Domenica, 03 Giugno 2018 - 15:38 Comunicato 1352

Open data e lavoro: esperienze di data journalism in Europa e Africa

Gli open data possono contribuire alla creazione di nuovi lavori e dare ossigeno al giornalismo, pilastro fondamentale della democrazia? Questo il tema dibattuto oggi nel panel curato dall'unità Osservatorio Balcani Caucaso Transeuropa del Centro per la Cooperazione Internazionale.
"In Italia il mercato dei dati aperti è ancora in stato embrionale" ha ricordato Francesca De Chiara della Fondazione Bruno Kessler e "lo stesso si può dire per il data journalism", ha ribadito Jacopo Ottaviani, ICFJ Knight Fellow e data editor di Code for Africa. Tuttavia, gli esempi positivi di giornalismo di qualità resi possibili dall'utilizzo degli open data in redazione non mancano: che si tratti di un nuovo modo di misurare e discutere di disoccupazione in Francia, come nel caso illustrato da Guillaume Duval, o del fiorire di progetti di data journalism in Africa, quali InfoCONGO, AfricaCheck o Mwananchi Data Lab.
Questi esempi mostrano le reali possibilità di un incontro virtuoso tra lavoro, tecnologia e open data ma soprattutto, grazie alla comparazione tra esperienze diverse, indicano obiettivi e limiti che si dovranno ancora affrontare.

Gli open data possono contribuire alla creazione di nuovi lavori e dare ossigeno al giornalismo, pilastro fondamentale della democrazia? Come sta cambiando il lavoro dei giornalisti al tempo degli open data?

Questo il tema presentato oggi al Festival dell'Economia nel panel curato dal Centro per la Cooperazione Internazionale. L'argomento è stato proposto sulla base dell'esperienza dell'unità operativa Osservatorio Balcani Caucaso Transeuropa del CCI nell'ambito del progetto europeo EDJNet - European Data Journalism Network: una rete di testate europee che partono proprio dai dati per raccontare le politiche europee e il loro impatto sulle società e i cittadini del continente.

Con la moderazione di Giuseppe Lauricella, ricercatore di OBCT/CCI e grazie ai contributi di Francesca De Chiara, ricercatrice di FBK, Jacopo Ottaviani, ICFJ Knight Fellow e Guillaume Duval, giornalista della testata Alternatives Économiques partner di EDJNet, oggi si è discusso il rapporto tra gli open data, la nascita di nuovi profili professionali in ambito giornalistico e la trasformazione di quelli esistenti.

I dati aperti, ovvero quei dati che possono essere liberamente utilizzati, riutilizzati e distribuiti, hanno un ruolo centrale per migliorare la trasparenza delle istituzioni pubbliche, favorire la partecipazione dei cittadini e stimolare la crescita e l’innovazione: "gli open data possono contribuire a creare nuovi lavori e a ripensarne altri, anche se nel nostro paese siamo ancora nella fase iniziale di questo processo" ha spiegato Francesca De Chiara illustrando la ricerca open data 200.

Un potenziale di sviluppo che viene ribadito anche in uno studio della Commissione europea, secondo il quale entro il 2020 gli Open Data genereranno circa 25.000 nuovi posti di lavoro in Europa, portando il totale degli occupati nel settore a quota 100.000. Opportunità concrete, come è emerso dalle esperienze presentate da Guillaume Duval e da Jacopo Ottaviani. Esperienze nelle quali giornalisti, coadiuvati da ricercatori e sviluppatori di software, hanno utilizzato gli open data per le loro indagini e storie.

Duval ha ricordato il pezzo pubblicato da Alternatives Économiques per EDJNet, per il quale ha elaborato un indicatore alternativo per misurare la disoccupazione; Ottaviani ha presentato vari progetti e team di Data Journalism "made in Africa", come la Mwananchi Data Lab in Tanzania o InfoCongo, portale che si occupa di deforestazione e di tematiche annesse sull'esempio di InfoAmazonia.

Questi ed altri esempi presentati mostrano le reali possibilità di un incontro virtuoso tra lavoro, tecnologia e open data ma soprattutto, grazie alla comparazione tra esperienze diverse, indicano gli obiettivi e i limiti ancora da affrontare. (sr)

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(us)


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