Martedì, 02 Giugno 2015 - 02:00 Comunicato 1388

Genere: parola chiave per la crescita economica
PARI OPPORTUNITA' E MOBILITA' SOCIALE

Il Gender Gap, la disuguaglianza di genere in politica e in economia, influisce sul tasso di crescita di un Paese e sul grado di mobilità sociale. Ad affermarlo è stata Alessandra Casarico, docente di Scienza delle finanze all'Università Bocconi, sulla base di una recente ricerca ancora in corso e in collaborazione con l'economista Anthony Atkinson sulla valutazione dei differenziali di genere nell'ambito dei redditi in Italia e in Europa.
L'obiettivo dello studio è quello di fornire nuovi elementi per attuare delle politiche pubbliche efficaci a ridurre le disuguaglianze di genere che nel tempo sono sempre più significative nelle fasce di posizioni apicali in economia e politica. 'Genere' è pertanto una parola chiave per il tema di questa edizione del Festival dell'economia.-

Il mercato del lavoro in Italia vede le donne sottoccupate e sotto pagate, scarsamente coinvolte in politica. Questa la sintesi che la docente di economia alla Bocconi, Alessandra Casarico, ha usato come incipit all'illustrazione del lavoro di ricerca sull'influenza delle differenze di genere sulla mobilità sociale. "L'Italia si trova al 69esimo posto per differenza salariale tra uomini e donne (Gender Pay Gap 2014) e al 114esimo per opportunità economiche". " Quindi - ha specificato Casarico - le donne sono molto lontane dalle pari opportunità in politica e in economia".
I dati di riferimento sono quelli delle statistiche elaborate dal World economic Forum relative ai differenziali di genere in economia e politica dei Paesi Ue nel 2014. Il tasso di occupazione femminile, nella fascia di età 15-64, in Italia si è attestato sotto il 47% nel 2014 , mentre quello maschile è stato del 65%. "Siamo tra gli ultimi Paesi in Europa per tasso di occupazione femminile- ha osservato - peggio di noi solo Malta e la Grecia, mentre la media europea è del 65%. Inoltre all'interno del nostro Paese si vede un ulteriore differenziale con il 57% di donne occupate al Nord e poco meno del 30% al Sud. Il differenziale di genere sul mercato del lavoro si è stabilizzato nel 2014 rispetto agli anni Novanta, ma solo perché gli uomini sono stati colpiti dalla crisi. Su base dei dati Istat in Italia i contratti part time riguardano il 27% delle donne occupate ma su base involontaria.
Nei confronti dell'uguaglianza di genere si sono moltiplicati gli interessi a livello mondiale, a vent'anni dalla piattaforma di Pechino che aveva stabilito degli obiettivi forti per l'uguaglianza di genere a livello globale e nelle discussioni globali sulle tematiche di genere si sono affermate nel tempo le convinzioni scientifiche che le disuguaglianze di genere siano determinanti per una ridotta crescita economica. Lo ha verificato l'OCSE che di recente (2015) ha affermato che se le donne partecipano di più al mercato del lavoro si riduce la disuguaglianza di redditi in generale e ha anche indicato che una maggiore istruzione favorisce dei livelli occupazionali maggiori, in Italia (dati Eurostat) c'è una tasso di occupazione femminile con laurea pari al 74%, laddove la media OCSE è del 79%, tuttavia le donne guadagnano meno degli uomini.
L'OCSE ha poi indicato in 5,5 % il differenziale salariale tra uomini donne in Italia, "dato non rilevante - ha detto Casarico - ma lo è se consideriamo che è dovuto alla bassa partecipazione delle donne nel mercato del lavoro". Sulla base dello studio condotto alla Bocconi Alessandra Casarico ha anche affermato che le donne, a parità di reddito con gli uomini, hanno meno propensione ad evadere le tasse. Il gap di genere riguarda anche la scarsa presenza femminile in politica. In Italia, fatto 100 il numero di riferimento, tra i sindaci si trovano 90 uomini e solo 10 donne, nel consiglio comunale 80 gli uomini e 20 le donne. Casarico ha anche affermato, dati alla mano, che la legge per le preferenze di genere nelle liste elettorali ha favorito l'aumento dell'affluenza al voto, la qualità dei politici eletti, il ringiovanimento della politica e la rappresentanza femminile nei consigli comunali con + 20% nel 2012 rispetto al 1993.
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