«Questo volume ha il merito di adottare un approccio complessivo alla materia. Il suo obiettivo è sfatare i luoghi comuni e oggi questo è un compito estremamente importante perché aiuta a fare buona comunicazione» ha esordito il ministro dell'economia e delle finanze Pier Carlo Padoan, introdotto dalla curatrice degli incontri, Tonia Mastrobuoni. «E fare buona comunicazione è importante in sé e per la politica. Perché la politica economica funziona se è basata su un consenso vero. Soprattutto quando si adottano misure strutturali, complicate da ideare e mettere in pratica, queste devono essere passate nella società e devono produrre risultati che migliorano la qualità della vita dei cittadini e delle imprese. La comunicazione deve essere trasparente e sincera, ma soprattutto informata. Il suo compito non è quello di distogliere da altri obiettivi. Fare buona comunicazione economica significa fare un favore alla politica. Il primo passo è quella di contestualizzarla, perché inserirla in un contesto parziale la distorce».
«Un luogo comune che mi accompagna – ha aggiunto – è che esistano scorciatoie per le situazioni complesse come quella che vive l’Italia in questi anni: crescita rapida, abbattere il debito domani, ricavare tesori dal patrimonio immobiliare. I luoghi comuni e le scorciatoie non aiutano. I problemi che si sono accumulati negli anni sono risolvibili ma non esistono bacchette magiche».
Ma l’Italia sta davvero andando verso una situazione difficile? «Questa difficoltà è legata all’instabilità politica che è oggettiva. Sull’incertezza che offre oggi il quadro di governabilità credo siamo tutti d’accordo. Oltre al problema politico e a quello dei tassi alti, molti operatori di mercato ritengono che il processo di riforme in Italia si sia arrestato. Questo è un altro luogo comune, che influenza il giudizio preoccupato nei confronti del nostro Paese da parte dei mercati. Tutto ruota sulla fiducia. Questo è il vero problema: si aumenta la fiducia se si agisce sulla credibilità del nostro Paese nel rispettare le regole già esistenti».
«Il valore di questo libro è che ci invita non a ragionare contro o a favore, ma in diagonale» ha commentato il presidente dell’Università di Trento Innocenzo Cipolletta. «Lo fa cercando delle verità in modo trasversale smontando uno dei luoghi comuni più diffusi: quello che sostiene che senza riforme non si esca dalla crisi. Le riforme vanno fatte ma bisogna accompagnarle con investimenti. Bisogna ragionare sia sul breve termine sia nel lungo termine, in modo appunto diagonale. È normale che la produzione cali in fase di recessione, mentre è quando l’economia cresce che deve crescere anche la produttività. Bisogna però pensare a essa non come a una percentuale, quanto piuttosto riferendosi al valore della produzione. È questo ciò che conta. In Europa la produttività più alta è in Francia, dove il valore per addetto è molto maggiore rispetto a quello della Germania. In Italia invece assistiamo a uno squilibrio commerciale dovuto a una domanda molto debole. Su questo bisogna agire».
«Le riforme che si devono fare sono quelle giuste» ha poi aggiunto Andrea Boitani parlando del suo volume. «C’è un tempo per ogni cosa. C’è il momento per fare le riforme che migliorano l’equilibrio tra domanda e offerta e un tempo per fare quelle che stimolano la domanda. In fase di recessione servono in particolare queste ultime. Le riforme vanno fatte presto, perché hanno effetti dilatati e non aiutano a uscire dalla recessione. Aiutano invece a collocarsi su una traiettoria stabile che sarà poi utile passata la fase di emergenza. Concordo sul fatto che non esistano scorciatoie».
Infine sull’Europa. «L’Europa – ha spiegato Padoan – si trova davanti a una svolta positiva di cui solo in parte ci rendiamo conto. La vittoria di un candidato europeista in Francia e il dibattito che supera i soli aspetti tecnici e vola più in alto nelle sedi europee: sono solo alcuni degli esempi recenti. Il cammino è lungo ma la tendenza è incoraggiante. L’Italia vuole far parte del motore franco tedesco».
«Un’Unione monetaria che non abbia un bilancio comune non è completa» ha aggiunto Boitani. «Non ci sia arriva immediatamente, vanno compiuti piccoli passi. L’Eurobond senza un bilancio comune è un’istituzione finanziaria non particolarmente sicura. Servono decisioni più coese e la nascita di una struttura federale all’interno dell’Eurozona. Procedere in senso inverso è difficile». «Dobbiamo ricostruire la fiducia per prendere misure di condivisione» ha fatto eco Cipolletta. «L’Eurozona si è trasformata in una zona di cambio fisso. Ma oltre alla moneta unica serve una condivisione del rischio. L’Italia deve presentarsi con un bilancio in ordine e un progetto di riduzione del debito all’appuntamento con il rilancio europeo. L’economia deve ripartire. Tutta l’Europa insieme. Perché la strada è stretta ma va imboccata in modo positivo».
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