Venerdì, 31 Maggio 2019 - 18:40 Comunicato 1242

Nascita delle Nazioni e dei nazionalismi di ieri e di oggi

Continuità di sangue e di suolo, nazionalismi vecchi e nuovi dai movimenti a cavallo tra 1700 e 1800 ai giorni nostri, comunicazione e simboli di ieri, con la nascita delle nazioni moderne, e di oggi, con il dibattito politico più attuale: ne ha parlato alla Sala della Filarmonica Alberto Mario Banti, professore ordinario di Storia contemporanea all’Università di Pisa. L’incontro è stato introdotto da Simonetta Fiori, giornalista de “la Repubblica”.

L’idea di nazione, ha spiegato Banti, è nata con la messa in discussione in età moderna della struttura della sovranità, con i movimenti che hanno portato a cambiare il dibattito pubblico e alla nascita degli stati moderni modificando la geografia politica. Il termine nazione, che prima non faceva parte del lessico, è quindi diventato centrale.

Il successo del discorso nazionalista – ha aggiunto - è dovuto alla potenza comunicativa che possedeva. E’ passato infatti attraverso diverse piattaforme mediatiche, come romanzi, pitture, poesie, grandi nomi della cultura, ma anche attraverso una comunicazione faccia a faccia. Dalla metà del 19esimo secolo le élite dei nuovi stati nazione si sono date il compito di nazionalizzare le masse, spiegando il nuovo sistema di valori. La scuola e l’istruzione obbligatoria sono in questo diventate fondamentali. Anche l’esercito ha avuto un ruolo nel diffondere il nazionalismo nei confronti dei giovani coscritti. I nuovi valori sono passati anche attraverso rituali pubblici, monumenti, nomi delle strade, edifici pubblici diventati simboli per diffondere il linguaggio della nazione. La  nazione nella storia è stata concepita anche come una famiglia, con legami profondi tra i suoi membri come la comunanza di spazio, lingua e cultura. Far entrare in campo il concetto di parentela ha introdotto – ha evidenziato il relatore - i concetti di sangue, stirpe e razza. La nazione in questo modo è diventata una comunità biopolitica. Mettere in collegamento amore romantico e amore patriottico è stato il passaggio successivo, come dimostra la letteratura dell’epoca. Nell’800 viene nazionalizzato anche il concetto di onore. La nazione, ulteriore elemento simbolico, è stata rappresentata anche come comunità sacrificale e sacrale, introducendo un elemento religioso e utilizzando termini come martirio. Il discorso nazionale è stato poi costruito sulle differenze con gli altri. In questo modo si sono alleviate le fratture di classe presenti nella comunità spingendo i conflitti fuori dalla nazione. Questo sistema simbolico è durato fino al 1945 con aggiunte e sviluppi coerenti con il precedente impianto simbolico, come il razzismo, l’imperialismo, i movimenti totalitari nati con le guerre mondiali.

Dopo il 1945 questo sistema narrativo è entrato in crisi perché troppo legato al totalitarismo. Anche nella nostra Costituzione – ha notato Banti – i termini nazione e patria sono usati poco.  Sono state le pratiche sociali in ambiti puntuali, come lo sport, a tenere vivi questi concetti.

Recentemente si assiste alla rinascita del nazionalismo e del linguaggio ad esso correlato. Tutto parte – per Banti - nel ’79, con le politiche di governo di impianto neoliberista varate soprattutto dalla Gran Bretagna e dagli Usa per imporsi poi un po’ ovunque: abbattere la spesa pubblica, deregulation, meno norme di tutela per i lavoratori, nascita di grandi corporation, delocalizzazioni. Nei paesi occidentali – ha aggiunto Banti - le politiche neoliberiste hanno prodotto un aumento delle diseguaglianze, dagli anni ’80 in poi soprattutto. Inoltre si è avuta una minore mobilità sociale e sono peggiorate le condizioni di vita nelle aree periferiche e in quelle che hanno subito processi di deindustrializzazione. Questo perché con la riduzione della spesa pubblica le politiche di inclusione sociale si sono rivelate meno efficienti. Nelle aree dove maggiore è il disagio – ha concluso il relatore - le risposte offerte dai partiti di centrosinistra sono state poco efficaci, perché in sostanza questi hanno seguito i principi del neoliberismo proponendo parallelamente dei messaggi, come nel caso dell’accoglienza, che le persone non hanno accettato. I partiti di centrodestra – secondo Banti -  hanno avuto una narrazione più efficace, più semplice e comprensibile, riprendendo anche temi e narrazioni del nazionalismo delle origini.

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(lr)


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