Martedì, 28 Giugno 2016 - 17:25 Comunicato 1421

Rossi: "Un lavoro fondamentale per la storia del Trentino"
Presentato il volume “Avremo l’energia dai fiumi. Storia dell’industria idroelettrica in Trentino”

Tutto esaurito ieri pomeriggio alla sala conferenze della Centrale di Santa Massenza per la presentazione del volume “Avremo l’energia dai fiumi. Storia dell’industria idroelettrica in Trentino”, dove è intervenuto anche il presidente della Provincia autonoma di Trento Ugo Rossi. “Un lavoro fondamentale per la storia del Trentino – ha detto Ugo Rossi – che fa il punto su un tema centrale non solo per la storia economica di questo territorio ma, più in generale, per la storia politica e istituzionale”.
Insieme al presidente della Provincia erano presenti i curatori dell’opera Alessandro de Bertolini e Renzo Dori, il direttore di Hydro Dolomiti Energia Lorenzo Cattani, il presidente del Gruppo Dolomiti Energia Rudi Oss, il presidente della Fondazione Museo storico del Trentino Giorgio Postal e il direttore della Fondazione Museo storico del Trentino Giuseppe Ferrandi. Tra il pubblico anche alcuni degli studiosi che hanno contribuito alla miscellanea di saggi presente nel volume, tra Antonio Bernabè, Bruno Maiolini, Maria Cristina Bruno e Tommaso Baldo.

Il lavoro, edito dalla Fondazione Museo storico del Trentino e suddiviso in due volumi (il primo di 398 pagine presenta una raccolta di saggi che analizza l’argomento da punti di vista differenti, il secondo di 424 pagine offre una descrizione di tutte le grandi derivazioni idroelettriche presenti in Trentino suddivise per asta fluviale e per impianto) è stato presentato insieme a una breve clip audiovisiva a cura della Fondazione Museo del Trentino tratta dal documentario “Ricordi dalla collina” per la regia di Lorenzo Pevarello. Erano presenti nella selezione la voci di alcuni testimoni dell’epopea idroelettrica in Trentino e qualche spezzone dei filmati d’epoca realizzati durante la costruzione della centrale di Santa Massenza su commissione della Società Edison.

Prima di entrare nel merito del lavoro, gli interventi hanno subito posto l’attenzione sul carattere virtuoso del rapporto di collaborazione fra Fondazione Museo storico del Trentino ed Hydro Dolomiti Energia, la società del Gruppo Dolomiti Energia che ha sostenuto la pubblicazione dell’opera.

Successivamente i relatori al tavolo hanno presentato l’opera nei suoi contenuti tracciando contestualmente un breve profilo della situazione sociale ed economica che, durante il secolo scorso, vide affermasi lo sviluppo dell’industria idroelettrica in Trentino. La scelta di intraprendere la via dell’idroelettrico cominciò con la sfida tardo-ottocentesca di elettrificare la città durante l’amministrazione di Paolo Oss Mazzurana, podestà di Trento per più mandati tra gli anni settanta e gli anni novanta. A quell’epoca, lo sfruttamento dell’acqua come strumento per ottenere energia elettrica rappresentava una strada innovativa e portava con sé grandi aspettative, ma era realizzato in un’ottica di soddisfacimento delle esigenze preminentemente locali. Nei decenni successivi l’iniziativa municipale dovette misurarsi con un contesto di forti cambiamenti dovuto allo scoppio delle guerre mondiali, alle difficoltà del periodo infrabellico e al dopoguerra. La prima metà del secolo scorso vide l’arrivo in Trentino di grosse società che, muovendo enormi capitali, assunsero di fatto la spinta propulsiva per la realizzazione dei grandi cantieri idroelettrici. Dagli anni venti agli anni sessanta tutte le principali aree del Trentino furono interessate dalla corsa al “carbone bianco”, guidata dai maggiori gruppi industriali del paese. Un fenomeno che non si limitò al territorio provinciale ma che coinvolse gran parte dell’Arco alpino. Il protagonismo del Comune di Trento rappresentò dapprincipio un robusto impulso a quello che si mostrava, agli albori del Novecento, come un settore nascente dell’economia locale e della futura industrializzazione. Ciò che accadde successivamente mostrò invece una lenta ma costante esautorazione delle amministrazioni locali dal ruolo di iniziativa e di governo del comparto idroelettrico a favore degli interessi delle maggiori industrie italiane, le quali, in Trentino, erano attirate dalla possibilità di produrre grandi quantità di energia da vendere sui mercati dell’Italia del nord, dove la domanda era in aumento. Fino a quando, con legge parlamentare numero 1643 del 6 dicembre 1962, lo Stato nazionalizzò il settore della produzione e distribuzione dell’energia elettrica.

In questo quadro, il lavoro della Fondazione Museo storico del Trentino ha tentato di ricostruire nei volumi un percorso di storia il più obbiettivo possibile cerando di restituire sia la dimensione “dell’epopea idroelettrica” sia la dimensione “dell’assolto idroelettrico”. Lo sviluppo dell’idroelettrica, quindi, come motore di crescita per il territorio del Trentino ma anche come elemento di grande criticità. I grandi cantieri hanno portato occupazione, contribuendo a rallentare l’emigrazione, ma hanno contemporaneamente fatto emergere il problema delle dure condizioni d’impiego sul posto di lavoro. La costruzione dei bacini artificiali, di sbarramenti e opere di derivazione su tutte le principali aste fluviali della provincia ha segnato un importante passo avanti nell’utilizzo di energia da fonti rinnovabili, ma le opere realizzate hanno generato una modificazione del paesaggio decisiva e irreversibile occupando forzatamente porzioni di territorio, ponendo problemi di tipo urbanistico nei rapporti con la popolazione e di tipo idrologico in tema di alterazione della quantità e della qualità delle acque dei torrenti alpini.

La sfida del lavoro è stata quella di restituire la storia nella sua complessità cercando di inserire gli eventi in un quadro il più possibile obiettivo. Le fonti utilizzate sono quelle dei tradizionali strumenti della storia, dagli archivi di impresa alla documentazione di settore, con un riguardo particolare alle fonti fotografiche e alle fonti orali.

(fm)


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