Poche novità e molte conferme: diventare madri oggi in Italia significa sfidare le sorti di un quadro complesso dal punto di vista sociale ed economico, mediamente poco ospitale per una donna che voglia essere madre e lavoratrice insieme, tanto più considerando i bassi tassi di occupazione e gli alti tassi di disoccupazione che contraddistinguono il mercato del lavoro nazionale e soprattutto per le nuove generazioni. Così le donne in Italia mediamente diventano madri a un’età molto al di sopra della media europea: 31,7 anni contro 30,5 anni. E procrastinare la maternità significa anche ridurla in termini numerici: la denatalità, come ricordato anche nell’ultima edizione del Festival della Famiglia, è un fenomeno che assume connotazioni sempre più rilevanti per la stessa sopravvivenza della popolazione italiana. Nel 2015 il tasso di fecondità italiano è di 1,35 figli per donna contro la media europea di 1,58 (1,56 in Provincia di Trento), anno in cui è registrato il minimo storico di nascite con 485.780 bambini nati, 17 mila in meno rispetto all’anno precedente. Si consideri che il 1964 (apice del baby boom) ne nacquero oltre 1 milione. Così, l’Italia è un paese che invecchia in modo rapido e costante con conseguenze sul sistema di welfare che ha e avrà necessità di considerevoli assestamenti per riequilibrare lo sbilanciamento a favore delle generazioni più anziane che sempre più graveranno per pensioni e necessità di assistenza.
Il Rapporto mamme, poi, ricorda che il carico di lavoro delle donne madri è assai più gravoso di quello dei compagni: tra lavoro retribuito e lavoro familiare, si stima che le donne lavoratrici arrivino a 11 ore e 35 minuti al giorno mentre gli uomini si fermano a 10 ore e 13 minuti. Nella fascia di età tra i 25 e i 44 anni, il lavoro domestico e di cura rimangono ancora un carico soprattutto femminile: alle faccende le donne dedicano mediamente 3 ore e 25 minuti al giorno contro 1 ora e 22 minuti degli uomini; alla cura dei familiari (soprattutto figli minori), i valori scendono rispettivamente a 2 ore e 17 minuti contro 1 ora e 29 minuti. Ed è interessante notare come, mediamente, gli uomini dedichino più tempo ai figli che non alla casa, elemento contrario per le compagne.
E il Trentino? Considerando il Mother’s index (indice che considera e sintetizza 11 indicatori relativi a fecondità, mercato del lavoro, servizi di cura), il Trentino Alto Adige si conferma la regione complessivamente migliore per la qualità della vita offerta alle mamme, seguita da Valle d’Aosta, Emilia Romagna e Lombardia e risultando prima anche per i livelli di occupazione femminile e seconda per i servizi per l’infanzia. “Un dato che conforta sugli investimenti fatti in questi ultimi anni – commenta il dirigente dell’Agenzia per la famiglia, natalità e politiche giovanili, Luciano Malfer – non a caso presi a esempio anche al di fuori della nostra provincia, come vedremo all’ottava convention dei Comuni amici della famiglia che si terrà venerdì prossimo a Comano Terme. La famiglia deve e può essere motore di sviluppo economico e sociale solo se opportunamente sostenuta, a partire dal suo stesso nascere. Per questo, il sostegno alla famiglia, oggi, passa anche e soprattutto dal sostegno alle nuove generazioni”.
Per ulteriori informazioni:
www.trentinofamiglia.it
https://www.savethechildren.it/cosa-facciamo/pubblicazioni/le-equilibriste-la-maternit%C3%A0-tra-ostacoli-e-visioni-di-futuro