Sabato, 02 Giugno 2012 - 02:00 Comunicato 1591

Quirico: sono state la fame e la disperazione - e non il web - a portare i giovani in piazza contro i regimi
PRIMAVERA ARABA, RIVOLUZIONE "MANZONIANA"

Giovani, disperati, affamati e non "solo" di cibo, ma anche di dignità. Sono questi i protagonisti della primavera araba che Domenico Quirico, giornalista de "La Stampa", ha incontrato e conosciuto in Maghreb. La sua esperienza di inviato nel Nordafrica delle rivoluzioni popolari é raccolta nel libro "Primavera araba. Le rivoluzioni dall'altra parte del mare", da cui ha preso spunto l'incontro che si é svolto oggi pomeriggio nella sala conferenze della Fondazione Bruno Kessler nell'ambito del Festival dell'Economia.-

Ad introdurre Domenico Quirico é stato Vittorio Giacopini, giornalista di Rai3 e TmNews. Il libro di Quirico, ha detto Giacopini, ha la particolarità di raccontare la storia e i fatti in tempo reale, mentre stanno accadendo, con un occhio attento al rapporto fra quanto avveniva nelle piazze e i governi al di là del Mediterraneo; é una testimonianza che ha la capacità di sfatare molti luoghi comuni sulla primavera araba, una rivoluzione giovane ma che affonda le radici in un desiderio di forte cambiamento avvertito sin dai padri e dai nonni dei ragazzi che poi sono scesi in piazza.
E il principale luogo comune che Quirico ha voluto sfatare é quello che vede nel web - e in particolare nei social network – un potente veicolo di coinvolgimento della gente scesa nelle piazze. Le persone che hanno fatto la rivoluzione ad esempio in Tunisia, ha affermato Quirico, erano ragazzi delle periferie, i senza tetto delle parti più disperate del paese, dove non c'era internet e nemmeno la corrente. Una parte del mondo dove i due gesti più semplici, aprire un rubinetto e schiacciare un interruttore sono un vero e proprio miracolo. A portare i ragazzi in piazza sono state la fame e la disperazione, che hanno generato nel popolo una rabbia che si è tradotta in un "assalto ai forni" manzoniano. La rivoluzione quindi non é nata dal contagio del web, ma si é sviluppata da questa disperazione. Mancava una élite, mancavano dei "registi della piazza", mancavano dei leader che non erano certi i blogger. La primavera araba, ha aggiunto il giornalista de "La Stampa", l'hanno avviata i giovani che non avevano niente e che non avevano futuro nell'economia globalizzata.
E quale é stato l'atteggiamento dei governi occidentali con quanto accaduto oltremare? Le economie occidentali, ha affermato Quirico, hanno fatto affari d'oro con i regimi del Maghreb, che secondo il giornalista de "La Stampa" tenevano pure a bada gli estremismi religiosi e l'immigrazione. E in tema di immigrazione, secondo Quirico uno dei capitoli fondamentali delle rivoluzioni arabe é stata proprio l'immigrazione tunisina in Europa. I ragazzi giunti qui - ha detto - erano i protagonisti della rivoluzione che come primo gesto dopo la vittoria hanno fatto una cosa apparentemente senza senso: salire su un barcone e venire in Europa. Sono venuti per vedere il mostro modello di democrazia, per capire come funziona la nostra realtà. Non cercavano fortuna da noi, sapevano bene che avrebbero incontrato delle chiusure. E noi, ha affermato Quirico, abbiamo detto no, andate via, non disturbate il nostro sogno. Questo atteggiamento ha riguardato l'Europa e non solo l'Italia, ma dobbiamo sapere, ha aggiunto il giornalista, che questi ragazzi giunti in Europa saranno la classe dirigente dei loro paesi; quando saranno al potere si ricorderanno di come sono stati accolti.
A margine della sua testimonianza, Quirico ha voluto anche spiegare cosa lo ha spinto e lo spinge ancora a rischiare la vita in paesi teatro di guerra o di rivoluzioni, dopo aver provato, tra l'altro, la drammatica esperienza di un rapimento in Libia nel quale la sua vita é stata appesa a un filo. Questo mestiere - ha detto Quirico - avrà un senso e una legittimità fino a quando un giornalista andrà dove qualcuno soffre, per raccontare queste sofferenze e le persone che le provano.

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