Mercoledì, 09 Gennaio 2013 - 02:00 Comunicato 41

Dopo la sentenza della Corte costituzionale l'assessore della Provincia autonoma di Trento chiama a immediato confronto Comuni, operatori del commercio, mondo del lavoro
OLIVI: SUGLI ORARI DEI NEGOZI SERVE LA RESPONSABILITÀ DI TUTTI

"Aprire un confronto immediato con gli operatori del commercio, i Comuni e il mondo del lavoro per affrontare con la responsabilità di tutti, insieme e in una ottica di cooperazione del sistema trentino, una fase certamente delicata". Così Alessandro Olivi, assessore all'industria, artigianato e commercio della Provincia autonoma di Trento, puntualizza quale sarà la linea di condotta in seguito alla recente sentenza della Corte Costituzionale che, rigettando i ricorsi presentati da sette Regioni che chiedevano di avocare a loro la competenza di disciplinare il commercio, ha stabilito che il decreto sulla liberalizzazione degli orari dei negozi riguarda il principio di concorrenza e come tale è di competenza esclusiva del Governo. "Dobbiamo provare a fare con la politica ciò che lo Stato, attraverso la recentissima sentenza della Corte costituzionale, ci vuole impedire di fare attraverso il mantenimento del nostro impianto autonomistico. Al di là del fatto contingente preoccupa infatti il principio che sta alla base di questa decisione. Ogni volta che lo Stato invoca la propria competenza a disciplinare in materie economiche, in ottemperanza al principio di concorrenza, il rischio evidente è che ciò scardini il sistema delle autonomie locali, espropriando i territori nell'attuazione delle proprie equilibrate politiche. Questo rappresenta l'inizio di una possibile valanga, che può travolgere modelli di sviluppo capaci di valorizzare e considerare le diversità. Nel necessario confronto dei prossimi giorni dobbiamo dunque costruire un modello e un sistema di relazioni tali da definire un possibile perimetro di azione che, attraverso l'autoregolazione e la contrattazione tra parti sociali, ci permetta di arrivare ad un punto di equilibrio tra liberalizzazione selvaggia e inutile protezionismo. Possiamo farlo a partire dalla considerazione che la legge non impone certo l'obbligo di aprire, ma ne prevede solo la facoltà. E due sono i cardini attorno ai quali agire: la qualità del lavoro e il pluralismo distributivo. Vogliamo puntare ad un accordo quadro per responsabilizzare le parti sociali, per trovare punti di contatto che ci permettano di salvaguardare proprio quei principi che altrimenti rischiano di essere sacrificati. E' in questo contesto che nei primi giorni della settimana prossima mi incontrerò con il collega Thomas Widmann, che ha la competenza in materia di commercio per la Provincia autonoma di Bolzano. Si tratterà di proseguire il discorso già avviato sul distretto regionale del commercio".-

"Certo - aggiunge l'assessore - ribadisco con forza che la normativa dello Stato in questa materia è sbagliata e inutile. Sbagliata perché liberalizza in modo indistinto in una materia dove era comunque necessario e giusto riconoscere uno spazio di autonomia ai territori nel declinare il principio generale della libertà di impresa nel rispetto di alcune specificità. Inutile perché non è con la liberalizzazione degli orari e delle aperture che si può pensare, oggi, di aumentare l'attrattività del commercio ed incentivare i consumi".
"Non cambiamo certo idea - prosegue Olivi - solo perché la Corte costituzionale, in punto di diritto, ha preso tale decisione. La legge provinciale 17 del 2010 ha precorso in modo innovativo i tempi, attuando un sistema basato sulla valorizzazione dell'autonomia delle imprese, all'interno di un quadro che salvaguardasse però gli interessi generali prioritari quali la tutela dell'ambiente e del lavoro. Sul tema degli orari in particolare, con una scelta non radicale, ha riconosciuto il ruolo della concertazione delle parti sociali nel determinare con grado amplissimo di libertà le aperture. Lo Stato ha preferito abbattere, a livello nazionale, questo ruolo di mediazione e filtro. Ribadisco: la legge provinciale è punto di equilibrio e modello per introdurre una liberalizzazione interpretata dagli attori locali. E il nostro modello è certamente più vicino alle discipline vigenti nella Mitteleuropa, dall'Austria alla Germania".
"In ogni caso - puntualizza ancora l'assessore Olivi - non è ad una estenuante guerra di resistenza giudiziaria che possiamo affidare le risposte adeguate al problema. Ricordo peraltro che la nostra legge non è stata impugnata costituzionalmente, che nel 2010 era stata, e proprio dalla Provincia, notificata a Bruxelles senza ricevere censura alcuna e che è passata al vaglio del Governo per quanto riguarda un punto assai importante, ovvero la possibilità di pianificare. Non solo: è una legge che mantiene tutta la sua novità e forza per quel che riguarda l'autonomia della gestione commerciale e territoriale".
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