Fra Cinque e Settecento in Europa crebbe infatti una cultura volta al miglioramento della vita, all'acquisizione e alla circolazione di conoscenze nuove e alla loro messa in pratica: un "mercato delle idee" competitivo al pari di quello delle merci, a favorire il quale fu la frammentazione politica del continente. La Rivoluzione industriale, ha sostenuto in collegamento skype al Festival l'autore di "Una cultura della crescita" (Il Mulino), potè avviarsi in Europa perché solo qui due secoli di mentalità aperta al cambiamento e alla crescita, di scoperte scientifiche, di invenzioni, l'avevano preparata.
A discuterne con Mokyr sono intervenuti Magda Bianco, economista della Banca d'Italia ("Come possiamo oggi garantire che vi sia una società dell'apprendimento costante, capace di generare risposte culturali efficaci alle sfide tecnologiche, ambientali, climatiche? Gli stessi fattori che hanno generato la crescita un tempo sono ancora validi o dobbiamo cercare qualcosa di nuovo?"), Gianni Toniolo docente alla Luiss ed editorialista de Il Sole 24 Ore ("Anche le buone istituzioni non riescono a generare sviluppo se non sono sorrette da una robusta cultura economica") e la giornalista di "la Repubblica" Tonia Mastrobuoni.
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