Giovedì, 06 Aprile 2017 - 17:16 Comunicato 774

L'assessore Zeni e la delegazione trentina, dopo la conferenza Stato - Regioni, hanno visto il direttore Andrea Urbani
Punto nascita di Cavalese: ieri incontro a Roma

Incontro ieri, fra l'assessore alla salute e politiche sociali Luca Zeni e delegazione trentina composta dal presidente della Comunità territoriale della Val di Fiemme Giovanni Zanon, dall'assessore del Comune di Cavalese Giuseppina Vanzo, dagli onorevoli Lorenzo Dellai e Albercht Plangher (che è anche vice presidente dell'intergruppo parlamentare per lo sviluppo della montagna), nonché dal senatore Franco Panizza, con il direttore generale della Programmazione sanitaria del Ministero della Salute Andrea Urbani e il presidente del Comitato nazionale percorso nascita Gianfranco Jorizzo.
L'assessore provinciale Zeni, che era a Roma per la conferenza Stato - Regioni, ha rappresentato le difficoltà che oggi tutte le Regioni hanno nell'assunzione di medici, in particolare in specialità come rianimazione e pediatria, motivo che rende difficile garantire gli standard previsti per il mantenimento dei punti nascita in deroga. L'assessore, che si è confrontato anche con alcuni assessori di altre Regioni, ha chiesto ai referenti del Ministero di poter avviare un confronto tecnico che consenta di valutare la possibilità di rendere più flessibili gli standard previsti, in particolare per quanto riguarda la presenza attiva H24 dei pediatri. Il presidente della Comunità, al termine dell'incontro, si è detto soddisfatto per come l'assessore Zeni ha saputo rappresentare, in sede ministeriale, le difficoltà connesse ai punti nascita di montagna e quindi anche di Cavalese.
Poco fa l'assessore Zeni ha relazionato al Consiglio provinciale in merito all'incontro di Roma, rispetto a Cavalese ha dichiarato: "Confermiamo il mandato che abbiamo dato all'Azienda sanitaria, al momento ci sono diverse domande e alcune hanno indicato anche Cavalese, l'obiettivo è avere le figure professionali necessarie".

Nel corso dell'incontro i rappresentanti del Ministero hanno ribadito gli obiettivi delle indicazioni riguardanti la chiusura dei punti nascita con meno di 500 parti all'anno, che sono appunto quelli di migliorare la sicurezza delle donne. I dati di esito sono inequivocabili, e indicano chiaramente che nei punti nascita con meno di 1.000 parti all'anno il rischio di problemi di fronte ad una emergenza è superiore che nei punti nascita maggiori. La rete dei punti nascita trentina non fa eccezione.
Si è tuttavia confermato che il decreto ministeriale dell'11 novembre 2015, consente una deroga per i punti nascita collocati in aree così disagiate orograficamente che le difficoltà di spostamento anche per i mezzi di soccorso sono tali da compensare in parte la minor sicurezza del punto nascita.
Il Ministero ha aperto alla possibilità di valutare la richiesta di standard più flessibili, ma è stato tassativo nello specificare due punti in particolare:

  1. l'approfondimento dovrà riguardare la valutazione rispetto agli standard di sicurezza interni del punto nascita, in particolare la necessità di guardia attiva per pediatri, anestesisti, ginecologi; possibili modifiche dovranno essere valutate tecnicamente perché dovrà essere garantita la massima sicurezza per donna e nascituro;
  2. non è in discussione il tema dei requisiti di un territorio per ottenere la deroga; questo significa che, per il Trentino, potranno essere interessati da eventuali modifiche, più flessibili, degli standard di funzionamento del punto nascita, Cles e Cavalese, che hanno ottenuto la deroga perché considerati in zone disagiate, non Arco e Tione, che non la hanno ottenuta. Tant'è vero che il probabile affinamento dei criteri per la valutazione di un territorio come area disagiata porterà la valutazione ad essere ancora più stringente, non certo più larga.

A questo proposito, l'assessore Luca Zeni ha voluto ricordare il caso del punto nascita di Arco, ma i rappresentanti del Comitato percorso nascita nazionale, in coda all'incontro, hanno confermato che la valutazione è stata approfondita e non ci sono spazi per modifiche rispetto a tale valutazione.

In conclusione, va ribadito che, una volta che ci fossero delle proposte tecniche di criteri più flessibili, queste dovrebbero comunque seguire un iter normativo complesso e i tempi non saranno inferiori ai 12-18 mesi. Nelle more di queste discussioni non sono previste modalità diverse da quelle in vigore, con la guardia attiva h24 di pediatri, ginecologi e anestesisti.
Nel frattempo la Provincia autonoma di Trento ha confermato il mandato all'Azienda sanitaria per assumere i professionisti necessari.

(at)


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