Lewis Dijkstra, Capo della Unità di Analisi della Direzione Generale per le politiche regionali e urbane della Commissione Europea, e da Alexander Lembcke, economista e analista del centro Ocse per l’imprenditorialità a Parigi. Moderatore, il professor Andrea Fracasso, docente di Politica economica e Direttore della Scuola internazionale dell’Università di Trento.
La crisi economica cominciata nel 2007 ha amplificato le diseguaglianze tra territori, riportandole a quelle che si registravano nei primi anni ottanta. Disparità economiche regionali, all’interno degli stessi Paesi e di Paesi diversi - ha spiegato Dijskra - che influiscono sul modo di vivere e lavorare. Ragionare in termini di reddito medio è una trappola. Lo sviluppo economico non è mai lineare, fa registrare dei “salti”. Se in alcune regioni della Grecia la disoccupazione è al 25%, si capisce come la popolazione europea oggi sia portata a spostarsi nelle regioni che offrono lavoro e redditi più alti. Quali le cause dell’arretratezza di alcune regioni? Troppa burocrazia e troppa frammentazione amministrativa fanno male. Dove è più difficile l’accesso al credito si resta indietro. Le aziende più piccole trovano troppi ostacoli. E poi, ha ribadito Dijkstra, la qualità della governance è fondamentale.
Se il denaro pubblico viene investito per interessi privati o in progetti sbagliati (cattedrali nel deserto come aeroporti sottodimensionati o linee Alta velocità inutili), si allontanano gli investitori e si frena lo sviluppo. La ricetta di Lembcke, che si fa interprete delle politiche di coesione territoriale e socio-economica portate avanti dall’Ocse, riguardano la diversificazione strategica (come Tampere, in Finlandia, che finita l’epopea Nokia si è riconvertita nella biomeccanica), puntare sui punti di forza e sulle unicità dei territori, integrare gli attori e le politiche, ovvero comuni, aree metropolitane, imprese, decisori pubblici.

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