«L’Italia è un Paese in cui, storicamente, si fanno molte leggi, facendole e rifacendole, senza mai però portarle a compimento. L’esperienza della pandemia ha rappresentato uno stress test che ci ha fornito tuttavia conferma degli antichi vizi: il risultato è stato un’esondazione legislativa, un eccesso di norme e disposizioni locali, regionali e nazionali che hanno solo prodotto incertezze. Draghi, in questo senso, sembra aver rappresentato e rappresentare un cambio di passo importante», così si apre l’intervento di Alessandro Pajno, magistrato amministrativo, docente universitario, collaboratore dei governi Mattarella e Ciampi, segretario generale della Presidenza del Consiglio dei ministri nel primo governo Prodi, sottosegretario al Ministero degli Interni nel secondo governo Prodi e infine Presidente del Consiglio di Stato. «Le sue disposizioni in tempo di Covid, infatti, sono sempre state adottate con decreto legge – aggiunge -. Un’importante presa di posizione che prosegue ora nel Decreto semplificazioni, in cui la riforma amministrativa è configurata come trasversale (dalle norme generali a quelle settoriali) e porta una speranza in termini di semplificazione normativa, di chiarezza delle stesse, ma non solo: significativa sarà infatti anche la semplificazione burocratica, nonché quella di codificazione, che andrà pertanto di pari passo con la digitalizzazione. Quest’ultima, a sua volta, dovrà spingere in direzione dell’interoperatività e dell’intercomunicabilità». Una speranza, quella di Pajno, che permea anche la riduzione al minimo necessario dei decreti attuativi futuri, nonché lo snellimento dei tempi in merito alle opere pubbliche: «Il Pnrr parla di 5 anni e anche se non abbiamo garanzia che ciò sia possibile, abbiamo speranze – prosegue -.
Il Decreto semplificazioni infatti mette l’accento non solo sulla fase di aggiudicazione della gara, ma anche sulle fasi a monte (progettazione e esecuzione), notoriamente più lunghe, accennando inoltre anche alla riduzione e alla specializzazione del numero delle realtà appaltanti». Alla base della riuscita di queste molte speranze, tuttavia, per il magistrato amministrativo, vi sarebbe una struttura solida: un indirizzo politico chiaro e a una forte collaborazione settoriale. «Per me le autonomie sono un valore – continua - ma credo sia necessaria una cabina di regia unitaria, che le coordini. Nel tempo, infatti, è passata l’idea che ci sia antagonismo tra regioni e nazione, ma la pandemia ci ha insegnato che dobbiamo recuperare l’unità indirizzo. Per rilanciare il Paese serve unità, collaborazione tra settori, e il Decreto semplificazioni rappresenta un’occasione in questo senso».