La certificazione genera benessere aziendale, innovazione nella gestione del personale con conseguente riduzione dei costi (meno ore di permessi, di straordinari, di malattia), maggiore responsabilità e fidelizzazione dei dipendenti, sensibilizzazione alla genitorialità da parte dell’azienda, flessibilità oraria/lavoro agile per favorire il bilanciamento tra la vita privata e la vita professionale dei lavoratori, in particolare per coloro che hanno figli o familiari a carico, miglioramento della cultura aziendale in tema di conciliazione e pari opportunità; valore economico delle donne in azienda e benefici alla reputazione aziendale. Alla data del 27 settembre 2023 il totale delle organizzazioni aderenti allo standard Family Audit era pari a 401 con il coinvolgimento di oltre 212.000 occupati. In particolare 219 organizzazioni, di cui 88 pubbliche e 131 private, hanno sede in provincia di Trento con più di 50.000 occupati, mentre le restanti 182 organizzazioni hanno sede in altre regioni italiane con il coinvolgimento di oltre 160.00 lavoratori.
Le Linee guida disciplinano l’iter di certificazione Family Audit che si articola in diverse fasi. Al termine della prima è rilasciato il certificato Family Audit, mentre il certificato Family Audit Executive viene assegnato con la realizzazione del Piano aziendale al termine dell’intero processo di certificazione. Il certificato Family Audit Executive è confermato annualmente sia nel processo di mantenimento che nel processo di consolidamento.
Le principali novità introdotte con la deliberazione odierna riguardano l’ambito di applicazione, la struttura dell’iter di certificazione, gli strumenti e i costi. In particolare nel processo di consolidamento è prevista la presenza del consulente Family Audit, il quale supporta l’azienda che è tenuta a redigere un nuovo Piano aziendale.
E’ introdotto il Family Audit Index, utile a sintetizzare l’andamento di alcuni dati dell’organizzazione nel corso del tempo e nello specifico quelli relativi alla flessibilità, al part-time, alla parità di genere, all’utilizzo conciliativo del lavoro agile/telelavoro e alla produttività aziendale. Tale strumento consente di monitorare l’andamento nel tempo delle misure di welfare aziendale in termini di risultati raggiunti e/o di margini di ulteriore potenziamento.
Infine la delibera approvata oggi dalla Giunta provinciale disciplina solo i costi relativi alla quota di compartecipazione per l’attivazione del processo, la quale è stata aumentata per le medie organizzazioni da 300 a 400 euro e per le grandi da 500 a 1000 euro. Per le piccole organizzazioni è confermata la quota di compartecipazione di 100 euro.