Walter Forrer, sindaco di Folgaria, ha aperto gli interventi, sottolineato "il percorso comune avviato con Provincia e Museo storico per una nuova riflessione che abbracci la Prima e la Seconda guerra mondiale e la Guerra fredda", che farà perno sul nuovo parco museale. Oggi, non a caso, è stato aperto per la prima volta l'edificio del corpo di guardia della base, che diventerà l'ingresso del parco,e che al momento ospita un'installazione che contestualizza l'intervento.
Walter Orsi, sindaco di Schio, ha sottolineato come "la volontà delle persone di combattere per la propria libertà non è cosa scontata, anche se a tanti anni dagli eventi della Seconda guerra mondiale e della Resistenza ci possano essere interpretazioni diverse. Al di là di questo vi è il valore della democrazia, la possibilità di ciascuno di esprimere le proprie idee, senza temere di avere ripercussioni personali. Questo e un valore importantissimo. Se veniamo meno a questo valore veniamo meno anche alla memoria del sacrificio che ricordiamo oggi".
Per Olivi "bisogna respingere l'idea che la complessità non esiste, che sia frutto di una cospirazione, un inganno, che basti seguire la voce del più forte, che basti dare la colpa di volta in volta alla politica, o ai migranti, o a qualche altro 'nemico' per risolvere le cose. Il nemico è il conformismo, che trasforma il disagio, rche è eale, in paura e rabbia. E sta condizionato un dibattito politico che si sviluppa per slogan. I giovani di malga Zonta ci insegnano che ci si può non arrendere alla paura e al conformismo. I giovani di malga Zonta non hanno delegato ad altri, sapevano che la loro battaglia era difficile, che rischiavano persino di dividere, sì: ma per unire. Malga Zonta e altri luoghi come questo compongono una grande rete ideale intessuta di sacrificio umano, da cui deve partire un messaggio anche all'Europa, che dovrebbe liberarsi di qualche irritante conformismo burocratico per guardare avanti e costruire una casa comune per i giovani".
Sono seguiti gli interventi di Renzo Marangon per la Provincia di Vicenza, di Giuseppe Ferrandi, direttore della Fondazione museo storico del Trentino, e di Vincenzo Passerini, che ha posto al centro della sua riflessione i migranti che cercano rifugio in Europa e vengono respinti in luoghi insicuri come la Libia, ma anche tutte le altre vittime delle discriminazioni, dei pregiudizi, delle dittature, compresi, in passato, i migranti italiani. "Per la nostra idea di civiltà - ha detto - i diritti umani sono uguali per tutti, per il presidente della Repubblica o il Papa e per l'ultimo dei rifugiati".
All.: Interviste a Alessandro Olivi e Giuseppe Ferrandi