Sabato, 13 Ottobre 2018 - 15:44 Comunicato 2460

Paolo Maldini, il campione del Milan e della Nazionale, conquista il pubblico del Festival dello Sport

Batte forte il cuore rossonero al Festival dello Sport di Trento. Centinaia di tifosi del Milan hanno accolto all’Auditorium S. Chiara nella tarda mattinata di oggi Paolo Maldini protagonista di uno degli eventi più attesi della prima edizione della kermesse. Teatro esaurito e tifo, quasi, da stadio per una delle bandiere del Milan capace però con la sua personalità e con il suo grande carisma in campo e fuori anche gli appassionati del pallone che sanno apprezzare i campioni veri oltre ogni fede calcistica.

Nell’incontro condotto da Gianbattista Olivero, giornalista de La Gazzetta dello Sport. Paolo Maldini ha raccontato alcuni dei momenti più salienti del suo percorso da campione. Una leggenda la sua legata ai colori del Milan, squadra in cui ha debuttato in serie A quando aveva solo sedici anni e con la quale ha vissuto memorabili trionfi ma anche momenti difficili senza mai perdere l’attaccamento alla maglia e l’affetto dei tifosi del "Diavolo" che lo hanno accolto al grido di: “Un capitano, c’è solo un capitano”. “La storia della mia famiglia è legata ai  Milan – ha raccontato Paolo Maldini – e anche se non ho mai visto giocare mio padre Cesare mi sono ispirato a lui al suo esempio senza mai cercare un primato personale ma solo quello della mia squadra”. Maldini ha fatto anche parte del Milan degli invincibili, quello delle 58 partite di fila senza sconfitta, e dopo il suo addio al calcio la maglia numero 3 è stata ritirata. Un destino a strisce rossonere quello di Maldini che ha incrociato i tacchetti con tanti campioni del calcio, “I più forti – ha detto – contro cui ho giocato sono stati Maradona, il brasiliano Ronaldo e Totti fra gli italiani mentre oggi il più grande è senza dubbio Messi che incarna l’essenza del calcio”,  ma anche con allenatori che hanno fatto la storia del Milan come Niels Liedholm, Arrigo Sacchi, Capello e Ancelotti. Allenatori che Maldini ha ricordato partendo da Sacchi: “Arrigo è stato un grande allenatore, attento a tutti i particolari, maniacale in ogni dettaglio e forse è rimasto in quale modo prigioniero di questa sua rigidità. Ho vissuto grandi momenti anche con Capello e Ancelotti, entrambi sapevano fare gruppo, ma vorrei anche ricordare la figura di Niels Liedholm che credeva nei giovani e che mi ha lanciato”. Dopo il suo ritiro, nel 2009, Maldini si è allontanato dal Milan per poi rientrare in grande stile nell’organigramma della società milanese proprio quest’anno con la nuova proprietà targata Elliott che vuole far tornare grande il Milan insieme ad un allenatore bandiera come Gattuso: “Rino ha un gran senso di appartenenza al Milan ed è un uomo capace di dialogare e di ascoltare la squadra e la società”.Oltre a rivestire il ruolo di difensore e capitano del Milan, Paolo Maldini è stato anche uno dei pilastri della Nazionale per anni e proprio ai colori azzurri è legata una della sue delusioni più grandi: “Insieme alla sconfitta patita con il Milan contro il Liverpool in finale di Coppa Campioni, squadra contro la quale due anni dopo mi sono preso la rivincita vincendo la mia ultima Champions – ha raccontato Maldini -  il mio più grande rammarico è stato la finale persa ai rigori negli Stati Uniti con la maglia della nazionale contro il Brasile”.



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