Si parte dal presupposto che sviluppare strategie che guardano al contesto territoriale quale leva competitiva non coinvolga la semplice comunicazione ma significhi attivare e sviluppare il bagaglio di conoscenze produttive del luogo al fine di avere un prodotto fortemente distintivo (puntando sulla tradizione ma anche sulla ricerca, sviluppo e innovazione, sia in fase di produzione che di affinamento), migliorare la capacità di competizione cooperativa e di organizzazione di sistema (collaborare tra operatori al fine di risultare competitivi sui diversi mercati) e assumere un'ottica di mercato professionale e dinamica (elevate competenze di marketing, ossia nella lettura e gestione della relazione col mercato).
Trentino, Alto Adige e Tirolo hanno approcci simili nei confronti delle produzioni distintive, si pensi agli investimenti fatti nell'ambito qualitativo (tutti e tre i territori hanno sviluppato dei marchi di qualità regionale: Qualità Trentino; Qualità Alto Adige e Qualität Tirol), ai valori che vengono comunicati ai consumatori (identità alpina, sostenibilità e affidabilità), all'importanza che queste produzioni hanno per il proprio contesto territoriale (cura dell'ambiente, mantenimento di attività in montagna).
L'incontro, preceduto da una breve visita del neo assessore trentino all'agricoltura, foreste, turismo e promozione, caccia e pesca Michele Dallapiccola ed al quale hanno partecipato responsabili di caseifici, enti istituzionali e della grande distribuzione locale (il tirolese Wendelin Juen, ad di Agrarmarketing Tirol, le altoatesine Annemarie Kaser direttrice della Federazione Latterie Alto Adige ed Elisabeth Molling, responsabile marketing di Bergmilch Südtirol - Latte montagna Alto Adige (Mila), i trentini Mauro Fezzi, direttore generale della Fondazione Mach e Andrea Merz, direttore di Trentingrana) è servito per confrontarsi sia sulle "buone pratiche" sia per valutare assieme minacce e opportunità presenti nell'attuale contesto e valutare possibili sinergie tra le tre aree.
Avere dei formaggi unici e che richiedono un notevole investimento di risorse (umane, finanziarie, organizzative, logistiche…) nella fase produttiva però non basta, è necessario sviluppare una strategia di marketing coerente, ossia sapere quali sono i target che ricercano e danno valore a quel prodotto, quali i canali distributivi adeguati, l'effetto traino che queste produzioni possono avere sul resto della produzione. Insomma un marketing mirato, il contrario di un marketing indifferenziato e generalista che può essere costoso e dispersivo.
La montagna può fare sì la differenza, con i suoi prodotti distintivi (i formaggi di malga in particolare, sui quali tanto ci si è soffermati all'incontro di oggi), a patto - come ha affermato Silvio Barbero, vice presidente di Slow Food Italia, che assieme alla giornalista del Gruppo 24 ORE esperta di retatil e marketing Cristina Lazzati ha moderato gli interventi - che "si dica cosa si fa e si faccia ciò che si dice". Concetto che Annemarie Kaser traduce con un semplice "essere seri e onesti". Questo vuole essere l'Euregio dei formaggi di montagna, un'Euregio che si ritroverà ancora a discutere di promo-commercializzazione delle produzioni locali dando appuntamento alla primavera 2014 ad Innsbruck per parlare questa volta di "carni". (cz)
Immagini a cura dell'Ufficio Stampa
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