Venerdì, 03 Giugno 2022 - 19:03 Comunicato 1637

Regionalizzazione, innovazione e competenze per le nuove sfide del commercio mondiale

FESTIVAL ECONOMIA TRENTO – L'Aula Kessler del Dipartimento di Sociologia, ha ospitato l'incontro dal titolo: “Commercio mondiale, catene di fornitura, materie prime e logistica. Evoluzioni e impatto sulle imprese italiane”. Sette i relatori che si sono confrontati sulle questioni di stretta attualità per le aziende italiane e sul futuro dei mercati.
Festival Economia 2022: presso l’Aula Kessler del Dipartimento di Sociologia “Commercio mondiale, catene di fornitura, materie prime e logistica. Evoluzioni e impatto sulle imprese italiane” (Giorgio Prodi Uni Ferrara, Alessandro Terzulli Chief Economist SACE, Emilio Rossi Senior Advisor Oxford Economics, Massimo Deandreis Presidente GEI-Associazione Italiana Economisti d’Impresa)

Ha aperto l'incontro Massimo Deandreis, Presidente GEI-Associazione Italiana Economisti d’Impresa. Dopo una breve presentazione dell'associazione, ha evidenziato che crisi pandemica e guerra in Ucraina, hanno accelerato alcuni cambiamenti che erano già in atto nel mondo economico globale. “Da dove veniamo e dove andiamo – ha chiesto Deandreis ai relatori - oggi la parola prevalente è regionalizzazione. Fino a poco tempo fa si parlava invece di delocalizzazione. La parola chiave è quindi il riavvicinamento. Dai flussi delle merci, alla crisi energetica, senza dimenticare il costo delle materie prime. Questi sono i temi sui quali vogliamo soffermarci”. 

“E' molto difficile – ha evidenziato Gregorio De Felice, Chief Economist Intesa Sanpaolo - dare delle risposte in questa fase. Certo è che l'attuale sistema economico con catene molto lunghe sta dimostrando fragilità e limiti. Assistiamo ad un ritorno della sovranità della politica nelle scelte economiche. Ogni impresa deve fare i conti con le realtà locali. Le sanzioni verso la Russia sono una conferma. Quale futuro ci aspetta dunque? Oggi i costi della delocalizzazione pesano fortemente sulle imprese, ma è aumentato anche il costo del lavoro. In Italia tra il 60 e 70% delle aziende si pone il problema di rivedere le proprie catene di approvvigionamento. Gli analisti faranno sempre più attenzione anche al credito nel futuro. Non è escluso che tra qualche anno, il credito ad imprese che inquinano ad esempio, non venga più concesso. Le catene verranno accorciate. Ma che cosa significherà a livello di inflazione e di crescita, è tutto da verificare”.

Le catene di fornitura evidenziano una notevole criticità secondo Valeria Negri, Vicepresidente GEI e Direttore Centro Studi Assolombarda. Evidenzia in particolare le importantidifficoltà che sta vivendo il settoremanifatturiero italiano. “E' un problema di offerta forte e chiaro – sottolinea - come stiamo reagendo come imprese? C'è un tema della logistica, dei prezzi e della disponibilità di materie prime, con contrazioni dei margini delle imprese stesse. Quali sono quindi le tendenze in atto? Il tema vero è quello del riavvicinamento delle catene di forniture. Nel 50% dei casi le aziende lombarde stanno rivedendo le catene di fornitura. Questa volatilità dei mercati, crea difficoltà che molte imprese non riescono a gestire. Il magazzino e i fornitori diventano fondamentali per la strategia aziendale. Oggi l'interrogativo è: quale ruolo vogliamo darci come sistema di imprese italiane? Dobbiamo spingere sempre più sull'innovazione. In un mercato regionalizzato, l'Italia deve ricavarsi un ruolo di primo piano. Le competenze sono la variabile chiave accanto a innovazione, gestione magazzini, sostenibilità. Dobbiamo essere lungimiranti”.

Le fiere sono un campo aperto dove le imprese si confrontano anche con la concorrenza,ha evidenziato Enrica Baccini, Direttore del Centro Studi di Fondazione Fiera Milano: “L'analisi che abbiamo fatto in collaborazione con Fondazione NordEst, dimostra la tipologia delle aziende che partecipano ai nostri eventi. Molte sono piccole, che producono prevalentemente con marchio proprio e beni finiti. La fiera è una palestra di emancipazione per molte realtà, che da terziste possono passare a produrre con il loro marchio. In merito alle catene di fornitura con relazioni prevalentemente collaborative (70%), contano di più le competenze. Abbiamo un'economia estremamente interessante. Le nostre forze sono i settori poco studiati: un esempio concreto è proprio legato ai distretti industriali del made in Italy”.

Emilio Rossi, Senior Advisor Oxford Economics. ha apertola seconda parte dell'incontro tracciando una sintesi della realtà attuale: “Ci troviamo – spiega - nel momento forse peggiore con il perdurare degli effetti economici della pandemia. Una eredità molto pesante, anche in termini di inflazione. L'invasione dell'Ucraina da parte della Russia, ha acuito la situazione e le problematiche economiche. Quello che è aumentato è il rischio di 'escalation', con un ovvio incremento nelle spese della difesa per molti stati. Non siamo così convinti che sia ancora tempo di parlare di 'deglobalizzazione' ma piuttosto di commercio internazionale più regionalizzato. Per il futuro con la guerra in Ucraina, le sanzioni che più pesano sono sulla parte tecnologica. Un punto di rottura sulla globalizzazione potrebbe essere legato proprio alle nuove tecnologie”.

Giorgio Prodi, Uni Ferrara, ha portato all'attenzione dei presenti, l'esempio concreto del distretto delle ceramiche. Un settore bloccato durante la pandemia. “Subito dopo – continua Prodi - è scattata un'ottima ripresa, dovuta anche ad una nuova domanda internazionale ma con vari problemi per le imprese italiane che importano proprio dall'Ucraina diverse materie prime. Non ultimo, l'incredibile aumento dei costi del gas, ha pesato sulla produzione. La difficoltà quindi, è stata quella di rimanere competitivi. In molti hanno dovuto di fatto fermare la produzione. Per questo servono nuove competenze per saper leggere i mercati e anticiparli prima degli altri”.

Alessandro Terzulli, Chief Economist SACE ha concluso con una dettagliata sintesi economica, sul Commercio mondiale e sulle catene del valore. “La pandemia e la guerra in Ucraina sono questioni diverse – ha dimostrato Terzulli - guardando ai numeri invito a fare molta attenzione nel parlare oggi di deglobalizzazione”.

Secondo i relatori che hanno preso parte all'incontro, la sfida del Pnrr e le riforme, sono però di fondamentale importanza per il futuro dell'Italia e delle imprese, che stanno guardando oggi con un nuovo ottimismo al futuro.

(fm)


Immagini