Sabato, 06 Febbraio 2016 - 19:48 Comunicato 181

L'assessore Mellarini al convegno che ha chiuso il 13° Campionato di sci a San Martino di Castrozza
Protezione civile, il futuro è nella complementarietà delle forze

Il soccorso in montagna è destinato ad essere sempre più un’attività “in rete”, svolta in sinergia operativa da tutte le componenti del grande “movimento” della Protezione civile nazionale. Non più soltanto a livello di coordinamento degli interventi, ma sempre più un impiego complementare delle forze e dei servizi. E’ questa la principale indicazione uscita dal convegno che ha chiuso oggi a San Martino di Castrozza il 13° Campionato nazionale di sci della Protezione civile. Un movimento che ha ritrovato se stesso in questi giorni di gare sugli sci, e che ha colto l’occasione, come ogni anno, per rinsaldare rapporti e relazioni, ma anche per riflettere sui cambiamenti in atto e su alcuni temi particolari, quali appunto le sinergie e le modalità operative per gli interventi di soccorso e assistenza in ambiente montano. Un tema che al convegno di oggi, aperto da Tiziano Mellarini, assessore alla protezione civile della Provincia autonoma di Trento ed al quale ha partecipato anche il capo del Dipartimento della Protezione civile nazionale Fabrizio Curcio, è stato affrontato da varie angolazioni.

Il nuovo contesto in cui occorre oggi inquadrare il dibattito sulla sicurezza nei territori di montagna richiama tra l’altro aspetti sociali (il rapporto tra sicurezza e libertà, ad esempio, come accennato dall’antropologo Annibale Salsa), climatici, il delicato rapporto tra rischio (una condizione di per sé imprevedibile) e pericolo (prevedibile). Temi ai quali ha fatto riferimento lo stesso assessore Mellarini, che ha rimarcato l’importanza della formazione, “assolutamente necessaria, senza però mai dimenticare il capitale umano e il volto solidale che la Protezione civile mostra ogni qualvolta va in soccorso di chi si trova in pericolo”. 

“C’è un grande interesse oggi per la montagna – ha affermato Mellarini, che al convegno ha portato anche il saluto del governatore Ugo Rossi - soprattutto da parte dei giovani. Negli ultimi cinque anni, i dati lo dicono, molte famiglie hanno ripreso a frequentare la montagna, e questo ci impone di affrontare il tema dell’appropriatezza di come ciò avviene. Accanto a questo tipo di frequentazione della montagna, si uniscono anche gli sport estremi, in crescita, che taluni affrontano però non con il giusto approccio, ci sono poi le discipline salutistiche, così come i cambiamenti meteorologici che in montagna hanno un particolare impatto. Aspetti che chiamano direttamente in causa la Protezione civile, che oggi il cittadino ha imparato a conoscere sempre di più e meglio, e l’attività di ricerca senza la quale non vi potrebbe essere né innovazione né sviluppo”.

Fondamentale, per poter chiedere aiuto e per essere di aiuto agli altri – come ha spiegato Luisa Zappini, responsabile della Centrale Unica di Emergenza facendo riferimento alla necessità di un coordinamento interforze – è “sapere che cosa fa ognuno”. E il convegno ha proprio mostrato questo, dando voce alle realtà locali e nazionali del soccorso alpino, dalle scuole e centri di addestramento della Guardia di Finanza, la cui attività è stata illustrata dal colonnello Stefano Murari, della Polizia di Stato (comandante  Vittorio Zamparelli) e dei Carabinieri (colonnello Giovanni Polito), del Soccorso alpino e speleologico del Trentino (Adriano Alimonta), dell’ispettore dei Vigili del fuoco Fabio Dattilo (“Le risorse scarseggiano per tutti, si è costretti a fare sinergia, occorre vedere la forza nelle eccellenze degli altri, le concorrenze non servono a nulla”), di Daniele Bono, coordinatore del Gruppo tecnico interregionale di emergenza unica del Ministero della Salute, del presidente degli Psicologi per i popoli – sezione Trentino Luigi Ranzato, e del capo del Dipartimento della Protezione civile della Regione Sicilia Calogero Foti.



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