Lunedì, 17 Giugno 2013 - 02:00 Comunicato 1788

Rimarrà aperta a Villa Welsperg, in Val Canali fino al 30 settembre
PRESENTATA LA MOSTRA "UROGALLO. IL SIGNORE DEI BOSCHI"

È stata presentata nei giorni scorsi in Provincia la mostra "Urogallo, il signore dei boschi" che rimarrà aperta fino al 30 settembre in Val Canali (Primiero) a Villa Welsperg, sede del Parco naturale Paneveggio-Pale di S.Martino. Alla presentazione erano presenti Giacobbe Zortea e Vittorio Ducoli, rispettivamente presidente e direttore del Parco, nonché l'esperto in galliformi Luca Rotelli.
"La conservazione di una specie non passa solo attraverso la ricerca, ma anche e soprattutto attraverso la divulgazione delle conoscenze così maturate al grande pubblico ed agli operatori che lavorano negli ambienti in cui questa specie vive – ha detto il presidente Zortea. – Ciò vale anche per il Gallo cedrone o Urogallo al quale, nell'ottica di far conoscere meglio la biologia e l'ecologia di questo affascinante uccello, il Parco Naturale Paneveggio Pale di San Martino dedica quest'anno la tradizionale mostra estiva allestita presso il Centro visitatori di Villa Welsperg in Val Canali".-

Grazie alla mostra – che è curata da Cristina Zorzi e da Elena Luise, – attraverso testi, immagini, disegni e filmati in collaborazione con LungheFocali della Val di Fiemme, grandi e piccini saranno accompagnati nel mondo affascinante e in gran parte ancora sconosciuto di una delle più rare specie d'uccelli presenti sulle Alpi. Come affronta i rigori dell'inverno? Di che cosa si nutre? Quali sono i suoi predatori naturali? Quali caratteristiche devono avere i boschi perché la specie vi possa vivere? Perché i pulcini sono così delicati nelle prime settimane di vita? Come si deve comportare l'uomo quando frequenta i suoi habitat? sono tutte domande, insieme a molte altre, a cui "Urogallo. Il signore dei boschi" darà una risposta.
"Con questa mostra – ha sottolineato il direttore del Parco Vittorio Ducoli, – vogliamo documentare un'attività di ricerca che dura da quattro anni, che abbiamo portato avanti avvalendoci di forze umane interne, della partecipazione dell'esperto Luca Rotelli, del sostegno dei Servizi provinciali e del coordinamento dell'Università di Friburgo. Quella del Gallo cedrone è una ricerca molto importante e la mostra che ne consegue è forse l'unica in tutto l'Arco Alpino su questa specie. L'aver scelto un animale così schivo e timido, che in pochi possono dire d'aver mai visto, preferendolo al più noto cervo, ad esempio, o al capriolo, è per il Parco una scommessa. Siamo altresì convinti che i nostri sforzi serviranno sensibilizzare tutte le categorie di utenti che a titolo diverso frequentano gli ambienti del Gallo cedrone, in quanto la sua conservazione in futuro potrà essere garantita solo attraverso un utilizzo ed una frequentazione più consapevole degli ambienti in cui la specie è ancor oggi presente. Questa mostra ha l'obiettivo di far conoscere da vicino il mondo misterioso di questo affascinante uccello che ancora popola i boschi di montagna, affinché tutti possano contribuire, con un comportamento più attento, alla sua conservazione".
LA MOSTRA
È quindi toccato all'esperto Luca Rotelli entrare nei contenuti della mostra. "Il Gallo cedrone o Urogallo – ha detto l'esperto, – è un raro uccello che vive nei boschi di montagna delle Alpi centro-orientali, mentre nel Parco Naturale Paneveggio Pale di San Martino è presente con una popolazione stimata in circa 200 esemplari, 100 maschi e 100 femmine. In tutto il Trentino, invece, in primavera si muovono all'incirca un migliaio di maschi".
Di tutte le 18 specie di tetraonidi che si conoscono al mondo, il Gallo cedrone è quella di più grosse dimensioni: caratterizzata da un elevato dimorfismo sessuale, i maschi, superando i quattro chilogrammi di peso, sono circa il doppio delle femmine e sono caratterizzati da un piumaggio più appariscente in cui prevalgono il grigio del collo, il verde metallico della parte superiore del petto ed il nero-brunastro delle altre parti del corpo, fittamente punteggiate di macchie bianche nella zona dell'addome e del sottocoda. Le femmine invece hanno una colorazione più mimetica, grazie ad una fitta barratura di diverse tonalità di marrone e di grigio delle piume.
In primavera, il comportamento riproduttivo dell'Urogallo, particolarmente complesso ed appariscente, ha sempre esercitato un fascino particolare sull'uomo; nel resto dell'anno il Gallo cedrone ha invece abitudini di vita molto elusive che lo rendono difficilmente osservabile, nonostante le sue dimensioni ragguardevoli.
Come abitatore originario delle regioni del Nord Europa ha bisogno di boschi radi, ben strutturati ed indisturbati, con un buon grado di sviluppo della vegetazione arbustiva ed erbacea. Maschi e femmine utilizzano nel corso dell'anno territori individuali di alcuni chilometri quadrati, cosicché soltanto vasti complessi forestali in continuità tra loro sono in grado di ospitare popolazioni vitali. Nel corso del XX secolo, tuttavia, sulle Alpi l'utilizzo forestale dei boschi, l'agricoltura e l'allevamento nelle zone di montagna cambiarono in modo radicale. Contemporaneamente lo sviluppo delle attività turistiche, con le infrastrutture ad esse connesse come piste da sci, impianti e strade, ebbe un incremento considerevole, a tutto svantaggio del Gallo cedrone. Come risultato di queste due tendenze contrapposte, si è verificato un peggioramento generale della qualità degli ambienti frequentati da questa specie. "Nel corso della ricerca avviata nel 2009 – ha sottolineato Rotelli, – abbiamo catturato 28 esemplari, 22 maschi e 6 femmine, la cui osservazione ci ha consentito di studiarne le abitudini in modo diretto. Di positivo il Gallo cedrone ha un alto tasso di sopravvivenza, visto che gli adulti possono vivere anche 15 anni. Molto critico al contrario e fonte di preoccupazioni è l'altissimo tasso di mortalità: si calcola che a ogni primavera le 100 femmine del Primiero depongano complessivamente all'incirca 700 uova, ma a cinque settimane i pulcini ancora vivi sono solo una settantina. La sopravvivenza del Gallo cedrone, insomma, dipende da noi, dalla nostra sensibilità e dall'impegno dei singoli e delle istituzioni a conservare ambienti integri e favorevoli alla presenza di questa specie".
(m.n.)

Fotoservizio e filmato a cura dell'Ufficio Stampa

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