"Dal 2008 - ha detto il premio Nobel - quando la crisi è scoppiata, l'economia mondiale è diminuita di 60 trilioni di dollari. Non significa che ogni paese o ogni regione ne soffra nello stesso modo, ma globalmente tutto questo non può funzionare sul lungo periodo. Sul piano finanziario, in generale, ci affidiamo troppo alle banche centrali. C'è inoltre chi sostiene che il tasso di risparmio è troppo elevato, e questo perché i tassi di interessi sono troppo bassi. Detto questo, ci sono differenze di performance fra paese e paese. L'America cresce del 2% in termini reali, dunque al di sotto delle sue possibilità. L'Europa cresce ancora meno. La Cina sta rallentando. Il Brasile viaggia su una china pericolosa. Riavviare la crescita è difficile in questa situazione. Viviamo in un mondo in cui le politiche monetarie hanno fatto crollare i tassi di interesse. I cambi sono volatili. Il capitale viaggia alla ricerca dei migliori impieghi. Non c'è una guida o un copione. L'ortodossia se n'è andata, Fmi e Banca Mondiale non dicono più di lasciar fare al mercato, ma non esistono regole nuove su cui basarsi".
E la tecnologia, vista spesso come la panacea per ogni male? "Spesso si dice che essa ha 'bruciato' molti posti di lavoro, anche nei paesi in via di sviluppo. Tuttavia la robotica e l'intelligenza artificiale si diffonderanno sempre di più, non c'è dubbio. Presto avremo fabbriche completamente robotizzate. Anche le stampante tridimensionali concorreranno a cambiare volto al manifatturiero. Il tessile non sfuggirà a questa regola. Ci sono stampanti che possono produrre scarpe. Quindi, anche nei paesi in via di sviluppo, si dovrà passare ai servizi. L'India fa testo, perché è già orientata in questo senso. La transizione non sarà priva di dolore, anzi". Le tecnologie creeranno però anche nuovi srevizi, anzi, lo stanno già facendo. un esempio è la piattaforma Airbn, le cui potenzialità sono per molti versi straordinarie.
Per quanto riguarda l'Europa, è necessaria maggiore coesione interna, al fine di consentire una mobilità dei fattori di produzione analoga a quella esistente negli Usa. "E poi credo di debba puntare di più sull'inflazione. Questo ci porta alla proposta di avere un ministro delle finanze unico, che mi sembra una proposta interessante, come sostenuto dai governatori di banche centrali di Italia e Francia ieri qui a Trento. Nel frattempo, la transizione sarà dolorosa, anche se in maniera diversa da un paese all'altro. In Italia c'è un problema di fuga dei cervelli. Non vanno esportate le persone e non vanno esportati i cervelli".
Si è parlato anche di Brexit. Anche questo un aspetto problematico per il futuro del'Europa. "D'altro canto l'uscita del Regno Unito potrebbe provocare un ripensamento della governance stessa dell'Europa. Questo potrebbe essere un esito positivo". E la mobilità? I muri che stanno risorgendo in Europa? Gli Stati Uniti hanno un security number nazionale che consente la tracciabilità dei lavoratori. Questo potrebbe rappresentare una soluzione, anche se in Europa non esistono politiche sociali uguali ovunque? "Potrebbe essere un bene - ha detto Spence - garantendo non solo una migliore gestione della mobilità ma anche l'adozione di politiche fiscali più omogenee. Riguardo ai migranti, credo che gli italiani dovrebbero essere orgogliosi del fatto che la loro Marina salva tante vite umane. la sfida in Europa comunque è condividere l'onere di questa crisi. In generale, beneficeremo dei migranti nella misura in cui li sapremo integrare. Ciò mette in gioco le città. La crescita dei processi di urbanizzazione, in parte, come in America latina, dovuta alla meccanizzazione delle campagne, deve essere governata".
In chiusura, l'arrivederci del comitato organizzatore e il "grazie" al pubblico del festival del governatore del trentino Ugo Rossi. "E' stato anche quest'anno un festival ricco di stimoli e di attualità. Siamo riusciti ad inserire anche temi che ci riguardano, relativi alla nostra Autonomia, che ci consente fra le altre cose di organizzare questo Festival".