Domenica, 01 Giugno 2014 - 02:00 Comunicato 1330

NON C'E' LEADER SENZA FOLLOWER

I leader politici dovrebbero fungere da traino per la politica, ma perché ciò avvenga c'è bisogno che i cittadini li seguano. Le leve delle leadership sembrano aver perso oggi forza, perché la loro sopravvivenza dipende dai follower. I più intelligenti riescono ad anticipare le inclinazioni e le intenzionI dei seguaci, ma così si corre il rischio della manipolazione e della strumentalizzazione politica. Sulle tipologie di leader politici – agente, imprenditore, colui che detta l'Agenda, – ha dato il suo contributo al Festival Kenneth A. Shepsle, George D. Markham Professor of Government e membro fondatore dell' Institute for Quantitative Social Sciencedell'Università di Harvard, nonché docente alla Università Bocconi di Milano.-

Esperto delle teorie di formalizzazione di modelli di istituzioni politiche, Shepsle ha delineato tre categorie di leader: gli agenti, gli imprenditori e coloro che redigono l'Agenda.
"Il leader che è agente facilitatore difficilmente si rimbocca le maniche, cerca sempre il consenso, ne è dipendente, ma il benessere di tutti aumenta se tutti sono sulla stessa lunghezza d'onda: senza il consenso non è più leader". Come esempio Shepsle ha citato il caso un politico americano, Henry Clay, che nel 1811 prese parte alle elezioni come Presidente della Camera, affermando: "Obbedisco ai vostri ordini, piuttosto che alle mie inclinazioni. Vi assicuro che farò qualsiasi cosa per il bene pubblico". "Lui è un esempio di leader: agente neutrale - ha commentato Shepsle - in realtà non lo era, ma voleva presentarsi così".
Il leader vuol far bene, ma per sopravvivere deve avere il consenso del suo gruppo, quindi massimizza l'interesse personale dando alla gente il miglior risultato possibile al netto dei costi. In altre parole fissa un piano di compensi utili a sé e al gruppo. Tuttavia la sua posizione diventa insostenibile, quando i suoi seguaci non possono sostenere la sua linea, rispetto a una porzione di popolazione più ampia. Se il tipo di leader ‘agente' non è limpido, i follower non possono allineare i consensi della gente. Oggi i leader delle democrazie occidentali tendono a far ricadere la colpa sui follower e tentano di tenere insieme persone tendenzialmente individualistiche.
Il leader imprenditore politico è quello che riesce a rendere nuovo il vecchio, a trarre il meglio dal poco. Profonda conoscenza e uso creativo degli strumenti politici fanno di un leader un bravo leader, se è in grado di bloccare l'opposizione e governare. Se un leader-agente deve marciare a un passo dettato da altri, i politici imprenditori cercano di cambiare il passo, di cambiare le regole del gioco.
Il leader che detta l'Agenda, invece, si muove esclusivamente in campo istituzionale: è Presidente della Camera o Capo dello Stato o Governatore di un territorio, ha poteri su molte competenze e decide lui a chi dare incarichi. Qui la leadership consiste nel sapere usare gli strumenti delle istituzioni, con la consapevolezza che non sono disponibili ad altri.
Il potere di dettare l'Agenda è condizionato da regole istituzionali esogene, ma non esclude un uso creativo; tuttavia implica procedure testate e consolidate nel tempo. A differenza dei criteri tradizionali, quali carisma o capacità di persuasione, i concetti estratti dalla politica formale degli ultimi 50 anni sottolineano altre capacità, come quella di far fronte alla difficoltà, di scendere a compromessi, di avere la possibilità di cogliere l'attimo e sfuggire ai follower irati.
La leadership imprenditoriale avviene grazie alla fortuna e al proprio estro, raramente ha successo ex post. Un leader che detta l'Agenda emerge in gruppi che si autogovernano, che richiedono alte competenze, ma senza il sostegno di coalizioni o maggioranze eterogenee, il leader cadrà. -