Venerdì, 01 Giugno 2018 - 22:00 Comunicato 1287

Pier Luigi Sacco entusiasma il pubblico del Festival dell’Economia

Introdotto con parole di lode e amicizia da Joaquim Oliveira (OECD), l’economista della cultura Pier Luigi Sacco ha ricevuto applausi scroscianti dal pubblico che ha affollato la sala dell’ex Convento degli Agostiniani, durante il Festival dell’Economia. Tra mecenatismo e produzioni dal basso, oggi la produzione culturale è più che mai polimorfa. L’Unione Europea suggerisce di programmare politiche culturali le cui esternalità positive ricadano su innovazione, welfare e società.

Il professor Pier Luigi Sacco ha analizzato le diverse tipologie di soggetti che all’interno di un sistema producono cultura. Una galassia variegata costituita da modelli legati al mecenatismo, che includono le arti visive, lo spettacolo dal vivo, il patrimonio e i musei; le industrie culturali, come il cinema, la radio, l’editoria, la musica; le industrie creative, nelle quali troviamo desing, moda, food, comunicazione; e infine le nuove piattaforme aperte, così versatili e mutevoli da essere difficilmente definibili ma che annoverano tra gli attori anche i social network, youtube e i blog. Le strategie di sviluppo locale, come suggerito dai recenti indirizzi assunti dall’Unione Europea, devono riconoscere e favorire la presenza di tutti i segmenti culturali.
Soffermandosi sul primo modello, il cui valore si basa sull’originalità e la non riproducibilità dei contenuti (opere d’arte, spettacoli, patrimonio), Sacco è stato molto chiaro nel ribadire la necessità del sostegno pubblico: il sussidio non è una manifestazione di debolezza, ma è caratteristica non discutibile e intrinseca al tipo di attività. Il modello industriale non può essere applicato ai musei e ai teatri, per esempio, perché le logiche di gestione sono differenti. Si tratta di realtà che non devono generare profitti, bensì quella ricerca e quelle idee che si riverberano sugli altri settori della cultura che di questo – primario – si nutrono.

La cultura produce valore quando cambia i comportamenti delle persone migliorando la capacità di rispondere emotivamente, di osservare e comprendere la realtà, di costruire nuove narrazioni. Soprattutto, ha spiegato l’economista, la cultura impatta con il welfare: la partecipazione attiva influenza il benessere fisico e psicologico individuale e collettivo. È questa infatti la nuova frontiera di indagine degli enti di ricerca internazionali. Le esperienze cognitive hanno conseguenze economiche impattanti che sono oggetto degli studi più recenti e degli indirizzi della nuova agenda culturale europea, pubblicata qualche giorno fa. Le esperienze di partecipazione ben progettate migliorano la vita delle persone e hanno effetti sulla salute e i comportamenti collettivi. Osservate da questo punto di vista le politiche culturali perdono il tradizionale ruolo marginale e vengono analizzate come politiche di sistema. Questa ridefinizione è uno dei nuovi terreni di analisi socio-economica promosso in Europa. Favorire la costruzione delle capacità, dei talenti e delle opportunità fa parte della sfida che i paesi contemporanei hanno di fronte.

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