Venerdì, 01 Giugno 2012 - 02:00 Comunicato 1542

Giovani imprenditori e fornitori di servizi si confrontano su un tema cruciale per le aziende familiari
RICAMBIO GENERAZIONALE: OPPORTUNITA' O COLPO DI GRAZIA?

L'economia italiana è composta prevalentemente da imprese di tipo familiare. A volte però quando si tratta di passare il testimone del comando tutto rischia di spaccarsi. Il "capo" deve distinguere tra cuore e affari ma spesso non ci riesce. Individuare l'erede più talentuoso poi è tutt'altro che facile. A complicare il tutto la scarsità, in Italia, di soggetti specializzati che possono aiutare gli imprenditori in questa fase delicata. L'evento però può essere reso meno traumatico se si seguono semplici ma alquanto fondamentali parole chiave: preparazione, gradualità, valori, impegno e apertura verso l'esterno-

Era affollata di giovani la tavola rotonda, ospitata dalla Facoltà di Economia e moderata da Sandro Trento, docente di Strategie d'impresa e corporate governance all'Università di Trento. Segno che il ricambio generazionale è un argomento molto sentito, soprattutto di questi tempi. A prendere per primi la parola sono stati tre imprenditori che hanno raccontato come è avvenuto il cambio di vertice all'interno del proprio nucleo familiare.
Per Matteo Lunelli, presidente delle Cantine Ferrari, tutto si è svolto nella maniera migliore e più indolore. "Io e i mie cugini – ha raccontato – siamo la terza generazione. Il passaggio è stato studiato con l'aiuto della consulenza di membri esterni all'azienda ed è avvenuto dopo un periodo di convivenza tra generazioni. A facilitarci è stata anche la gavetta fatta altrove e i forti valori che ci uniscono". Essere un'impresa familiare, per Lunelli, ha rappresentato e rappresenta tuttora un vantaggio competitivo. 
Storia ben diversa invece quella dell'imprenditrice veneta Susanna Magnabosco. "Contrariamente alla famiglia Lunelli il nostro cambio generazionale è stato conquistato". Il padre, racconta, di abbandonare il comando proprio non ne voleva sapere. Ne sono nate liti furiose poi fortunatamente rientrate. "La mia esperienza – ha commentato - mi ha insegnato che l'età dell'imprenditore è un elemento determinante nell'andamento di un'impresa. Se io e mio fratello non avessimo imposto con forza nuove idee non so se saremmo sopravvissuti alla crisi".
"Modelli vincenti da seguire non ce ne sono – precisa Alessandro Laterza, amministratore delegato della Gius.Laterza & Figli Spa – perché dipende dal tempo in cui vengono applicati. La cosa certa è che il passaggio di testimone deve essere preparato". Chi subentra, ha spiegato Laterza, deve imparare il mestiere, scalare l'azienda, conquistare il rispetto dei dipendenti e dei colleghi. Deve sintonizzarsi con nuove richieste dovute non solo alla crisi ma anche a un nuovo modo di lavorare. "La cosa più importante a mio avviso – ha concluso Laterza – è che sia vissuta come una scelta e non come un obbligo".
Ad aiutare gli imprenditori ci pensa l'AIdAF di cui è direttore Gioacchino Attanzio. "Organizziamo seminari, attività di formazione, protocolli familiari ma soprattutto raccogliamo le storie delle aziende. Solo così si possono capire le problematiche da affrontare".
"Il 20% delle aziende italiane è guidata da persone con più di sett'antanni. Il 3% da over 80. Molto più spesso di quanto si possa immaginare ci sono figli di cinquant'anni - ha sottolineato Giulio Corbetta, docente all'Università Bocconi di Milano – che non hanno alcuna responsabilità. Un fatto che deve far riflettere".
"L'innovazione, l'attrazione di talenti, la preparazione di cui abbiamo parlato – ha concluso Alessandra Lanza, presidente Gei – sono elementi fondamentali anche all'interno del sistema paese. Se non riusciamo però a produrli quei talenti come facciamo ad attrarli? Dobbiamo ampliare la diversità. Dobbiamo recuperare il senso del futuro".

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