
Nel mondo occidentale la calcolosi urinaria è una condizione sempre più diffusa, che colpisce soprattutto gli uomini tra i 30 e i 50 anni. È caratterizzata dalla formazione di calcoli nel tratto urinario che se raggiungono dimensioni significative (generalmente superiori ai 4mm) possono creare ostruzione al flusso di urina dai reni alla vescica e determinare dolore tipico della colica renale.
In Italia si stima che ne soffra un uomo su 10 e una donna su 20, con numeri in crescita a causa di stili di vita poco salutari (dieta squilibrata, sedentarietà, scarsa assunzione di liquidi). Anche in Trentino l’incidenza è in aumento: oggi riguarda circa il 10-15% della popolazione, pari a circa 50.000 persone. Ogni anno all’ospedale Santa Chiara di Trento vengono seguiti in media 750 pazienti con colica renale, di cui circa 250 vengono trattati con procedure endoscopiche per la risoluzione del problema. Il trattamento iniziale viene definito di tipo «conservativo», cioè con l’utilizzo di farmaci che hanno lo scopo di ridurre i sintomi e facilitare l’espulsione del calcolo per via naturale. Nel caso queste terapie non abbiano effetto si deve ricorrere a trattamenti chirurgici: se il calcolo determina un’ostruzione della via urinaria e le coliche non sono più controllabili con i farmaci, è necessario rimuoverlo e ripristinare il normale deflusso all’urina. Con i progressi della tecnologia medica, oggi è possibile rimuovere i calcoli in modo mini-invasivo, passando attraverso le vie naturali della vescica e dell’uretra, senza eseguire più incisioni addominali.
Per migliorare la presa in carico di questi pazienti, l’Azienda provinciale per i servizi sanitari ha recentemente acquisito una sorgente laser di ultima generazione ad olmio utilizzata dall’Unità operativa di Urologia dell’ospedale Santa Chiara di Trento.
«Grazie a questo importante investimento – spiega il professor Tommaso Cai, direttore dell’U.o. di Urologia – possiamo trattare endoscopicamente anche calcoli di dimensioni significative (2-2,5 cm) in un’unica seduta operatoria. L’utilizzo di questa tecnologia permette di ridurre i tempi di intervento, i rischi di reintervento e le liste d’attesa, garantendo ai pazienti cure moderne e mini-invasive». L’impiego del nuovo laser non si limita alla calcolosi urinaria. «La tecnologia – sottolinea l’urologo Marco Puglisi – trova applicazione anche nel trattamento dell’adenoma prostatico benigno, grazie alle tecniche di vaporizzazione ed enucleazione». Le potenzialità riguardano anche l’ambito andrologico. «In casi selezionati – aggiunge l’urologo Daniele Tiscione – il laser può essere utilizzato per l’ablazione di lesioni benigne e maligne del pene e nel trattamento di stenosi dell’uretra, specialmente nei pazienti più giovani». «Con questa dotazione – conclude Cai – completiamo un percorso di innovazione che ci consente di offrire ai pazienti trentini cure all’avanguardia, sicure ed efficaci, riducendo al contempo l’impatto della patologia sulla qualità di vita e sui tempi di attesa».