Sabato, 02 Giugno 2018 - 12:18 Comunicato 1295

Quando il logos si fa macchina

”Per cogliere pienamente il senso della nostra civiltà, che è basata sull’automazione e sull’intelligenza artificiale, bisogna fare un passo indietro e considerare l’evoluzione dell’idea di meccanica e di automa incrociandola con il concetto di lavoro umano e di etica” ha spiegato il professor Remo Bodei, tra i massimi esperti delle filosofie dell’idealismo classico tedesco e dell’età romantica. Oggi in una gremita Sala Filarmonica, ha dialogato con la giornalista de Il Sole 24 Ore Eliana di Cairo e con il pubblico toccando tematiche attuali e di natura etica.

Quello dell’etica relativo all’automatizzazione delle macchine, grazie alle nuove tecnologie, è una tematica che oggi ricopre un ruolo fondamentale. Come ha affermato Bodei: “In origine il termine mechané significava astuzia, inganno, artificio, trappola tesa alla natura per catturarne l'energia e volgerla in direzione dei vantaggi e dei capricci degli uomini”. Seguendo tale ragionamento il filosofo – che è professore emerito di Filosofia all’Università di Pisa, dopo aver insegnato anche alla Scuola Normale Superiore e alla University of California, Los Angeles – ha voluto spiegare che il significato del termine Etica, relativo all’utilizzo delle più avanzate tecnologie nel mondo del lavoro, è ora ritornato alle sue antiche origini greche. Ovvero, nel suo significato più puro, un inganno, una prigione per l’energia della natura, una tecnica utile a fare qualcosa che altrimenti non sarebbe naturalmente possibile secondo le forze naturali. Nell’antichità quindi il termine “macchina” non era connesso al concetto di scienza.

Ma le macchine sono diventate, nel tempo, “intelligenti” ed il primo a parlarne è stato Galileo Galilei, convinto che le forze naturali non sia possibile comandarle. Con lui nasce il concetto di ragione nella costruzione delle macchine, intendendo queste come meccanismi utili all’uomo per trovare più abili soluzioni. Parte così la “cosiddetta civiltà delle macchine” che si evolve fino alla prima rivoluzione industriale e che vede nella macchina come un qualcosa di utile all’uomo, in sostituzione di esso, per lo sgravio di compiti e attività. Così da lasciare la mente libera per pensare ad altro. Dalla prima rivoluzione industriale dell’Ottocento, le evoluzioni progrediscono fino alla società moderna – che secondo il filosofo si è salvata grazie al consumismo – per arrivare infine all’era elettronica e dell’intelligenza artificiale, quella che ci appartiene e dove le macchine “prendono decisioni da sole”, in quanto programmate in anticipo sulla base di algoritmi, con una sempre minor partecipazione da parte dell’uomo. E se è vero che “Chi governa l’intelligenza artificiale governerà il mondo” – con riferimento ad una frase detta da Putin – il filosofo non nega che ciò possa essere una chiave di lettura interessante.

Se infatti nel periodo della rivoluzione industriale subentra la sostituzione degli uomini con delle macchine, generando preoccupazione per molte persone che persero il proprio lavoro è giusto chiedersi ora se ciò accadrà di nuovo, dato che macchine dotate di un intelligenza artificiale sono già presenti nel mondo del lavoro e in futuro saranno dominanti.  La domanda è: dobbiamo preoccuparci di una possibile sostituzione di massa degli uomini con le macchine intelligenti? La risposta è possibile ricercarla in un’altra riflessione: le macchine delle industrie di fine Ottocento rispecchiavano in senso stretto il significato di mechané, infatti erano un ausilio agli uomini essendo, principalmente, dei calcolatori; nel mondo attuale invece, con la nascita delle learnign machine, queste non sono più un ausilio all’uomo ma ,essendo dotate di un logos impersonale, potranno lavorare autonomamente.

A questo punto però è spontaneo porsi un’altra domanda: “Come cambieranno la costruzione della personalità umana, l’etica, l’educazione quando il logos umano sarà soggetto al logos impersonale degli algoritmi?”. Il professore si è soffermato principalmente sulla questione dell’etica , ed eticamente parlando, non c’è nessun algoritmo che possa dire alle macchine quale sia la cosa più giusta da fare. Ci sarà quindi un limite? Chi lo pone? Riusciremo a superarlo? … come afferma nel suo libro “Limite” il prof. Bodei ricorda che “se gli uomini non tentassero continuamente l’impossibile, il possibile non verrebbe mai raggiunto”.

E se in passato a “governare il mondo” erano grandi investitori e proprietari industriali, oggi è chi detiene il controllo dell’intelligenza artificiale a detenere il potere. Per questo, secondo Bodei, le macchine dotate di un’intelligenza artificiale dovrebbero avere un limite.

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