Venerdì, 04 Giugno 2021 - 14:11 Comunicato 1382

Orecchie pronte ad ascoltare nuove idee

"Declino. Una storia italiana" è il saggio di Andrea Capussela che offre una interpretazione originale di quelli che sono i principali problemi del nostro Paese, a partire dalla crisi economica per giungere ai difetti di tutto il sistema politico. Un libro edito da Einaudi, che spiega come mai ci troviamo in una situazione di “ristagno della produttività”, soprattutto quella “che riflette l’innovazione tecnologica e organizzativa”. Ne ha parlato l’autore, insieme a Magda Bianco, che guida il Dipartimento Tutela della clientela ed educazione finanziaria in Banca d'Italia nell’incontro coordinato dalla giornalista Tonia Mastrobuoni.

Andrea Capussela è professore universitario ma ha lavorato nella diplomazia economica internazionale per conto dell’Unione Europea con incarichi di vertice in Kosovo - e su quell’esperienza ha scritto un saggio - e in Moldavia, due difficili teatri del mondo. Ancora più complesso è lo scenario del nostro Paese: che vanta un passato glorioso, ma non sempre limpido e un difficilissimo presente sempre a rischio “declino”. Questo perché l’Italia è vittima di una “malattia cronica” che dura da un quarto di secolo. Ma per quale motivo l’Italia si è ammalata?

«Il Paese è in declino perché è organizzato in modo iniquo e inefficiente. Le rendite di pochi comprimono le opportunità di molti, e sono protette dalla tensione tra la razionalità individuale e l'interesse collettivo» - ha spiegato Capussela - «Le dinamiche economiche di lungo periodo si legano a tutta la storia politica del Paese e io ho cercato di offrire un’interpretazione complessiva. Le difficoltà italiane non sono il ‘semplice’ risultato di una congiuntura economica sfavorevole, quanto piuttosto il frutto di profonde inadeguatezze strutturali, peraltro a beneficio di specifiche élite».

Le radici del declino, pertanto, sarebbero da identificare nelle istituzioni economiche e politiche ‘estrattive’ (piuttosto che ‘inclusive’) e nell’ordine sociale, tipicamente chiuso, che sorregge la società italiana. A ciò si aggiunge il cambiamento strutturale nell’economia internazionale, l’avvento dell’Euro, la globalizzazione, l’avvento di nuove tecnologie. Tutti elementi che hanno impostato l’equilibrio dell’economia italiana verso il basso, ma senza visione di prospettiva.  Questo tempo che stiamo vivendo, però, potrebbe essere diverso?

Secondo Magda Bianco «oggi potrebbe essere diverso perché c’è un contesto nuovo e differente rispetto a prima, che lo rende possibile. Questa crisi potrebbe trasformarsi davvero in opportunità, anche attraverso l’utilizzo saggio dei fondi europei. A patto, però, che nelle riforme strutturali tutti i passaggi siano rispettati. Scrivere le regole non basta, ma se si scrivono male le cose sicuramente peggiorano».

Una visione, questa, condivisa anche da Capussela, che ha sottolineato l'effetto devastante di questa pandemia sul Pil italiano, che in assoluto è quello che è crollato di più rispetto alla media europea.  Da questi colpi, però, derivano anche scossoni per l’economia che contribuiscono a una forte spinta al miglioramento Una riscossa civile e cittadini più esigenti, rispetto al passato, soprattutto nei confronti di una classe dirigente e politica. Ecco perché «Oggi servono orecchie pronte ad ascoltare nuove idee». Il vuoto della politica e la volatilità elettorale lasciano infatti lo spazio per un moderato ottimismo verso il futuro, per uscire dall'Italia in declino da ormai troppo tempo e ricostruire fiducia.

(sg)


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