Domenica, 05 Giugno 2016 - 10:10 Comunicato 1222

Nel preludio di Human in scena il dramma degli esuli contemporanei

Quando sul palcoscenico si trovano due grandi interpreti del teatro italiano come Lella Costa e Marco Baliani è probabile che accada qualcosa di speciale e di unico. Un’aspettativa che non è andata delusa sabato sera all’Auditorium S. Chiara di Trento dove i due mattatori hanno proposto una rappresentazione particolare sotto la sigla di “Il canto dei profughi. Preludio a due voci di Human”. Si è tratto di un’anteprima di Human che debutterà al Festival di Ravenna l’8 luglio e sarà in tourneè sui palcoscenici italiani nella stagione 2016/17. Human è uno spettacolo che nasce dalla volontà di raccontare una specie di Odissea ribaltata che partendo dalle epopee classiche cerca di comporre un puzzle multietnico a più voci, interpolando reminiscenze epiche, storiche e politiche con le vicende pulsanti e dolorose degli esuli contemporanei. In questa occasione Lella Costa e Marco Baliani hanno voluto raccontare la genesi di Human regalando alcuni frammenti di quello che andrà in scena e nello stesso tempo spiegandone il filo conduttore.

Marco Baliani, considerato come uno dei massimi esponenti del teatro di narrazione e Lella Costa, artista fra le più colte e sensibili del nostro teatro, hanno creato un momento di forte empatia con il pubblico dell’Auditorium senza rinunciare ad un gioco delle parti e ad una gustosa dose di ironia e autoironia. Human è uno spettacolo ancora in fase di costruzione e cosi i due autori hanno anche deciso di leggere alcuni frammenti del testo che è in via di costruzione, raccontando come è nato e si sta sviluppando la trama, intrecciando anche personali digressioni sul senso artistico di questa avventura. Il primo frammento di spettacolo rievoca la storia di Ero e Leandro, i due amanti che vivevano sulle rive opposte dell' Ellesponto. “Quando abbiamo incominciato a pensare a questo spettacolo  ha raccontato Baliani – siamo rimasti colpiti dal biglietto con un cuore che apparteneva ad un naufrago morto nel Mediterraneo e che lui mandava alla sua ragazza che stava al di la del mare. E da li abbiamo pensato che si emigra per amore e ci sono tanti cuori infranti in questa terribile situazione che ogni giorno  ci raccontano le cronache sui migranti”. Cuore di Human lo si capisce da quello che raccontano Lella Costa e Marco Baliani è la consapevolezza che la questione che riguarda i migranti e i profughi, tutte quelle persone che vengono da altre realtà, e passano accanto a noi, non possono più essere considerate semplicemente come un evento da studiare in maniera antropologica o sociologia ma ci riguardano da vicino perché attraversano le nostre vite e dobbiamo iniziare a pensarci come una prima persona plurale. Il tutto senza cadere, e i due ci tengono particolarmente, in quella retorica, in quella commozione facile, spesso in agguato quando si trattano certi temi così drammatici. Ma in Human c’è anche la voglia di far sorridere come confessa Lella Costa: “Ho pensato che l’unico modo di far ridere in questo contesto fosse quello di provare a portare in scena un poco di quel terribile, nefando e nefasto senso comune, l’ingenua crudeltà di quelle persone che vanno avanti  per luoghi comuni, che spesso anche in totale buonafede non comprendono quello che succede, la gravità di certi accadimenti”.



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