Giovedì, 25 Maggio 2023 - 14:00 Comunicato 1505

Paola Severino: "I robot potranno aiutare gli avvocati ma certo non sostituirli nel difendere una persona"

Da Paola Severino è arrivato un messaggio di “conforto” nel confronto dei colleghi più giovani: “Resisteremo nella nostra professione in carne ed ossa: il compito degli avvocati è quello di ritagliare per il proprio cliente un vestito fatto su misura. Non standardizzato dall’intelligenza artificiale dei robot”. L’avvocato Severino già ministro della giustizia del Governo Monti ed ora vicepresidente dell'università Luiss Guido Carli, lo scorso anno ha infatti pubblicato un libro che mette sotto la lente d’ingrandimento questo tema, dal titolo: “Intelligenza artificiale, politica, economia, diritto, tecnologia”.
Paola Severino, all'incontro al Festival dell'Economia di Trento, non si è nascosta dietro ad un dito: “Ci sono delle regole sufficienti su questo aspetto? No, il fenomeno corre molto veloce. La possibilità predittiva dell’ai sembrava possibile solo nei film, ovvero un algoritmo che definisce come pericolosa una persona. Ma questa capacità predittiva è valida o c'è sempre il libero arbitrio? C’era nel nazismo la teoria del delinquente nato, non si può tornare a quelle fasi. Però non si deve avere paura dell’ai, l’ai non è mai stupida. Lo stupido si rifiuta di imparare, l’ai acquisisce di continuo. Ma voi sareste contenti di essere giudicati da un robot, difesi da una macchina? Serve l'intermediazione, le fake news si sono diffuse perché non c’erano giornalisti a valutarle. Il diritto ora non sta dietro ai tempi dell’ai: copyright e privacy, servono regole”.
FESTIVAL DELL'ECONOMIA - Nella foto: Paola SEVERINO [ Marco Simonini - Archivio Ufficio Stampa PAT]

La docente ha proseguito: “Penso all’autoguida delle vetture. È l'umano che inserisce le regole. La correzione dell’errore non però rende l’auto infallibile. L’inventore di Chat gpt ci dice che ci sono risposte che sembrano corrette ma non sempre lo sono. Anche i robot possono soffrire di allucinazioni. La macchina obbedisce agli input, compreso il non autodistruggersi, eppure c'è un caso testimoniato, un tentativo di suicidio di un robot. Ora si ragiona sul fatto se si può brevettare una scoperta fatta dall’ai, come le sue eventuali responsabilità. Serve sul tema una giurisdizione territoriale che dovrà essere mondiale. A chi possiamo fare riferimento ? C'è una normativa europea per ora, ma serve di certo una governance a livello globale”.
Dal dibattito è emerso un timore che è quello di molti: “La sorveglianza e la raccolta dei dati sono troppo pervasivi? Il rischio c'è, ma è molto utile una ai che aiuti nel prevenire il riciclaggio e la corruzione. Ci permette di avere degli indici che possono portarci ad individuare il reato. Il confine? I dati raccolti debbono essere utilizzati in modo lecito, ho perplessità per esempio sul riconoscimento facciale utilizzato da molte aziende all’estero, già ora. Si tratta di una forma evolutiva o al contrario? Dalla fantascienza siamo passati già alla realtà. Servono regole omogenee. Un altro rischio: aumenteranno le discriminazioni? La giustizia predittiva ci preoccupa, è molto usata negli Usa. Non da noi. Dove c'è non ha aumentato però la correttezza delle decisioni. Vengono inseriti anche degli errori del passato, rimangono dentro i data base. La morale? Non tutto ciò che è pensato da una macchina è migliore di quanto fatto da un uomo. L’avvocato del futuro però potrà trarre vantaggio dall’ai, il computer della Cassazione già ci presenta tutti i precedenti” ha concluso.

(gt)


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