Venerdì, 03 Giugno 2016 - 16:36 Comunicato 1140

La vera emergenza è nel Sud del mondo, non in Europa
Migranti e rifugiati: esperienze e progetti a confronto

Carlotta Sami, portavoce dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati nell'Europa meridionale, e Federico Soda, direttore dell'ufficio per il Mediterraneo dell'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, hanno affrontato questo pomeriggio un tema molto presente in questa undicesima edizione del Festival dell'Economia, le migrazioni.
I dati dicono già molto riguardo alla natura del fenomeno. Nel 2015 sono arrivate in Italia 153mila persone, poco più di un milione in Europa. Quest'anno, ad oggi, siamo più o meno sugli stessi livelli, sia attraverso il Mediterraneo sia lungo la rotta balcanica, anche se quest'ultima è stata in parte bloccata in seguito all'accordo siglato dall'Unione europea con la Turchia.
In quanto ai morti in mare, sono circa 2000 nel Mediterraneo fino ad oggi dall'inizio dell'anno, nonostante una forte presenza lungo le rotte di operazioni di soccorso e anche di navi commerciali. Arrestare i flussi è al momento impossibile. Ma i numeri che interessano l'Europa non sono quelli di un'invasione. Gli spostamenti di forza lavoro che si registrano all'interno dell'Africa, ad esempio, o verso alcuni paesi arabi, sono molto più imponenti. Lo stesso dicasi per i rifugiati, che nel mondo sono 20 milioni, a cui si sommano 40 milioni di profughi interni ai propri paesi. Una delle prime cose da fare, dunque, è aprire canali di emigrazione legali, che rappresentino un'alternativa ai famosi barconi ed in generale al traffico di esseri umani.

"L'Africa raddoppierà la popolazione nei prossimi trent'anni - ha spiegato Soda - e tutta la forza lavoro che si riverserà sul mercato del lavoro non sarà mai assorbita dalla crescita economica, anche se essa seguisse il modello cinese, il che non è affatto detto. Al tempo stesso, in Europa si registra un forte calo demografico. In Africa esistono già ora fortissimi flussi di manodopera, verso alcuni poli di attrazioni come il Sud Africa o il Nord Africa. Che l'Europa si spaventi per circa un milione di persone in cerca di lavoro è francamente imbarazzante".

I flussi sono influenzati dalla velocità di circolazione delle informazioni, anche se a volte sono informazioni false, diffuse dai trafficanti di esseri umani. "A volte gli spostamenti verso l'Europa sono determinati da improvvise crisi esplose in paesi nordafricani o mediorientali che accolgono immigrati provenienti dall'Africa. Ad esempio, molti somali che in un primo tempo erano approdati nello Yemen, hanno poi dovuto lasciare quel paese in seguito al precipitare della situazione politica". Migranti inizialmente economici, insomma, sono diventati in un secondo tempo rifugiati. Qual è allora la risposta? "Abbiamo bisogno di istituire canali legali di emigrazione, che consentano alle persone di migrare in maniera sicura".

"Ci sono paesi del Sud del mondo, come il Marocco, che hanno approntato misure in favore dei migranti migliori di quelle poste in essere dall'Europa, e che stanno già affrontando il tema del riconoscimento della cittadinanza", ha chiosato la moderatrice Karina Moual.

Sami ha spostato l'attenzione sui rifugiati, costretti a lasciare i propri paesi causa della guerra o di qualche forma di persecuzione. Nel mondo sono circa 20 milioni. La maggior parte non vive in Europa ma nei paesi limitrofi, come Iran, Giordania, Turchia, Kenya. Ad essi si sommano 40 milioni di sfollati interni, in paesi come Colombia o Sud Sudan. Solo recentemente alcuni di loro si sono spostati verso l'Europa, che è entrata in crisi semplicemente perché in Europa non ci sono strutture e piani di accoglienza. "Questi nuovi flussi di rifugiati impattano su una situazione di protratta crisi economica, generando  paure fantasmatiche, alimentate frequentemente da alcune forze politiche. Le difficoltà della politica a gestire il fenomeno generano disagio e diffidenza fra i cittadini. Solo recentemente hanno iniziato a diffondersi studi che dimostrerebbero come le migrazioni generno anche nuova ricchezza, e nuove opportunità di sviluppo".

Se la risposta alle migrazioni economiche consiste nell'apertura di canali di emigrazione legali, la risposta al problema posto dai  rifugiati è da un lato, naturalmente, la risoluzione delle crisi che li hanno generati, ma al tempo stesso  l'assistenza agli sfollati interni, che se non adegiatamente supportati, prima o poi tenderanno a spostarsi all'estero. Detto questo, oggi non esistono canali legali per emigrare, neanche per i richiedenti asilo politico. La situazione in Europa è quindi peggiore rispetto a quella esistente un secolo fa, all'epoca delle dittature, quando gli esuli (ad esempio gli antifascisti italiani) trovavano accoglienza in paesi europei democratici. Devono dunque essere cambiate le regole e deve diffondersi la consapevolezza che questo pèroblema riguarda tutti, che va affrontato congiuntamente.

(mp)