Domenica, 01 Giugno 2014 - 02:00 Comunicato 1323

OLIGARCHIA E DEMOCRAZIA A CONFRONTO: GOVERNO DI POCHI O GOVERNO DI TUTTI?

Oligarchia, il "governo di pochi", è un concetto molto diffuso negli ultimi vent'anni visto che rincorre l'attualità, il linguaggio della politica e della cronaca. E va di pari passo con il concetto di democrazia, il "governo del popolo", come ha spiegato oggi il prof. Luciano Canfora dell'Università di Bari e collaboratore del Corriere della Sera. È stata, la sua, una trattazione storica sapiente e lucida sui rapporti costantemente dialettici intercorsi tra i due sistemi concettuali di governo, prendendo origine dal conflitto Atene/Sparta, intese come città simbolo dei due modelli politici antitetici fra loro, per passare dalla repubblica romana e giungere fino ai giorni nostri. Un secondo focus tematico ha investito, in parallelo, l'eterno quesito nel quale si sono cimentati i maggiori e più influenti studiosi politologi del mondo e cioè: "i movimenti storici sono stati determinati dalle masse o dalle élite oligarchiche?"-

Una lunga ed esauriente analisi ha catturato l'attenzione di una Sala Filarmonica ghermita di giovani interessati al tema. Canfora ha scandagliato l'evoluzione nella storia dei due modelli antitetici di governo, oligarchia e democrazia, che traggono origine nell'antica Persia ma vengono pienamente avallati ai tempi di Sparta, detentrice del primo modello, e di Atene, culla del secondo. La conclusione è che il modello oligarchico sta in quello democratico e viceversa, perché se a Sparta il governo era in mano a pochi ma vigeva, paradossalmente, anche il concetto di uguaglianza e di ricchezza condivisa fra tutti, ad Atene comandava sistematicamente un ristretto numero di famiglie egemoniche che si tramandavano il potere in forma dinastica e ottenevano parimenti anche il consenso "democratico" del popolo.
Il passaggio alla repubblica romana è quasi d'obbligo, visto che – in una prima fase fino al IV secolo – vigeva l'oligarchia, in cui il governo era nelle mani di pochi ricchi (i nobili ed il Senato) che non accettavano il confronto con altre classi sociali e la designazione tramite elezioni pubbliche, ma accentravano su di sé tutte le cariche e il potere. Con il I secolo Cicerone rivoluziona questa impostazione e introduce l'inedita figura pubblica dell'"l'homo novus", inaugurata da lui stesso che non aveva né antenati nobili, né predecessori con cariche ai vertici dello Stato. La sua ascesa è stata quindi voluta con il favore delle masse, delle alleanze familiari e dei legami di amicizia (come non citare il trattato politico "De amicitia" di Cicerone), lasciando ai margini la cosiddetta "classe dirigente". "In varie epoche storiche – ha chiosato Canfora – il successo di un leader è stato in realtà voluto e sostenuto dal popolo e non dalle élite o dall'aristocrazia".
Dunque i movimenti storici sono nati dal "basso" o dai pochi "grandi" della civiltà? "Il corso degli eventi della storia dell'umanità – ha concluso Canfora – segue entrambi questi moti, anche se di frequente è dal cuore della società che è nata la spinta creatrice e il vero fattore della storia stessa". -