"L'Africa raddoppierà la popolazione nei prossimi trent'anni - ha spiegato Soda - e tutta la forza lavoro che si riverserà sul mercato del lavoro non sarà mai assorbita dalla crescita economica, anche se essa seguisse il modello cinese, il che non è affatto detto. Al tempo stesso, in Europa si registra un forte calo demografico. In Africa esistono già ora fortissimi flussi di manodopera, verso alcuni poli di attrazioni come il Sud Africa o il Nord Africa. Che l'Europa si spaventi per circa un milione di persone in cerca di lavoro è francamente imbarazzante".
I flussi sono influenzati dalla velocità di circolazione delle informazioni, anche se a volte sono informazioni false, diffuse dai trafficanti di esseri umani. "A volte gli spostamenti verso l'Europa sono determinati da improvvise crisi esplose in paesi nordafricani o mediorientali che accolgono immigrati provenienti dall'Africa. Ad esempio, molti somali che in un primo tempo erano approdati nello Yemen, hanno poi dovuto lasciare quel paese in seguito al precipitare della situazione politica". Migranti inizialmente economici, insomma, sono diventati in un secondo tempo rifugiati. Qual è allora la risposta? "Abbiamo bisogno di istituire canali legali di emigrazione, che consentano alle persone di migrare in maniera sicura".
"Ci sono paesi del Sud del mondo, come il Marocco, che hanno approntato misure in favore dei migranti migliori di quelle poste in essere dall'Europa, e che stanno già affrontando il tema del riconoscimento della cittadinanza", ha chiosato la moderatrice Karina Moual.
Sami ha spostato l'attenzione sui rifugiati, costretti a lasciare i propri paesi causa della guerra o di qualche forma di persecuzione. Nel mondo sono circa 20 milioni. La maggior parte non vive in Europa ma nei paesi limitrofi, come Iran, Giordania, Turchia, Kenya. Ad essi si sommano 40 milioni di sfollati interni, in paesi come Colombia o Sud Sudan. Solo recentemente alcuni di loro si sono spostati verso l'Europa, che è entrata in crisi semplicemente perché in Europa non ci sono strutture e piani di accoglienza. "Questi nuovi flussi di rifugiati impattano su una situazione di protratta crisi economica, generando paure fantasmatiche, alimentate frequentemente da alcune forze politiche. Le difficoltà della politica a gestire il fenomeno generano disagio e diffidenza fra i cittadini. Solo recentemente hanno iniziato a diffondersi studi che dimostrerebbero come le migrazioni generno anche nuova ricchezza, e nuove opportunità di sviluppo".
Se la risposta alle migrazioni economiche consiste nell'apertura di canali di emigrazione legali, la risposta al problema posto dai rifugiati è da un lato, naturalmente, la risoluzione delle crisi che li hanno generati, ma al tempo stesso l'assistenza agli sfollati interni, che se non adegiatamente supportati, prima o poi tenderanno a spostarsi all'estero. Detto questo, oggi non esistono canali legali per emigrare, neanche per i richiedenti asilo politico. La situazione in Europa è quindi peggiore rispetto a quella esistente un secolo fa, all'epoca delle dittature, quando gli esuli (ad esempio gli antifascisti italiani) trovavano accoglienza in paesi europei democratici. Devono dunque essere cambiate le regole e deve diffondersi la consapevolezza che questo pèroblema riguarda tutti, che va affrontato congiuntamente.