Domenica, 05 Giugno 2016 - 10:24 Comunicato 1223

Non un bivio ma un’unica strada: l’agenda Onu sullo sviluppo sostenibile entro il 2030

E’ lo sviluppo sostenibile, come stabilito dall’Agenda 2030 dell’Onu con gli SDG (sustainable development goals), l’unica strada possibile per lo sviluppo. Una sostenibilità oltre che ambientale anche sociale. Così Enrico Giovannini, ex presidente dell’Istat dal 2009 al 2013, attualmente portavoce dell'Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile è intervenuto parlando di nuovi modelli di sviluppo per stimolare la crescita globale. “Papa Francesco - ha ricordato - nell’enciclica Laudato sì ci ha sottolineato che chi produce rifiuti ambientali produce anche rifiuti umani, vale a dire disoccupati e poveri. Questo è il modello di un’ obsoleta economia lineare”. Non possiamo continuare così, ma dobbiamo tenere insieme l’ecosistema ambientale e umano. “Non c’è un prima e un dopo: tutto è interrelato”. Se abbiamo accettato di non voler produrre solo Pil dobbiamo promuovere istruzione e benessere. L’indice di felicità lorda attuato nel Bhutan può essere un modello anche per noi perché l’economia ha scoperto che se le persone sono felici la produttività migliora. Le migrazioni e i cambiamenti climatici sono fenomeni collegati tra loro, questa è una nuova concezione del problema e ’Italia si è impegnata a far sì che entro nel 2020 tutti i sindaci si impegnino per contrastare i cambiamenti climatici con piani sostenibili e a far sì che i 2 milioni e mezzo di giovani Neet si riducano sensibilmente. Ma ognuno di noi deve e può fare le propria parte e quindi essere più attento agli sprechi, al consumo di suolo, allo sfruttamento dei minori. E’ una sfida notevole, ma dobbiamo affrontarla, perché l’alternativa è la crisi.

Di un’alleanza contro la povertà  per realizzare in Italia una nuova forma di sostenibilità economica ha parlato anche Roberto Rossini, presidente nazionale ACLI. L’obiettivo è arrivare a un reddito di cittadinanza, cambiando vecchi modelli di consumo, ma soprattutto cambiando prima il nostro modo di pensare come il Papa ha evidenziato. Per la prima volta oggi ci diciamo che il bello ha a che fare con il giusto. Costruiamo un valore sulla base di un dato etico e non più solo estetico. Per esempio nella costruzione delle città il fattore della giustizia sociale è il driver perché le città sono interessanti lì dove ci sono ambienti relazionali e si produce cultura. Negli ’50 e ’60 l’obiettivo era solo l’economia e quindi tutto era finalizzato a creare la massima occupazione. Un’idea  di sviluppo, dunque, fondata solo sul Pil. Oggi non c’è solo il fattore economico tra le condizioni di una crescita sociale ma ci manca ancora un paradigma chiaro di sviluppo dove non ci siano solo attori pubblici ma anche sociali, quindi non solo lo Stato, ma anche gli enti locali e la società civile.



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